(open.online, 5 agosto 2020)
«Con tutto il cuore mando un abbraccio ai nostri amici libici». Non è proprio passata inosservata la gaffe social del sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, che nel manifestare vicinanza per quanto accaduto a Beirut, in Libano, ha preso la direzione sbagliata, andando a finire in Libia. Immediata la risposta degli internauti che gli hanno fatto osservare l’errore, così come rapida è stata la correzione di Di Stefano che ha subito riscritto «amici libanesi», ribattendo in un tweet: «C’è poco da scherzare con queste cose, ho sbagliato a scrivere, i morti invece restano, fenomeni».Un errore dovuto a «stanchezza, e quindi distrazione», ha spiegato oggi in un post su Facebook il sottosegretario, in buona compagnia insieme alla senatrice pentastellata Elisa Pirro, scivolata anche lei sulla stessa buccia di banana. Ma non è la prima volta che Di Stefano fa parlare di sé per le proprie gaffe. Quella su quanto accaduto in Libano è solo l’ultima di una serie. Nel luglio scorso il sottosegretario agli Esteri si lasciò andare a un improbabile commento storico, sostenendo che l’Italia non avesse scheletri nell’armadio, in quanto «non abbiamo una tradizione coloniale, non abbiamo sganciato bombe su nessuno e non abbiamo messo il cappio al collo di nessuna economia».
Di Stefano, probabilmente per stanchezza o distrazione, dimenticò l’Eritrea, la Somalia, l’Etiopia, la Libia, l’Albania, oltre che le isole del Dodecaneso e la concessione di Tientsin, in Cina. Sempre per stanchezza o distrazione dimenticò le violenze perpetrate ai danni del popolo libico, tra il 1922 e il 1932, durante la cosiddetta “riconquista della Libia”, culminata con l’impiccagione del leader ribelle Omar al-Mukhṭār. Forse per altrettanta stanchezza o distrazione dimenticò anche le bombe sganciate in testa agli etiopi, unitamente all’uso delle armi chimiche, storicamente riconosciuto, durante la guerra per la conquista dell’Etiopia (1935-36). E ci fermiamo qui, rimandando per tutto il resto degli scheletri alla consultazione di un qualsivoglia volume di Storia contemporanea.
Sempre nell’estate del 2019, Di Stefano fece parlare di sé per un tweet dove scriveva che nell’Unione Europea era stato «interrotto l’asse franco-tedesco». Difficile crederlo in quell’estate, con una tedesca (Ursula Von Der Leyen) nominata a capo della Commissione Europea e una francese (Christine Lagarde) nominata a capo della Banca Centrale Europea. Nella medesima estate, anche nel ricordare quanto aveva preso il suo MoVimento alle elezioni, forse per distrazione o stanchezza, il sottosegretario scivolò sulle percentuali, twittando che il M5S alle Europee del 2014 era al 14%. In realtà i grillini, come gli fecero prontamente osservare, avevano conquistato oltre il 21% dei consensi.
Ad ogni modo, tra le gaffe già viste alla Farnesina – da Pinochet dittatore venezuelano alla tradizione democratica millenaria della Francia, passando per il presidente cinese ribattezzato “Ping” –, quella degli amici libici (di Beirut) non stupisce poi particolarmente.