(ilpost.it, 10 settembre 2024)
Lunedì 9 settembre la Nazionale di calcio maschile dell’Italia ha giocato e vinto in Ungheria la partita di Nations League contro Israele. La Nations League è una competizione della Uefa, la federazione calcistica europea, cui Israele appartiene dal 1994. La partita, in cui Israele era la squadra di casa, si è giocata a Budapest per via delle complicate condizioni di sicurezza in Israele, e un gruppo di tifosi italiani si è girato di spalle mentre nello stadio risuonava l’inno israeliano.
Dal 7 ottobre, dopo l’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, la federazione calcistica palestinese e poi anche alcuni membri del Parlamento europeo hanno chiesto l’esclusione di Israele dalle competizioni internazionali: le richieste sono state finora respinte da Uefa e Fifa, la federazione internazionale che governa il calcio. La storia calcistica di Israele è condizionata e complicata da questioni politiche sin dal 1948 e la collocazione della sua squadra nazionale e delle sue squadre di club nelle competizioni europee è il risultato di questi problemi e di ripetuti rifiuti a giocare contro Israele da parte delle nazioni asiatiche.
Per vent’anni, fra il 1974 e il 1994, Israele non appartenne ad alcuna federazione calcistica continentale, dopo essere stata espulsa da quella asiatica. La prima partita di una nazionale di Israele è di pochi mesi successiva alla fondazione dello Stato, nel 1948: a settembre Israele andò a giocare a New York la sua prima partita ufficiale, contro la Nazionale olimpica statunitense: perse 3-1, ma 40mila persone assistettero alla partita al Polo Grounds, uno stadio di Manhattan utilizzato per lo più per baseball e football americano.
Israele fu inserita dal 1954 nelle competizioni della Confederazione Calcistica Asiatica (Afc), la sua naturale collocazione sulla base di criteri geografici: la Afc era stata fondata quello stesso anno a Manila da dodici Paesi, fra cui nessuno di quelli mediorentali, entrati negli anni successivi. Quasi subito molti dei Paesi musulmani si rifiutarono di giocare contro Israele e la situazione si complicò ulteriormente dopo la cosiddetta “crisi di Suez” del 1956, quando l’esercito israeliano invase la penisola egiziana del Sinai.
Israele partecipò al primo girone asiatico di qualificazione a un Mondiale per il torneo del 1958, che si sarebbe svolto in Svezia: Turchia, Indonesia, Egitto e Sudan erano le sue avversarie, e si ritirarono tutte per non affrontare la Nazionale israeliana. Per evitare che una squadra si qualificasse al Mondiale senza aver giocato nemmeno una partita, la Fifa organizzò un play-off (ossia una partita di spareggio) contro il Galles, che lo vinse. Nelle successive qualificazioni, quelle per i Mondiali del 1962, fu organizzato un gruppo speciale che comprendeva Paesi di diversi continenti: Israele eliminò Cipro ed Etiopia, la Romania si ritirò, l’Italia vinse la sfida a eliminazione diretta, su due gare.
Per cercare di superare il boicottaggio, Israele chiese e ottenne l’organizzazione della terza edizione della Coppa d’Asia: undici dei diciassette Paesi previsti si ritirarono dalla competizione, che così fu giocata fra sei squadre. Quattro si qualificarono per una fase finale un po’ strana, con un girone unico e partite da ottanta minuti. Israele vinse quel girone, davanti a India, Corea del Sud e Hong Kong, ma oggi spesso nelle rievocazioni storiche ufficiali del torneo quell’edizione viene omessa.
Nel 1970 arrivò la prima e finora unica qualificazione a un torneo maggiore, il Mondiale messicano, attraverso qualificazioni della zona Asia-Oceania: la Corea del Nord si rifiutò di giocare a Tel Aviv e si ritirò, e poi Israele giocò e vinse contro Nuova Zelanda e Australia. In Messico, nella fase a gironi del Mondiale, Israele perse contro l’Uruguay e pareggiò contro Svezia e Italia (0-0), non passando quindi il turno.
Nel 1972 fu nuovamente designata come organizzatrice del torneo asiatico, ma rinunciò per evitare un nuovo boicottaggio. Nel 1974 partecipò ai Giochi Asiatici in Iran (una sorta di Olimpiade continentale) e nel torneo calcistico finì in un secondo girone con Kuwait e Corea del Nord. Entrambe le nazioni si rifiutarono di giocare, e Israele arrivò in finale, perdendo poi contro l’Iran. Subito dopo Kuwait e Corea del Nord proposero una mozione per espellere Israele dalla confederazione asiatica.
Nel frattempo Israele aveva combattuto nel 1967 la guerra dei Sei Giorni contro Egitto, Siria e Giordania (durante la quale occupò il Sinai, Gerusalemme Est, la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e le alture del Golan), e la guerra dello Yom Kippur, attaccata da una coalizione di Stati arabi guidati da Egitto e Siria (che lasciò di fatto i confini immutati). L’isolamento politico di Israele era ulteriormente aumentato: la mozione di Kuwait e Corea del Nord fu approvata, con 17 voti a favore, 13 contrari e 6 astensioni. Votarono per l’espulsione fra gli altri Afghanistan, Arabia Saudita, Bahrein, Brunei, Cina, Corea del Nord, Emirati Arabi Uniti, Iraq, Kuwait, Libano, Nepal, Pakistan e Siria: alcune di queste nazioni non avevano nemmeno una squadra di calcio che partecipasse ai tornei internazionali.
Nei vent’anni successivi Israele divenne un membro ospite provvisorio prima della Confederazione Oceanica (Ofc), poi dell’Uefa (1980-84), poi di nuovo dell’Ofc: giocava per lo più le qualificazioni ai Mondiali, e amichevoli con Paesi che accettavano di incontrarla. Non si qualificò mai alle fasi finali di un torneo, perdendo un paio di volte agli spareggi. Nel 1991, su pressione delle squadre di club del Paese, piuttosto ricche, ambiziose e alla ricerca di competizioni di alto livello, Israele tornò all’interno dell’Uefa: i club entrarono nelle Coppe europee e Israele divenne un membro stabile dal 1994.
Le partecipazioni della Nazionale e dei club ai tornei sono state, da allora, garantite: in occasione di momenti di particolare tensione la Uefa si è riservata di bloccare le gare in casa delle squadre israeliane, trovando dei campi neutri. Dal 7 ottobre 2023 la Nazionale gioca le gare casalinghe in Ungheria e i club hanno trovato soluzioni simili, per lo più in Paesi dell’Europa Orientale.
Lo spostamento delle Nazionali e dei club israeliani nelle competizioni europee non è una prerogativa del calcio: nel basket Israele gioca con continuità contro avversari europei dagli anni Cinquanta, mentre le vicende della pallavolo sono state più altalenanti e la Nazionale per vent’anni (1975-95) non ha partecipato ad alcuna competizione. Oggi Israele partecipa alle competizioni europee in tutti gli sport maggiori, fra cui atletica, nuoto, ginnastica e pallamano (solo per citarne alcuni). I successi maggiori sono arrivati nel basket, con il secondo posto agli Europei del 1979 e con i successi delle squadre di club, spesso competitive ai più alti livelli.
La federazione calcistica della Palestina è stata riconosciuta dalla Fifa nel 1998, dopo gli accordi di Oslo del 1993, con cui per la prima volta Israele e Palestina si riconobbero come legittimi interlocutori. La Palestina partecipa ai tornei e alle qualificazioni mondiali della zona asiatica: nonostante la guerra in corso a Gaza e le operazioni militari israeliane in Cisgiordania, ha raggiunto gli ottavi di finale nell’ultima Coppa d’Asia ed è in corsa per una qualificazione ai Mondiali del 2026.