
(ilpost.it, 8 aprile 2025)
Nei primi mesi del suo secondo mandato da presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha riempito lo Studio Ovale di coppe, cornici e ornamenti d’oro. È prassi che ciascun presidente arredi l’ufficio nella Casa Bianca a Washington secondo i propri gusti, ma lo stile opulento scelto da Trump appare in netto contrasto con quello più sobrio del suo predecessore Joe Biden.
D’altronde, lo stile scelto per lo Studio Ovale rispecchia molto i suoi gusti: il suo attico nella Trump Tower di New York, dove viveva prima di trasferirsi in Florida, era notoriamente pieno di arredi e rifiniture dorate per emulare lo stile della Reggia di Versailles. Le immagini delle visite ufficiali e degli incontri di lavoro tenuti di recente nello Studio Ovale mostrano uno dei cambiamenti più radicali mai fatti da un presidente statunitense nella stanza.
Trump ha fatto aggiungere ornamenti placcati d’oro al rivestimento del camino, sul quale sono posati trofei o sculture a loro volta d’oro; sopra le porte ci sono specchi in stile rococò con finiture dorate, mentre i tavolini laterali appoggiati alle pareti sono sorretti da aquile sempre dorate. Sul tavolino al centro della stanza poi si nota un blocco d’oro che sul lato rivolto verso le telecamere ha incisa la scritta “TRUMP”, mentre su quello dietro alla scrivania presidenziale c’è una specie di urna retta da alcune figure, dorata o comunque in oro.
In un angolo della sua scrivania Trump tiene inoltre una replica del trofeo che verrà messo in palio durante la prima edizione del Mondiale per Club, il torneo nato dalla vecchia Coppa Intercontinentale, che si giocherà tra giugno e luglio proprio negli Stati Uniti. La coppa è stata donata a Trump dal presidente della Fifa Gianni Infantino durante una visita a inizio marzo assieme alla chiave per aprirla, naturalmente d’oro.
Tra le altre cose, durante la sua visita a Washington dello scorso febbraio, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva regalato a Trump un cercapersone fatto sempre d’oro. Era un riferimento all’operazione militare con cui a settembre Israele aveva fatto esplodere simultaneamente migliaia di cercapersone, walkie talkie e dispositivi elettronici usati dai miliziani di Hezbollah in Libano, uccidendo almeno 37 persone, tra cui 12 civili.