di Elisabetta Invernizzi (huffingtonpost.it, 26 novembre 2020)
La quarta stagione di The Crown segna anche il grande ritorno del Barbour. La giacca cerata nata nel 1894 e indossata dalla famiglia reale inglese in ogni stagione della vita, torna in voga in concomitanza con il successo della serie Netflix dedicata alla storia della regina Elisabetta II. Simbolo dell’aristocrazia inglese diventato appannaggio di un certo mondo borghese e intellettuale e poi di massa. Il boom del marchio è del 1982, quando Diana Spencer si fa fotografare in brughiera indossando un Bedale con cappuccio, “il Barbour” per eccellenza.Il successo arriva anche in Italia dove il giaccone da caccia e pesca s’impone come uniforme urbana amata dai liceali bene. Fino alla fine degli anni Novanta, quando, con la morte di Diana e la crisi della famiglia reale, tramonta anche il Barbour. Ora il giubbotto iconico di The Crown torna in voga: i negozi dell’usato sono pieni e sui siti di rivendita sono centinaia gli annunci di chi cerca o di chi ha rispolverato il vecchio capospalla dall’armadio per metterlo sul mercato. A dettare la tendenza, ancora una volta, è lei. Lady D, la principessa del popolo, la donna dai mille soprannomi, amata da intere generazioni, in tutto il mondo. E ora, attraverso The Crown, è un’icona anche per la Generazione Z, quella nata tra il 1997 e il 2012, che non l’ha mai conosciuta. «Diana è ancora viva. Per questi ragazzi, attraverso la serie, diventa realtà», spiega ad HuffPost Riccardo Rubino, programme leader di Fashion Styling presso l’Istituto Marangoni. «Lady D è vicino a noi e tocca molto i giovani: è un’icona di stile e di emancipazione femminile. È una donna che si è battuta per i suoi diritti, che non ha abbassato la testa neanche di fronte alla famiglia reale. Oggi viene presa come modello in un mondo in cui le ragazze abbracciano la nuova ondata di femminismo». E così anche i suoi abiti, che appartengono a un’altra epoca, tornano a essere oggetti di culto. Ma come si spiega questa tendenza?
Le serie tv, come in passato i film, «sono un linguaggio visivo tipico di questo momento storico e hanno presa sul pubblico», spiega Giangi Giordano, creative director, consulente moda e docente allo Ied di Milano. «Di conseguenza, questa serie è riuscita anche a riportare in auge dei personaggi come quelli dell’aristocrazia inglese e della famiglia reale: si è tornati a guardare a un mondo desueto e che non godeva di popolarità con rinnovato interesse». Questo succede quando i fenomeni mediatici funzionano. Tanto che il Barbour è tornato di moda proprio in coincidenza con la prima stagione di The Crown, diventando un nuovo «oggetto status», osserva Giordano. E ora, con l’entrata di Diana nella serie, «si vedrà di più anche per le strade».
Era successo anche qualche anno fa con l’avvento di Mad Men, la serie di successo sui pubblicitari newyorkesi degli anni Sessanta: «Improvvisamente nelle collezioni di tantissimi stilisti sono comparse le gonne che erano in voga in quegli anni». La stessa cosa è successo con The Crown e il Barbour, «il simbolo di un mondo a cui a nessun importava più nulla e che, invece, ora viene guardato con altri occhi». Questo avviene perché «le serie hanno il potere di farci immedesimare in questi personaggi e darci una lettura nuova su dettagli o eventi che non conosciamo». La chiave è l’empatia, con i personaggi innanzitutto e poi con tutto quello che, letteralmente, si portano addosso: «I loro abiti e il loro sistema di valori». C’è, insomma, una regola non scritta che governa questi processi: «Le tendenze hanno sempre questo effetto sul consumatore: compriamo ciò che ci immaginiamo di essere», osserva Rubino. «L’escapismo è la grande tendenza del momento, e significa questo: fuggire dalla realtà e tuffarsi attraverso un’immagine, come il Barbour, dentro a un mondo trasognato e che non possiamo avere».
Nella quarta stagione di The Crown è la fine degli anni Settanta, Carlo ha trent’anni ed è ancora scapolo e sua madre, la regina Elisabetta, vuole garantire la linea di successione al trono. A questo punto entra in scena Diana Spencer, con il suo iconico caschetto e il suo stile senza tempo. Tra i suoi abiti leggendari c’è il Barbour, la giacca da caccia più celebre dello stile britannico, che nella serie compare in una delle scene chiave. Siamo al castello di Balmoral, in Scozia: è il giorno della sua prima presentazione alla famiglia in qualità di possibile futura moglie di Carlo. In questo contesto, le altezze reali presenti indossano solo giacche cerate. Il Barbour, simbolo di quel mondo aristocratico che anche nelle occasioni più informali mantiene un certo decoro, è solo un dettaglio, uno dei tanti, ma non è passato inosservato.
Anche nella realtà, quello tra i reali inglesi e il Barbour è un amore senza tempo. La regina Elisabetta lo indossava in velluto verde a coste quando andava alla ricerca di fagiani. Kate Middleton, a febbraio, lo ha sfoggiato durante una visita a sorpresa in una fattoria di Belfast, accompagnandolo con jeans e stivali in pieno stile British. Ma, ancora una volta, a oltre vent’anni dalla morte, è Diana a imporsi come icona di stile. L’immagine di Lady D con la giacca cerata ha subito successo, tanto da scatenare un ritorno in auge del Barbour dopo anni in cui questo capo non faceva più tendenza. I siti di rivendita, come Marketplace su Facebook o Subito.it, contano centinaia di annunci: scorrendo in bacheca si nota che la metà sono stati caricati negli ultimi giorni.
Dal mercato dell’usato al nuovo, in questi giorni anche i saldi del Black Friday propongono sconti sulle giacche Barbour simili a quelle indossate da Emma Corrin nel ruolo della principessa Diana o di Josh O’Connor nel ruolo di Carlo. Ma non è alla portata di tutti. Il Barbour, in questi anni, non si è mai svalutato. «È sempre stato un abito abbastanza costoso», osserva Giordano, che parla di un nuovo periodo d’oro della giacca da campagna prestata all’aristocrazia inglese. «Anche nei negozi dell’usato non si trova a prezzi così vantaggiosi: 200 euro in buone condizioni, con un ribasso del 40 per cento rispetto al valore originale». E a celebrarne il rilancio come capo di tendenza, negli ultimi anni, ci ha pensato anche l’azienda, collaborando con icone contemporanee di stile come Alexa Chung, osserva Giordano, «che è la perfetta “controparte fashion” di quell’idea di stile inglese e molto cool che apparteneva a Diana».