Come l’ossessione di Trump per “Y.M.C.A.” ha distrutto i Village People

Ph. Alex Brandon / Ap

di Savannah Walsh (vanityfair.it, 20 gennaio 2025)

Nell’ottobre del 2020, appena guarito dal Covid, Donald Trump aveva alzato i pugni in aria, esultando per la propria guarigione sul palco di un comizio politico in Florida sulle note di Y.M.C.A., la hit del 1978 dei Village People, davanti a un mare di cappellini rossi. Pur trattandosi di un momento di festa per Trump, le sue mosse nel mezzo della pandemia furono criticate da alcuni, tra cui Don Lemon della Cnn, che disse: «Non importa quante volte vada ai comizi e balli sulle note dei Village People… adesso se la spassa ballando sulle tombe di 215mila americani. Ballando».

Le mosse di Trump erano anche una sorta di dito medio ai Village People. Il gruppo ha avuto reazioni eterogenee all’uso della canzone da parte di Trump nel corso degli anni. «La nostra musica è onnicomprensiva e certamente tutti hanno il diritto di ballare Y.M.C.A., indipendentemente dalla loro appartenenza politica», ha scritto inizialmente il gruppo su Facebook nel febbraio del 2020; per poi aggiungere: «Preferiremmo però che la nostra musica fosse tenuta fuori dalla politica». A giugno Victor Willis, uno dei membri originari del gruppo, aveva invertito la rotta, scrivendo che dopo che Trump aveva minacciato di usare la forza militare per fermare le proteste in seguito all’uccisione di George Floyd da parte della polizia, non poteva «più voltarsi dall’altra parte».

Ma come altri ex detrattori di Trump, tra cui il suo stesso vicepresidente, anche i Village People (compreso Willis) hanno poi ceduto al fascino del presidente eletto. In un recente post su Facebook, il gruppo ha infatti annunciato che si sarebbe esibito all’imminente seconda cerimonia di insediamento di Trump (tra gli altri artisti presenti, la star del country Carrie Underwood e un cantante classico di cui avrete sicuramente sentito parlare di nome Christopher Macchio).

«Sappiamo che questo non farà piacere ad alcuni di voi, ma crediamo che la musica vada eseguita senza tener conto della politica», si legge nella dichiarazione. «La nostra canzone Y.M.C.A. è un inno globale che speriamo aiuti a riunire il Paese dopo una campagna elettorale tumultuosa e divisiva da cui è uscito sconfitto il nostro candidato preferito. Pertanto, crediamo sia giunto il momento di unire il Paese con la musica».

Lo stesso Willis aveva cominciato a ventilare questa svolta lo scorso dicembre, dichiarando a Fox News: «Se oggi mi chiedeste se i Village People si esibiranno all’inaugurazione, probabilmente vi direi di no perché saremmo preoccupati per l’endorsement». Ma poi ha aggiunto: «Tuttavia, poiché il presidente eletto ha fatto così tanto per Y.M.C.A. e ha portato tanta gioia a così tante persone (…), se chiedesse ai Village People di eseguire la canzone dal vivo per lui, dovremmo prenderlo seriamente in considerazione».

Trump, di cui è nota la passione per i riferimenti alla cultura pop passata di moda, è un fan di lunga data dei Village People. E anche prima del balletto post-Covid sulle note di Y.M.C.A., la canzone era stata un appuntamento fisso nei suoi comizi: l’ha fatta mettere durante la bizzarra jam session di quaranta minuti che ha concluso un meeting in Pennsylvania lo scorso autunno, mentre una settimana prima aveva addirittura risuonato in occasione di un evento che commemorava il primo anniversario dell’attacco mortale di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023.

Stranamente, che si scateni al ritmo del brano insieme a Elon Musk durante il Giorno del Ringraziamento e a Capodanno a Mar-a-Lago o in una clip di spezzoni dove balla alla Convention nazionale repubblicana, Trump non si esibisce mai nel tipico balletto della canzone, evitando di piegare le braccia a forma di Y, M, C e A, producendosi invece nella sua imitatissima “Trump dance”, che è fondamentalmente uno shimmy con le braccia da dinosauro (fatevene dare una dimostrazione da un jet privato dalla nipote di Trump, Kai).

«Sapete cosa li fa scatenare? Y.M.C.A.» ha detto Trump in un podcast nel 2022. «Y.M.C.A., l’inno nazionale gay. L’avete mai sentito? Y.M.C.A. fa alzare la gente e la fa ballare». I Village People e Y.M.C.A., una canzone tratta dal terzo album in studio del gruppo, Cruisin’, sono da tempo legati alla cultura queer per ovvie ragioni. Ma anche questa storia è diventata oggetto di contesa da quando Trump ha iniziato a utilizzare il brano. A dicembre, Willis ha affermato su Facebook che definire Y.M.C.A. un inno gay è «una falsa supposizione basata sul fatto che il mio coautore [Jacques Morali, morto nel 1991] era gay, e che alcuni (non tutti) dei Village People erano gay, e che il primo album dei Village People era totalmente incentrato sulla vita gay». A quanto pare, non si può fare quello che si vuole con Y.M.C.A.: secondo Willis, è considerato un inno gay solo «per deridere il presidente eletto per aver usato la canzone». «Smettetela di pensare male», ha aggiunto.

Nello stesso post, Willis ha difeso la sua decisione di concedere a Trump l’uso della sua musica dopo che sua moglie (nonché manager del gruppo) Karen Willis aveva inviato a Trump una lettera di desistenza, in cui affermava che far eseguire Macho Man ad alcuni imitatori dei Village People a Mar-a-Lago dava alla gente la falsa idea che Trump avesse il sostegno del gruppo. Cosa gli ha fatto cambiare idea? «Un giorno ho detto a mia moglie: “Ehi, sembra che a Trump piaccia davvero Y.M.C.A. e ci si sta divertendo molto», ha scritto Willis. «Per questo motivo non ho semplicemente avuto il coraggio di impedirgli di continuare a usare la mia canzone, visto che molti artisti hanno negato il consenso all’uso dei loro brani».

Per la cronaca, all’avvocato di Trump, Joe Tacopina, quella lettera di desistenza non ha fatto né caldo né freddo. «Tratterò solo con l’avvocato dei Village People, se ne hanno uno, non con la moglie di uno dei membri», ha dichiarato a Tmz nel maggio del 2023, aggiungendo che i membri della band «dovrebbero essere grati al presidente Trump per aver permesso loro di ricomparire sulla stampa. Non li sentivo nominare da decenni. Mi fa piacere sapere che esistono ancora».

A quanto pare, la valutazione delle mossette di Trump non era del tutto fuori strada. Willis ha ammesso di aver beneficiato finanziariamente dell’amore di Trump per la canzone, che ha contribuito a far salire Y.M.C.A. in vetta alla classifica Dance/Electronic Digital Song Sales di Billboard. «Si stima che Y.M.C.A. abbia incassato diversi milioni di dollari dopo l’utilizzo persistente della canzone da parte del presidente eletto», ha scritto Willis nel post di dicembre su Facebook. «Pertanto, sono contento di aver permesso al presidente eletto di continuare a usare Y.M.C.A. e lo ringrazio per aver scelto di usare la mia canzone».

Si tratta di un cambio di rotta piuttosto netto per i Village People, che nel 2021 avevano attaccato Trump per aver suonato Y.M.C.A. dopo le dichiarazioni rilasciate in una base militare del Maryland prima dell’insediamento di Joe Biden. Come la band disse a Tmz all’epoca, «per fortuna ormai [Trump] non è più in carica, quindi sembrerebbe che il suo uso illecito della nostra musica sia finalmente terminato».

Quattro anni dopo, i Village People si esibiranno dal vivo per Trump in occasione del suo secondo insediamento. È surreale e ipocrita, e dimostra quanto il presidente eletto possa fiaccare la resistenza di qualcuno. «A un certo punto ho pensato che si sarebbe stancato della canzone», ha detto Willis a Nbc News. «Ma non è mai successo».

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