Come l’Intelligenza Artificiale sta cambiando la politica

di Joe Casini (wired.it, 14 dicembre 2023)

Qualche settimana fa a Bletchley Park, il centro di crittografia del Regno Unito dove Alan Turing, negli anni della Seconda guerra mondiale, decrittò il codice Enigma usato dai nazisti per comunicare, alcuni dei più importanti leader mondiali si sono incontrati all’AI Safety Summit per discutere dei possibili impatti che l’Intelligenza Artificiale avrà sulle nostre società. Anche in quella sede si è sostanzialmente parlato dei due grandi temi che di solito sono ricorrenti nel dibattito sull’AI: l’impatto che questa avrà sui posti di lavoro e se comprometterà i nostri sistemi politici.

Ph. Tolga Akmen / Epa – Bloomberg via Getty Images

A proposito di quest’ultimo tema la preoccupazione spesso è una sola, ovvero che possa sabotare la competizione elettorale attraverso la generazione di fake news, ma l’impatto che l’Intelligenza Artificiale potrebbe avere sui nostri sistemi politici è molto più ampio e pervasivo di così. Le campagne elettorali sono sempre state al centro della politica, ma è indubbio che con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale stiano subendo una profonda trasformazione che non riguarda minimamente il tema delle fake news ma piuttosto il modo in cui vengono condotte. I social media sono diventati un campo di battaglia cruciale nelle campagne elettorali, sicuramente quello in cui l’Intelligenza Artificiale ha avuto il maggiore impatto.

Per prima cosa, l’IA accelera il micro-targeting, ovvero la personalizzazione dei messaggi elettorali per segmenti specifici della popolazione, qualcosa che ormai conosciamo bene fin dallo scandalo Cambridge Analytica del 2018 e che rientra nel più ampio scenario dipinto da Shoshana Zuboff ne Il capitalismo della sorveglianza. Poi, grazie all’Intelligenza Artificiale, è possibile effettuare praticamente in tempo reale analisi di come un messaggio elettorale viene recepito, il che cambia completamente il paradigma con il quale vengono generate le offerte politiche passando da un approccio ideativo (ovvero immaginare quali possano essere le proposte più efficaci basandosi sui pochi feedback che si raccolgono dal territorio) a uno quasi perfettamente adattivo (l’offerta politica ricalca quasi perfettamente l’umore dell’elettorato grazie al flusso continuo di feedback che riceve). Del resto, l’impatto che questo tipo di applicazione ha avuto sugli scenari politici è già evidente.

La scrittura delle leggi è un processo complesso e con l’avvento dell’IA viene spontaneo domandarsi se sia possibile utilizzare questa tecnologia per migliorarlo e ottimizzarlo. In realtà, diversi Paesi utilizzano già questa tecnologia all’interno dei lavori parlamentari con risultati incoraggianti. Se è vero che l’IA può facilmente analizzare enormi quantità di dati, questo tipo di analisi consente di identificare tendenze, problemi emergenti e aree che necessitano di regolamentazione.

Non solo: grazie all’utilizzo di IA generative questo può portare alla creazione automatica di bozze di leggi, accelerando il processo legislativo ma garantendo anche che le nuove leggi siano in linea con le esigenze attuali della società e con il quadro normativo complessivo vigente. Negli Stati Uniti, ad esempio, la Camera dei Rappresentanti utilizza l’IA per confrontare le proposte di legge con la normativa esistente, al fine di individuare elementi di sovrapposizione o di incompatibilità che potrebbero essere sfuggiti ai legislatori. È qualcosa di molto simile a quanto immaginato in un recente accordo tra il Cineca e l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, con l’obiettivo di avviare progetti per la valutazione della qualità delle leggi, in particolare degli effetti prodotti dalla loro applicazione.

Un utilizzo ancora più pervasivo dell’Intelligenza Artificiale viene fatto in Estonia, uno degli Stati più avanzati dal punto di vista dell’e-government, dove il ministro degli Affari economici Ott Velsberg ha annunciato che, rispetto a quando si è insediato il governo in carica, i casi di utilizzo dell’IA nei processi governativi sono passati da 4 a 47, con altri 38 in fase di sviluppo. In questa direzione sembra andare pure il governo di Singapore, che, dopo aver negli ultimi anni finanziato con centinaia di milioni di dollari diversi progetti di ricerca basati su IA per implementare i servizi governativi, ha da poco anche stretto una partnership con Google per la creazione di un’infrastruttura cloud dedicata all’IA della sua pubblica amministrazione.

Quando si parla di Intelligenza Artificiale, il confronto resta ancora spesso polarizzato tra coloro ai quali questa nuova tecnologia suscita un enorme entusiasmo e quelli che invece intravedono solo scenari apocalittici. Ma per quanto gli impatti delle tecnologie spesso vadano ben oltre ciò che i loro primi utilizzi potrebbero farci immaginare, come tutti gli strumenti alla fine l’impatto che avranno dipenderà dall’utilizzo che decideremo di farne.

Per esempio, se è vero che l’AI può essere utilizzata per produrre fake news e manipolare i messaggi elettorali, allo stesso modo può essere utilizzata per fare fact-checking e quindi esigere che le promesse elettorali siano realistiche e basate su dati reali. Così come l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale negli iter legislativi può incorrere in bias e in suggestioni che ci indirizzano in direzioni sbagliate, può però anche aiutarci a efficientare un quadro normativo sempre più complesso e rendere più efficaci gli interventi che decideremo di fare.

Pensando alla politica, in questi primi anni abbiamo assistito a utilizzi dell’Intelligenza Artificiale che probabilmente non hanno reso migliore il modo in cui abitiamo. Ciò nonostante, questa è stata pur sempre una nostra scelta. Potremo utilizzare questi stessi strumenti per esigere proposte che, a prescindere dalla direzione politica, siano sviluppate partendo da una solida conoscenza dei dati e degli scenari.

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