Ci voleva un blasfemo come Zucchero per dare una strigliata a Papa Francesco

di Antonio Gurrado (ilfoglio.it, 5 luglio 2018)

Solo una sana e consapevole libidine salva il popolo dai timori della Chiesa cattolica. Voi tenetevi pure i finti anticonformisti del trap ché io mi tengo stretto Zucchero Sugar Fornaciari il quale, a ridosso del concerto in piazza San Marco, ha dimostrato che per fare scandalo basta pensare con la propria testa anche se si finisce per dire il contrario di ciò che il pubblico si aspetta da chi fa scandalo.SugarNelle interviste a margine dello spettacolo, Zucchero ha freddato il mito della creatività rivelando che dovrebbe fare un nuovo album ma che non ne ha voglia; ha silurato il mito del progresso asserendo che le nuove strade della musica sono tutte merda omologata; ha sfregiato il mito dell’esterofilia lasciando cadere che i testi delle canzoni in inglese non è che siano tanto più articolati, tutti I miss you e I want you; ha avvelenato il mito della gioventù spifferando che i vincitori dei talent sono carne da macello illusa di vendere qualche copia pagandola profumatamente coi soldi vinti prestando la propria immagine. Ma soprattutto Zucchero, impetuoso come il mare al tramonto, ha smontato il mito del laicismo dicendo ciò che nessuno osa pensare: Papa Francesco è capo di Stato e, come tale, dovrebbe andare a battere i pugni sul tavolo dove discutono d’immigrazione le Merkel e i Macron. Ieri era scandaloso far rimare i cieli coi peli; oggi è scandaloso che le rivendicazioni proprie di un Segretario di Stato vaticano, per eccesso di timidezza, debbano essere avanzate da un cantautore dal cuore un po’ blasfemo.

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