
di Jacopo Manfredi (repubblica.it, 17 febbraio 2025)
Dopo una lunga discussione interna, il St. Pauli ha deciso che per ora non farà più risuonare all’interno del proprio stadio le note dell’inno cult Das Herz von Sankt Pauli (Il cuore di St. Pauli) che da circa vent’anni precede l’ingresso della seconda squadra di Amburgo al Millerntor. Il motivo è che, al di là dei fischi con cui veniva accolto dai sostenitori avversari, anche tra la tifoseria marrone sono nate polemiche a causa del passato nazista di chi aveva composto il testo, ovvero Josef Ollig.
Una situazione che stride con la tradizione del club, storicamente inclusivo e al fianco di battaglie sociali a favore dell’immigrazione. A malincuore, il presidente del club Oke Gottlich ha annunciato: «Sappiamo e comprendiamo perfettamente che la canzone ha un significato emotivo molto forte per tante persone, ma un inno allo stadio dovrebbe unire e non dividere. Attualmente, durante la sua esecuzione, ci sono fischi e insulti reciproci, e ciò è inaccettabile e non aiuta nessuno. Visto che al momento molti nostri tifosi non si sentono più a loro agio ascoltandolo, abbiamo deciso di sospenderlo», ha sentenziato.
La società ha aggiunto di voler approfondire la posizione di Ollig e solo quando avrà una documentazione più precisa organizzerà un evento in cui prenderà una posizione definitiva su cosa fare dell’inno. L’elemento scatenante delle accese discussioni tra i tifosi del St. Pauli, e non solo, è l’ampia ricerca condotta dal Museo del club sulle origini della canzone, prodotta a tre mani dall’artista Hans Albers, dal compositore Michael Jary e dal paroliere Josef Ollig.
Di Ollig si sa che fu soldato della Wehrmacht (le forze armate tedesche) e corrispondente di guerra per la propaganda nazista. Nel 1940 venne arruolato nella Luftwaffe (l’aviazione militare), nel 1941 prese parte alla campagna contro l’Unione Sovietica e fu coinvolto in diverse battaglie, tra cui a Kiev e a Mosca. Nel novembre 1941 ricevette la Croce di Ferro di Seconda Classe e, un mese dopo, il Distintivo d’Assalto Generale e fu promosso sottufficiale.
I suoi resoconti come corrispondente di guerra apparvero su vari media di propaganda nazista, tra cui l’Hamburger Fremdenblatt. Nel 1944 Ollig venne elogiato per il suo lavoro dai suoi superiori nell’Alto Comando della Wehrmacht e ricevette ulteriori importanti onorificenze. Nelle ultime settimane di guerra venne promosso tenente e inviato sul fronte occidentale. Lì condusse personalmente gli ultimi attacchi degli Stuka, i bombardieri utilizzati dall’aviazione durante la guerra.
Mentre alcuni fan sono dell’idea che bisognerebbe separare l’opera dall’autore, visto che la canzone è da tempo entrata nel cuore dei tifosi, altri chiedono che si metta fine alla vicenda creando un nuovo inno. Il fatto che al Millerntor non venga suonata la versione di Albers, bensì quella rock del gruppo Phantastix & Elf, non riesce a sopire le polemiche.
Fare i conti con il proprio passato non è una novità per il St. Pauli, che, negli anni Novanta, dovette fare i conti con la problematica nata sul nome dello stadio, denominato “Wilhelm Koch” in onore dello storico presidente in carica per ben trentacinque anni, dal 1931 al 1945 e dal 1948 al 1969, anno in cui morì improvvisamente. Quando, nel 1998, venne scoperto il suo passato da membro del partito nazista, il club prese una decisione chiara cambiando il nome dello stadio, che, da allora, si chiama Millerntor Stadium.