(repubblica.it, 1° maggio 2021)
Una bufera si è scatenata dopo che venerdì sera Pio e Amedeo, nell’ultima puntata del loro show Felicissima sera, si sono lanciati contro il “politically correct” con un lungo pezzo, una ventina di minuti, che ha puntato dritto al cuore della materia: «Ci vogliono far credere che la civiltà sta nelle parole, ma è tutto qua nella testa», ha detto Amedeo, «fino quando non ci cureremo dall’ignoranza di quelli che dicono con fare dispregiativo che è quello il problema, ci resta un’unica soluzione: l’autoironia». E da lì in poi i due comici hanno puntato il dito contro tutti gli stereotipi del politicamente corretto, passando per donne, ebrei, neri, fino ad arrivare agli omosessuali.
«Nemmeno ricchione si può dire più, ma è sempre l’intenzione il problema. Così noi dobbiamo combattere l’ignorante e lo stolto. Se vi chiamano ricchioni, voi ridetegli in faccia perché la cattiveria non risiede nella lingua e nel mondo ma nel cervello: è l’intenzione. L’ignorante si ciba del vostro risentimento». Il dibattito si è immediatamente scatenato su Twitter e sui social, e molti commenti da parte del mondo Lgbt hanno criticato l’esibizione dei due comici, accusati di non aver capito la profondità del problema, di aver mancato di sensibilità e aver dimostrato poca conoscenza del problema, non considerando che dalle parole spesso si parte per arrivare ai fatti, alle violenze fisiche e mentali. Durante la trasmissione, ironicamente, Pio aveva avvertito Amedeo delle possibili polemiche che sarebbero seguite: «Amedeo, ma hai capito che noi qua stiamo in Italia? Tu ti devi fare i ca**i tuoi. Hai detto delle parole e dei concetti che possono essere fraintesi. Perché l’hai fatto? Non ti devi mai esporre e lo sai perché? Perché siamo in Italia. La gente ci vede in un determinato modo, non dire una cosa che possa essere fraintesa. Fatti i ca**i tuoi. Ti ricordi tutti i sacrifici che abbiamo fatto? Domani qualcuno ci critica e noi siamo spariti nel vuoto. Pensa a Gerry Scotti. Tu hai mai sentito dire qualcosa fuori posto a Gerry Scotti? E allora tu ti devi fare i ca**i tuoi. Perciò chiedi scusa». Ma le scuse e l’ironia non bastano, sui social le proteste non si contano (tra le quali anche quella di Aurora Ramazzotti).
«Lo show di Pio e Amedeo è stato omofobo», ha dichiarato Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay per i diritti Lgbt+, Solidale, Ambientalista e Liberale. «Nel duetto di Pio e Amedeo nella trasmissione Felicissima sera su Canale 5 abbiamo visto un pessimo esempio di comicità che vuole sdoganare la parola “negro”, utilizzata per definire gli schiavi, i pregiudizi sugli ebrei, che servivano ad alimentate l’odio durante il nazismo». «E non poteva mancare la parola “ricchione”», conclude Marrazzo, «che fa parte di quel grande insieme di sostantivi dispregiativi nei confronti degli omosessuali, utilizzata soprattutto nel Meridione: questa è la definizione, non altre. Pessimo esempio di comicità che banalizza la discriminazione». Anche dal palco del Concertone del Primo Maggio è arrivata una risposta al monologo del duo comico: Michele Bravi, al termine dell’esecuzione di Mantieni il bacio, ha sottolineato che «le parole sono importanti tanto quanto le intenzioni, le parole scrivono la storia, anche quelle più leggere possono avere un peso da sostenere enorme». E ha aggiunto: «Io ci ho messo tanti anni a trovare le parole giuste per raccontare il mio amore per un ragazzo, e per me è un onore essere su questo palco per continuare a dare il giusto peso alle parole».
Presa di posizione anche della Comunità Ebraica di Roma, la cui presidente Ruth Dureghello commenta: «Non è vero che il problema sia l’intenzione che si mette dell’usare certe parole, il tema sono proprio le parole per il significato che assumono e per ciò che contribuiscono a creare nell’ambiente in cui viviamo». Il giudizio su Pio e Amedeo e il loro monologo è tranchant: «Penso che abbiano voluto affrontare un tema importante con eccessiva superficialità dicendo che basta ridere in faccia a chi ti insulta. Non basta, perché le parole sono il preludio della violenza». Duro anche il giudizio su Mediaset: «Non dovrebbe permettere che, nella propria rete di punta in prima serata, vengano affrontati temi complessi con ragionamenti da bar».