(linkiesta.it, 9 gennaio 2023)
Migliaia di sostenitori dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro hanno assaltato le sedi istituzionali a Brasilia, in un attacco che ricorda quello del 6 gennaio 2021 al Congresso americano da parte dei fan di Donald Trump. Sfondando le barriere di sicurezza, sono entrati negli uffici presidenziali, nella Corte Suprema e nel Parlamento, vandalizzando gli edifici.
Dopo ore di scontri con la polizia, gli agenti hanno ripreso il controllo degli edifici. Ci sono cifre discordanti sugli arresti. I media brasiliani parlano di almeno 150 fermi. Per il ministro della Giustizia sono più di 200, per il governatore di Brasilia 400. Chiesto l’arresto per l’ex responsabile della sicurezza di Bolsonaro, ora responsabile del distretto della Capitale. Ma anche lui, come Bolsonaro, si trova in Florida. I bolsonaristi contestano la vittoria alle elezioni di ottobre del presidente Luiz Inacio Lula da Silva, che si è insediato una settimana fa, e chiedono un intervento militare. Bolsonaro aveva contestato il risultato delle elezioni e i suoi sostenitori erano accampati vicino alla sede del Parlamento da giorni.
Durissimo il presidente Lula, che ha definito i manifestanti «fascisti» e ha promesso che saranno puniti, aggiungendo che «la polizia è incompetente o in malafede». E proprio Bolsonaro, ore dopo l’assalto, ha parlato via social, respingendo le accuse di aver alimentato le violenze. «Le manifestazioni pacifiche, secondo la legge, fanno parte della democrazia», ha scritto. «I saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come quelli di oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono illegali». E poi ha aggiunto: «Respingo le accuse, senza prove, attribuitemi dall’attuale capo dell’esecutivo del Brasile», in riferimento ai commenti di Luiz Inacio Lula da Silva. «Durante tutto il mio mandato sono sempre stato nel perimetro della Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà».
Il giudice della Corte suprema federale Alexandre de Moraes ha rimosso il governatore di Brasilia Ibaneis Rocha. Una delle questioni principali è come sia stato possibile che i manifestanti siano stati in grado di accedere ai palazzi governativi. Le immagini video delle televisioni locali e quelle diffuse sui social media mostrerebbero come ci sia stata poca resistenza da parte delle forze di sicurezza.
Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha condannato l’assalto, mentre diversi membri del Congresso statunitense hanno invocato l’estradizione di Bolsonaro. La premier Giorgia Meloni ha twittato in tarda serata, quando già le polemiche per il lungo silenzio si stavano alzando di livello: «Quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane».