Boom di autobiografie: politici e calciatori i più scatenati

di Enrico Pirondini (blitzquotidiano.it, 31 ottobre 2021)

Boom di autobiografie. Scrivono tutti: politici, magistrati, artisti, cantanti, calciatori, tennisti. Presentati altri tre libri nelle ultime 48 ore: Prodi, Di Maio, Carlo Tognoli (postumo). Ma l’elenco è interminabile. E non pare una moda passeggera, un vezzo estemporaneo. Peggio, un atto di affettuosa tenerezza nei propri confronti. Una moina. E fioccano pure le polemiche, tipo questa: ha senso scrivere una storia quando ancora non se ne conosce la fine? In ogni caso va riconosciuto che l’effetto selfie sta stravolgendo un genere letterario. La selfistica scritta impazza. Inonda bancarelle e vetrine. Esultano i librai. E i colpi di scena. Come Ilda Boccassini quando rivela (Stanza numero 30, Bompiani) che si era innamorata di Falcone grazie anche ai successi dell’indagine “Duomo Connection”. Che svelò, per la prima volta, l’esistenza della mafia a Milano.

L’autobiografia funziona. Piace. Andiamo pazzi per le vite degli altri. E, naturalmente, per la nostra. È la legge imposta dalla Rete che ci vuole “guardoni ma anche esibizionisti” (copyright Viviana Ponchia). Qualcuno esagera, come Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly (eccellenze enogastronomiche italiane disponibili on line): si è raccontato con la bellezza di 560 pagine. Roba di un chilo e mezzo. Altri proprio non immaginavano una vendita e un interesse così impetuoso della propria vita di militante alla Garbatella di Roma. È il caso di Giorgia Meloni, 44 anni, leader di Fratelli d’Italia. La sua autobiografia (Io sono Giorgia, Rizzoli) è arrivata a 5 edizioni. Oltre 100mila copie. Numeri da Enzo Biagi, dicono in Rizzoli.

Romano Prodi ha scelto il cinema Olimpia di Reggio Emilia (mercoledì 27 ottobre) per presentare il suo ultimo libro (Strana vita, la mia, Solferino), rileggere la sua carriera politica, infilare qualche aneddoto. Esempio: era appena diventato ministro e sua madre gli disse “Minesster, porta mo giù il pattume”). E si è tolto un sassolino dalla scarpa: “Ricordo che il Pci non permise a mio padre di diventare ingegnere capo perché era democristiano”. Il fenomeno delle autobiografie e confessioni (a ruba) affonda le radici addirittura in Ovidio (Tristia), poi Sant’Agostino, Dante, Petrarca, Machiavelli, fino a Proust, Joyce, Svevo. Per arrivare ai giorni nostri con scrittori che proprio non ti aspetti. Qualche nome? Baresi, Zenga, il figlio di Zenga, il figlio di Domenico Modugno, Francesca Neri, Milo Manara, Gabriele Muccino, Ringhio Gattuso, Luciano Moggi. La riflessione finale non può che essere tranciante. Pretendere di farsi giudici di sé stessi prima della fine è una violenza interpretativa. Perché solo la morte – come dicono i saggi – può conferire una forma definitiva alla vita.

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