Bono e The Edge a Kiev, concerto nella metropolitana

(ansa.it, 9 maggio 2022)

Sunday Bloody Sunday, è un’altra sanguinosa domenica in Ucraina. Le note della celebre canzone degli U2, ispirata ai fatti di Derry di cinquant’anni fa, risuonano nei tunnel della metropolitana di Kiev, mentre in superficie si moltiplicano gli allarmi anti-aereo. Bono e The Edge hanno deciso di omaggiare il coraggio dei “combattenti per la libertà” con un concerto a sorpresa nella stazione bunker di Khreshchatyk, la stessa che un paio di settimane fa ospitò la conferenza stampa fiume del presidente Volodymyr Zelensky. «La gente in Ucraina sta combattendo anche per tutti noi che amiamo la libertà», ha detto la leggenda del rock, ricordando il passato conflitto nell’Irlanda del Nord contro un “vicino potente”. «Preghiamo che possiate godere presto di un po’ di quella pace», ha aggiunto Bono tra un brano e l’altro, per un pubblico ristretto e selezionato, tra cui alcuni militari e il ministro della Cultura e dell’Informazione ucraino, Oleksandr Tkachenko.

Fortunati spettatori che hanno assistito alla performance dal vivo, prima che questa raggiungesse via social il resto del mondo. With or without you, Desire, e ancora Stand by me che Bono ha condiviso, su un palco immaginario, con Taras Topolia, frontman della popolare band ucraina Antytila e fino a poco fa idolo delle ragazzine, prima di arruolarsi nella difesa territoriale e andare a combattere. «È stato incredibile, la leggenda della musica è venuta in Ucraina, ci sostiene, è al nostro fianco. Per noi è importante, ci dà forza», ha detto la popstar ancora incredulo («Bono mi ha chiamato solo ieri sera»), tornato da Kharkiv solo per il concerto e subito ripartito per il fronte «per difendere i valori di democrazia e libertà»: «Non abbiamo altra scelta», ha affermato ancora in divisa militare.

Nella Giornata della Memoria e della Riconciliazione con cui l’Ucraina ricorda le sue vittime e i suoi eroi che contribuirono alla sconfitta del nazismo nella Seconda guerra mondiale – istituita nel 2015 per l’8 maggio in contrapposizione alla Giorno della Vittoria con cui la Russia celebra a suo modo la stessa cosa –, Kiev si colora di bandiere gialle e azzurre sui lampioni, ma niente di più: la legge marziale impedisce qualsiasi manifestazione pubblica. E la vigilia del 9 maggio, nella quale Mosca potrebbe dichiarare la “guerra totale”, rende l’atmosfera un po’ più tesa del solito. Sin dalla notte le sirene d’allarme hanno cominciato a suonare più spesso rispetto alla media, ma in una pigra domenica di primavera le persone non ci fanno più caso, o semplicemente scelgono di non dar loro ascolto, nonostante gli appelli delle autorità e dello stesso Zelensky a non ignorarle, «specialmente in questi giorni». Per il 9 maggio il sindaco della capitale, Vitaly Klitschko, non si aspetta nulla di grave in città, e per questo non ha istituito alcun coprifuoco. Ma non può escludere «provocazioni da parte dell’aggressore» e ha invitato i cittadini di Kiev che sono ancora fuori città, dopo essere fuggiti nelle prime settimane del conflitto, a tornare solo dopo quella data.

Nell’ora più buia di Kiev era rimasto solo un milione di abitanti su 3,5 milioni di residenti permanenti, ma dopo il ritiro delle forze russe dalla regione più di 1,2 milioni di persone sono tornate a popolare la Capitale. Che come ogni giorno di festa, nonostante la guerra, invadono le vie del centro solo a partire dal pomeriggio, lasciando di mattina quasi spettrale il lungo viale alberato tra la Cattedrale di Santa Sofia e il Monastero dorato di San Michele. Le campane contrastano le sirene suonando l’inno nazionale ucraino, mentre Stanyslav e Iryna, un’anziana coppia di ottantenni, si esibisce per strada al pianoforte e canto. Non è il rock degli U2, ma melodie improvvisate su richiesta dei passanti, in cambio di qualche grivnia.

Spread the love