Blockout 2024: la ghigliottina digitale per punire il silenzio delle star su Gaza

di Silvia Renda (huffingtonpost.it, 14 maggio 2024)

La miccia che ha acceso la fiamma, come spesso accade, è un episodio banale o persino frainteso. Durante l’ultimo Met Gala, l’influencer Haley Baylee aveva interpretato il tema “Garden of Time”, proposto dall’organizzatrice Anna Wintour, con un’acconciatura e un abito floreali, in richiamo allo stile settecentesco di Maria Antonietta. Calata nella parte, Haley ha pronunciato di fronte alla telecamera la più celebre frase attribuita alla regina di Francia: «Che mangino brioches».

La questione poteva finire lì, non fosse che quel video ha iniziato a circolare sui social, macinando milioni di visualizzazioni, accompagnato da una particolare lettura del messaggio: i ricchi si fanno beffe del popolo di Gaza, rimasto senza pane. Per punire quell’arroganza alcuni utenti hanno deciso di calare sulle loro teste una ghigliottina digitale. La campagna “Blockout 2024” nasce con l’intenzione di boicottare, attraverso il blocco dell’account sui social, gli artisti che non hanno espresso un’opinione a favore della Palestina o che si presume possano appoggiare la guerra.

Le immagini del Met Gala sono circolate sui social in contrapposizione a quelle dell’attacco israeliano sulla città palestinese di Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. Le celebrità con indosso abiti stravaganti compaiono nelle bacheche accanto a quelle di genitori palestinesi disperati per la morte dei propri figli. Lo stile degli outfit ha permesso di azzardare anche un parallelismo cinematografico: diversi utenti hanno accostato l’immagine a quella dell’alta società di Hunger Games. In filmati on line le immagini dal red carpet sono state montate in alternanza con quelle dalla guerra, mentre in sottofondo scorre la colonna sonora del film.

«È ora di bloccare tutte le celebrità, gli influencer e le persone benestanti che non utilizzano le loro risorse per aiutare chi ne ha un disperato bisogno», ha dichiarato in un video l’account TikTok @ladyfromtheoutside, «Abbiamo dato loro lo spazio sulle piattaforme. È ora di riprendercelo, di togliere i nostri commenti, i nostri Mi piace, i nostri soldi». Il filmato ha ottenuto due milioni e mezzo di visualizzazioni. E da lì si sarebbe innescato il movimento Blockout 2024. Smettere di seguire e bloccare personaggi famosi, impedisce ai loro annunci di raggiungere coloro che partecipano al movimento Blackout 2024.

L’obiettivo è inficiare le loro entrate pubblicitarie e le vendite aziendali. Il movimento viene definito una digitina, ossia una ghigliottina digitale. Sui social è possibile imbattersi in diversi elenchi di persone da bloccare, e tra i vari account ci sono battibecchi su chi meriti o meno il boicottaggio. Con diversi parametri si valuta chi si è espresso o meno sul tema, cosa voleva dire con quella frase o con quella omissione. Ad esempio, alcuni credono che Billie Eilish dovrebbe essere boicottata perché non ha pubblicato post sulla Palestina, altri sostengono meriti la grazia perché agli Oscar ha indossato la spilla del cessate il fuoco, rendendo chiara la sua posizione.

Haley Baylee, l’influencer/Maria Antonietta, percependo la portata che avevano avuto le sue parole ha deciso di scusarsi in un video di nove minuti. Ha chiarito che lei non aveva ricevuto uno dei quattrocento selezionatissimi inviti al Met, ma aveva intervistato delle celebrities mentre lasciavano un hotel della zona. «Non faccio parte dell’élite. Sono una persona normale», ha scritto in grassetto sul filmato. Poi ha accennato alla questione della Palestina: «Non sono abbastanza informata per parlarne in modo significativo ed educativo». Una spiegazione ritenuta insufficiente dagli utenti del movimento Blockout: «L’ignoranza non è una ragione accettabile per il silenzio. Nei sette mesi trascorsi dall’inizio dei recenti attacchi c’è stato tempo più che sufficiente per informarsi». Sull’account TikTok avrebbe perso circa 100mila follower.

Anche Kim Kardashian ha perso dei follower, dopo aver risposto «Liberi tutti» a un manifestante che gridava «Palestina libera». NPR ha riferito che Taylor Swift ha perso circa 300mila follower su TikTok e circa 50mila follower su Instagram nell’ultima settimana. Ovviamente non è possibile stabilire in maniera certa il nesso causa-effetto e, ad ogni modo, non basta schierarsi per salvarsi dalle critiche. Tre giorni fa la cantante Lizzo ha pubblicato un video su TikTok, condividendo le pagine GoFundMe dedicate ad aiutare le persone in Palestina, Sudan e Congo. La cantante ha detto di aver donato personalmente a tutti e tre i Paesi. «Il tempismo è davvero interessante», recita un commento con 85mila Mi piace, lasciando intendere che la mossa non fosse dettata da reale interesse per la causa, ma piuttosto da un interesse a non perdere follower.

«Le celebrità dei social media fanno molto affidamento sull’elevata visibilità e sul coinvolgimento per attrarre e mantenere accordi pubblicitari», ha affermato ad Al Jazeera il professore della Northwestern University Eddy Borges-Rey, che per lavoro monitora piattaforme e algoritmi. Quando qualcuno smette di seguire una celebrità, semplicemente smette di vedere i post della celebrità nel proprio feed. Il contenuto però può ancora essere visualizzato indirettamente, spinto dagli algoritmi. Smettere di seguire una pagina, dunque, non pregiudica in modo significativo la sua portata. Al contrario se qualcuno blocca una celebrità, interrompe completamente ogni interazione con i suoi contenuti.

Ciò riduce le dimensioni del pubblico delle celebrità, portando gli algoritmi dei social media a ridurre la priorità dei loro contenuti. Man mano che sempre più persone bloccano una celebrità, i loro post diventano meno visibili sulla piattaforma, anche per quegli utenti che non hanno bloccato la celebrità: «Una riduzione della visibilità può portare gli inserzionisti a percepire la celebrità come meno preziosa, riducendo potenzialmente l’importo che sono disposti a pagare per la pubblicità sul suo profilo, influenzando così direttamente le loro entrate pubblicitarie».

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