(adnkronos.com, 31 gennaio 2018)
Era la più attesa. E non ha tradito le aspettative di chi l’ha accolta con una standing ovation e uno scroscio di applausi. Sorridente ed elegantissima, per il discorso sullo stato dell’Unione del marito, Melania Trump ha scelto un tailleur avorio.
Spiccando nel mare di “divise” nere delle parlamentari dem, vestite in total black in solidarietà col movimento #MeToo. Un dettaglio del suo look, però, non è passato inosservato agli addetti ai lavori. A finire sulla gogna, stavolta, è stata la mise scelta da lady Trump: un tailleur bianco, composto da giacca e pantalone, firmato Dior, che in tanti hanno letto come un attacco indiretto al marito. Il colore è lo stesso delle suffragette, già caro a Hillary Clinton durante la campagna elettorale. Una scelta azzardata, cui è stata attribuita una doppia valenza simbolica. Se da un lato, dopo la campagna presidenziale, il bianco è diventato la tinta “no Trump” per antonomasia, dall’altro l’abito di Melania ha contrastato nettamente con il nero delle democratiche. Inoltre, si trattava della prima apparizione pubblica della First Lady dopo la vicenda della pornostar salita agli onori della cronaca per una presunta liasion con The Donald. Sulle colonne del New York Times, Vanessa Friedman non ha usato mezzi termini. Per la giornalista di moda si tratta «esattamente del tipo di abbigliamento diventato simbolo della rivale del marito durante le elezioni». Un’“uniforme anti-Trump”, insomma, che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro lontano dalle stanze dei bottoni e storcere il naso a molti. Una polemica forse superficiale, ma che tra gli addetti ai lavori ha suscitato diverse critiche. «Naturalmente, è possibile che la signora Trump abbia scelto l’abito per distinguersi dalla marea nera delle democratiche – ha rimarcato Friedman – dopo la protesta delle star ai Golden Globes in onore di Time’s Up e #MeToo». «È possibile – continua Friedman – che la signora Trump l’abbia fatto per mostrare solidarietà alle repubblicane, esortate a indossare i patriottici rosso, bianco e blu, così come hanno fatto i membri del Gabinetto. È possibile che le sia piaciuto il colore e ciò che simboleggia (i nuovi inizi e anche, naturalmente, la purezza). Ed è possibile che non avesse idea che Maria Grazia Chiuri, la direttrice artistica di Christian Dior, abbia debuttato con la sua prima collezione disegnando una T-shirt bestseller con lo slogan “Dovremmo essere tutti femministi”». «Ma dato che i vestiti sono diventati una linea di demarcazione simbolica durante il discorso sullo stato dell’Unione come mai prima d’ora – ricorda Friedman –, i membri del Congressional Black Caucus hanno espresso il loro punto di vista anche attraverso l’abbigliamento. È difficile credere che le interpretazioni possibili della sua scelta siano sfuggite alla First Lady». Anche l’anno scorso una polemica simile investì la First Lady. Durante il primo discorso del consorte, Melania indossò infatti un costosissimo tailleur nero di Michael Kors in risposta al bianco sfoggiato dai membri democratici del Congresso che avevano optato per la tinta delle suffragette come protesta contro Trump. Viste le polemiche suscitate allora, «la signora Trump deve essere consapevole di quello che indossa durante questi eventi particolari – spiega la giornalista –. Soprattutto perché negli ultimi mesi ha dimostrato di essere perfettamente conscia del modo in cui un abito può essere usato per inviare messaggi». Friedman ricorda infine la decisione di Melania di indossare una blusa Gucci color ciclamino durante la campagna elettorale, conosciuta Oltreoceano come “pussy-bow”. Un nome che richiama la parola “pussy”, usata da Trump come offesa sessista in un fuorionda pubblicato dal Washington Post. Una provocazione che allora aveva sollevato un polverone di polemiche. «Sebbene all’epoca non fosse chiaro se la signora Trump avesse davvero compreso le implicazioni della scelta di quella camicetta – evidenzia la giornalista –, il tailleur bianco di oggi non lascia spazio a dubbi».