di Davide Piacenza (esquire.com, 24 luglio 2023)
Nel loro primo weekend di uscita nelle sale internazionali, Barbie e Oppenheimer – i due eventi cinematografici della stagione, sostenuti anche da campagne di marketing e produzioni di meme fuori scala – hanno infranto ogni record ai botteghini: mai prima d’ora due film avevano superato i 150 milioni di dollari totali di ricavi al box office statunitense nella prima settimana di uscita. La pellicola brandizzata di Greta Gerwig è però diventata un tema di discussione molto al di là delle fortune dei suoi ricavi.
Chiunque abbia scrollato svogliatamente una piattaforma socialmediale ha letto prese di posizione favorevoli e contrarie, editoriali assurdamente adoranti o esasperatamente critici, col solito condimento di indignazioni speculari (chi per l’icona del consumismo eletta a eroina femminista, chi per i maschi etero che reagiscono con stizza alla popolarità del lungometraggio). Nessuno, tuttavia, ha preso di petto il film su Barbie quanto la destra americana, che gli ha mosso le accuse più fantasiose. Breve recap della trama, per chi arriva adesso: a Barbieland, il mondo abitato dalle Barbie, Barbie Stereotipo (la prima e più nota versione della bambola bionda, interpretata da Margot Robbie) vive una crisi esistenziale e decide di raggiungere il mondo reale in compagnia del suo accessorio Ken (Ryan Gosling).
Nelle scene di preparazione al viaggio appare una mappa delle terre emerse in versione bambinesca, dove tra l’altro attorno all’Asia si scorge appena una linea tratteggiata: in Vietnam l’hanno presa per la “linea dei nove tratti”, quella che rappresenta i territori rivendicati dalla Cina nel Mar Cinese Meridionale, e il film è stato rimosso dalle sale. Ma la questione è stata abbastanza per portare esponenti apicali dei Repubblicani a dire che Barbie è uno strumento di propaganda cinese: l’hanno fatto, tra gli altri, i senatori Marsha Blackburn e Ted Cruz. Mike Gallagher, che presiede un gruppo di lavoro del Congresso per contrastare l’influenza cinese in America, ha dichiarato che quella piccola mappa cartoonistica di colore rosa «dimostra le pressioni cui Hollywood è sottoposta per compiacere i censori del Partito Comunista cinese».
Il parlamentare della Florida Matt Gaetz si è recato alla prima di Barbie con la moglie Ginger, la quale dopo la visione si è concessa una lunga stroncatura del film su Twitter: il film della bambola «normalizza l’idea che gli uomini e le donne non possono collaborare in maniera positiva», ha scritto la signora Gaetz. Senza contare che la premessa della storia è che Ken è ridotto a una figurina, e passa le giornate a fare surf mentre le Barbie dominano il mondo: Ginger Gaetz si è lamentata del «livello di testosterone deludentemente basso» del compagno di Barbie. Perché sì, certo, ci troviamo nell’estate più calda di sempre, con un mondo spesso letteralmente in fiamme e un’inflazione e una situazione economico-finanziaria difficilmente gestibili, una guerra in Europa che va avanti da un anno e mezzo e un sistema internazionale in crisi in diverse delle sue fondamenta: ma quando la situazione a Barbieland chiama, non ci si può certo astenere dalle cose veramente importanti.