Tutti gli articoli di Star Politics

La tirannia dell’oggi pomeriggio

Roberto Speranza via Instagram

di Guia Soncini (linkiesta.it, 23 agosto 2024)

Sisifo trascorreva giornate costruttive e rilassanti in confronto a noialtri che ci ostiniamo a cercare di capire e spiegare cosa succede in un secolo completamente privo di memoria storica, in cui non solo i ventenni – che almeno hanno giustificazioni biologiche – ma anche i miei coetanei sono convinti che il mondo sia cominciato nel momento in cui si sono aperti un profilo social. Certo, ogni crisi offre appigli per approfittarsi della situazione.

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Le foto di influencer europee pro Trump per creare falsi account X

Alberto Mier / cnn.com

di Lorenza Rapini (lastampa.it, 28 agosto 2024)

Ammiccanti e bellissime modelle sui loro profili X invitano a votare per Donald Trump e scandiscono il solito slogan Maga, “Make America Great Again”. Ma è tutto falso: si tratta in realtà di influencer europee, le cui immagini sono state rubate e utilizzate per la campagna elettorale di Trump. L’ha scoperto grazie a un lungo lavoro investigativo la Cnn, che è riuscita a contattare le vere influencer, ignare che le loro immagini fossero state usate per cercare voti in America.

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Senza velo in pubblico, incriminate due star del cinema iraniano

Ph. Atta Kenare / Afp – File

di Marta Allevato (agi.it, 28 agosto 2024)

Un’importante regista iraniana e sua figlia, un’attrice, sono state incriminate nel loro Paese per essere apparse in pubblico senza indossare il velo obbligatorio nella Repubblica islamica. Lo ha annunciato l’agenzia della magistratura a Mizan Online. «Il pubblico ministero di Teheran ha accusato la regista Rakhshan Bani-Etemad e sua figlia, l’attrice Baran Kosari, di essersi tolte l’hijab in un luogo pubblico», ha riferito Mizan Online.

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La neolingua littoria. Rileggere l’Eco di ieri per disinnescare il Vannacci di oggi

Ansa

di Adalgisa Marrocco (huffingtonpost.it, 20 agosto 2024)

“Camerata”, senza se e senza ma. Roberto Vannacci lo aveva dichiarato fin dalla sua campagna elettorale per le Europee: non avrebbe rinunciato a utilizzare questo termine solo perché in passato è stato impiegato da “altri”. Così, in aperta sfida ai sostenitori del pensiero unico, ha deciso di continuare a farne uso.

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Potus e Flotus: che accadrebbe se Kamala Harris vincesse

di Emanuele Capone (huffingtonpost.it, 5 agosto 2024)

In principio fu Barack Obama: il 44esimo presidente degli Stati Uniti, noto anche per essere particolarmente attivo on line e soprattutto sui social network, fu il primo per cui, il 18 maggio 2015, venne creato su Twitter l’account Potus, che poi è passato di mano in mano, prima a Donald Trump e in seguito a Joe Biden. Gli americani sono fissati con le sigle e le usano per più o meno tutto, anche grazie a una lingua che (diversamente dall’Italiano) si presta a questa abitudine.

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I Foo Fighters contro Trump che li usa per accogliere Kennedy jr sul palco: “Nessuna autorizzazione”

Foo Fighters via X

(adnkronos.com, 24 agosto 2024)

Donald Trump continua la sua campagna elettorale in vista del voto per la Casa Bianca e, com’è ormai tradizione per il tycoon, incassa nuove reazioni piccate da parte degli artisti che scoprono l’utilizzo dei loro brani nei suoi comizi. Oggi è il turno dei Foo Fighters, che, alla domanda se fosse stato autorizzato l’uso di My hero per accogliere Robert Kennedy Jr. sul palco nell’ultima apparizione dal vivo del candidato repubblicano, rispondono con un secco «no».

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Da Pink a Eva Longoria, tutte le star con Kamala Harris

Ph. Andrew Harnik / Getty Images

(quotidiano.net, 23 agosto 2024)

«Kamala Harris, si. Se puede». A tradurre in spagnolo lo slogan lanciato da Barack Obama, «Yes she can», è stata Eva Longoria, che ieri è salita sul palco della convention di Chicago per dare la sua benedizione alla candidata dem. «Somos familia, in America siamo tutti la stessa famiglia e dobbiamo guardarci le spalle». L’attrice e modella texana di origini messicane era lì per legittimare la candidatura della Harris all’elettorato ispanoamericano.

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Cosa significa l’arresto di Pavel Durov

Ph. Jakub Porzycki / NurPhoto via Afp

di Andrea Monti (huffingtonpost.it, 25 agosto 2024)

Un lancio di Reuters informa dell’arresto, avvenuto in Francia, di Pavel Durov, fondatore e amministratore delegato di Telegram, con doppia cittadinanza russa e francese. Secondo TF1 il motivo dell’arresto è la mancanza di moderazione dei contenuti, l’omessa cooperazione con le forze dell’ordine e il tipo di strumenti (come criptovalute e numeri telefonici usa e getta) reperibili liberamente sulla piattaforma.

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Le indagini sul fondatore di Telegram Pavel Durov

Ph. Manuel Blondeau / Aop.Press – Corbis – Getty Images

(linkiesta.it, 26 agosto 2024)

Il fondatore di Telegram Pavel Durov ora è nelle mani della giustizia francese. Sabato scorso è stato arrestato in un aeroporto vicino a Parigi perché ritenuto complice nelle numerose attività illegali che avvengono sulla piattaforma e responsabile dell’assenza di un sistema di moderazione dei contenuti. Il magistrato ha prolungato la custodia cautelare per un massimo di 96 ore, poi potrà decidere se liberarlo o incriminarlo, ed estendere quindi ulteriormente la permanenza dietro le sbarre.

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Non si può piacere a tutti

Ph. Frédéric Reglain / Gamma-Rapho via Getty Images

di Guia Soncini (linkiesta.it, 21 agosto 2024)

La più saggia delle mie amiche, domenica, mi ha scritto: «Ci siamo tolte dalle palle anche l’ultimo stronzo dotato di stile. Ora solo stronzi semplici. Con la panza, talvolta». Mi è un po’ spiaciuto che il mio articolo su Alain Delon fosse già uscito, perché quel messaggio era proprio il coccodrillo perfettissimo. Ancora non sapevo d’essermi sbagliata. E ancora non avevo visto il contraccolpo.

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