di Adalgisa Marrocco (huffingtonpost.it, 6 febbraio 2025)
L’attore veste una maschera, non è davvero ciò che interpreta. Un principio basilare che il regime di Recep Tayyip Erdoğan sembra aver dimenticato. Melisa Sözen, celebre volto del cinema e della televisione turca, è stata arrestata e interrogata dalla polizia al suo rientro in patria da un viaggio all’estero.
Il motivo? Aver interpretato nel 2017 una combattente curda nella serie francese Le Bureau des légendes. Per questa apparizione, l’artista è ora sotto inchiesta con l’accusa di «propaganda a favore di un’organizzazione terroristica». Nella terza stagione della serie, Sözen veste i panni di Esrin, una soldatessa legata ai servizi segreti francesi che indossa l’uniforme delle Ypg, le Unità di Protezione Popolare curde siriane, considerate vicine al Pkk, organizzazione fuorilegge in Turchia.
«Ho interpretato il ruolo di una spia, ho vestito i panni di scena e non credevo di rappresentare una determinata organizzazione. La serie non è neanche andata in onda in Turchia. Amo il mio Paese e la mia nazione», ha dichiarato l’attrice. Sözen è una delle interpreti più note in patria: ha recitato in numerose serie tv e film, tra cui Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan, vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2014.
Come abbiamo già raccontato in passato, non è da oggi che Erdoğan usa il cinema e le serie tv come strumenti di controllo. La serialità turca è diventata una potenza nell’industria dell’intrattenimento globale: è seconda solo agli Stati Uniti per esportazione di fiction e ha conquistato un vasto pubblico internazionale, Italia compresa. Ma mentre il governo sfrutta questo settore per espandere il proprio soft power all’estero e fare propaganda interna, nel Paese la censura colpisce duramente chiunque esca dalla narrazione ufficiale. E con il caso Sözen il regime di Ankara sembra aver oltrepassato ogni limite, confondendo la realtà con la finzione.
L’avvocato e attivista turco Tugay Bek ha commentato sui social: «C’è qualche altro Paese che ha aperto un’indagine contro un attore per il ruolo interpretato in una serie? Se domani un attore recitasse la parte di un assassino, la polizia omicidi lo indagherebbe? Quante assurdità è consentito dire?». Eppure, la vicenda non è isolata. Negli ultimi mesi, la repressione contro giornalisti, avvocati, politici e personalità della cultura si è intensificata.
Tra le immagini che hanno scosso l’opinione pubblica spicca l’arresto del giornalista Baris Pehlivan, fermato a Istanbul nei giorni scorsi mentre usciva dagli studi dell’emittente Halk Tv, canale vicino all’opposizione. Nel video si vedono agenti avvicinarsi al reporter, notificargli il mandato di cattura e portarlo via. Secondo Halk Tv, Pehlivan è stato accusato di aver diffuso il contenuto di una conversazione telefonica e di dichiarazioni che avrebbero potuto influenzare un’inchiesta sul sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, il principale sfidante politico di Erdoğan.
Anche il direttore di Halk Tv, Serhan Asker, è stato arrestato per lo stesso caso. Pehlivan, noto giornalista d’inchiesta, era già stato incarcerato tre volte in passato, nel 2011, nel 2020 e nel 2023. Secondo il portale Expression Interrupted, i giornalisti turchi attualmente detenuti sono almeno trentotto, senza contare gli arresti di Pehlivan e di Asker.