(huffingtonpost.it, 23 dicembre 2022)
La commissione del Congresso degli Stati Uniti che indaga sull’assalto del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill ha accusato l’ex presidente Donald Trump di «cospirazione» per ribaltare la sconfitta elettorale che aveva portato all’ascesa di Joe Biden alla presidenza. In un rapporto finale di 845 pagine sull’attacco, il comitato ristretto della Camera che ha indagato sull’insurrezione non solo attribuisce la colpa dell’assalto al Congresso direttamente all’ex presidente, ma raccomanda inoltre di escludere Trump dalle cariche pubbliche in futuro.
«Queste prove hanno portato a una conclusione prioritaria e diretta: la causa centrale del 6 gennaio era un uomo, l’ex presidente Donald Trump, seguito da molti altri. Nessuno degli eventi del 6 gennaio sarebbe accaduto senza di lui», afferma il rapporto basato su oltre 1.000 interviste e documenti raccolti, tra cui e-mail, messaggi, tabulati telefonici e un anno e mezzo di indagini. In 18 mesi, il comitato ha tenuto 10 udienze pubbliche e ha ascoltato più di 1.000 testimoni, tra cui funzionari e personale dell’amministrazione Trump, membri della famiglia Trump, agenti di polizia del Campidoglio, rivoltosi, membri della milizia e altro ancora.
Donald Trump «ha scelto di tentare di restare in carica attraverso un piano articolato per ribaltare il risultato elettorale e bloccare il trasferimento dei poteri. Alla fine, ha sollevato la folla a Washington pur sapendo che era armata e alterata, l’ha indirizzata al Campidoglio e l’ha incitata a combattere furiosamente. Su questo non c’è dubbio» ha accusato la deputata democratica Bennie Thompson, membro della commissione, secondo cui «queste conclusioni hanno dato forma al rapporto finale della commissione». La commissione ha chiesto che Trump vena incriminato per aver «incitato, assistito e sostenuto» una insurrezione. Dal lavoro della commissione si è dissociato sin dal principio il Partito repubblicano, dopo la decisione della presidente della Camera, Nancy Pelosi, di bocciare le nomine per la commissione proposte dal partito.
La pubblicazione del rapporto finale è stata preceduta da quella del “contro-rapporto” stilato da una commissione ombra composta da cinque deputati del Partito repubblicano – il leader del Gop alla Camera Kevin McCarthy e i deputati Jim Banks, Rodney Davis, Jim Jordan, Kelly Armstrong e Troy Nehls – che si basa su documenti già noti, nuovi rapporti e testimonianze di funzionari di sicurezza e della Polizia di Capitol Hill, chiama in causa radicali mutamenti delle procedure di intelligence e sicurezza ordinati proprio a ridosso delle proteste del 6 gennaio. «Come previsto, la commissione ha ignorato quasi del tutto la questione», accusa una nota diffusa dai deputati repubblicani. Il contro-rapporto include comunicazioni tra Nancy Pelosi e il responsabile della Sicurezza del Campidoglio, che aveva chiesto più volte di rafforzare i presidi di polizia senza però ottenerne l’autorizzazione.
Pelosi, da parte sua, ha più volte negato di essere stata direttamente responsabile dei protocolli di sicurezza il 6 gennaio. Il contro-rapporto pubblicato dai deputati repubblicani include anche le ripetute richieste dell’ex presidente Donald Trump ai manifestanti ad essere «pacifici» e di disperdersi. Tuttavia, come evidenziato dal quotidiano The Hill, il rapporto non menziona i ritardi di Trump nell’intervenire pubblicamente per placare le proteste, né la sua retorica nelle settimane precedenti, quando aveva sollecitato i suoi sostenitori a «lottare con tutte le forze» per contestare l’esito delle ultime elezioni presidenziali.