di Beatrice Dondi (espresso.repubblica.it, 11 giugno 2018)
Nel 1917 Ettore Petrolini scrisse l’atto unico Nerone. Da buon genio del teatro comico universale, utilizzava la parodia dell’imperatore romano per sbeffeggiare l’Italietta fascista dell’epoca. Quando nel monologo conclusivo, con le guance rubizze e il naso a ciliegia, Petrolini-Nerone declamava «Domani Roma rinascerà più bella e più superba che pria», partiva con tempismo perfetto il duetto con la voce fuori campo: «Bravo! Grazie».Bravo grazie e così via, fino all’arrivo delle risate alle lacrime. Un botta e risposta che Nerone spiegava, guardando in camera nella ripresa cinematografica di Blasetti, con acuto candore: «È piaciuta questa parola… “pria”… Il popolo quando sente le parole difficili si affeziona… Ora glielo ridico». Nel 2018, dopo un’estenuante campagna elettorale e oltre ottanta giorni alla ricerca di una quadra di governo, lo spettacolo televisivo si è svolto esattamente come la farsa petroliniana. Ogni ospite di ogni talk show esistente in natura è stato accolto da un boato di applausi, continui, scroscianti, affannati e gaudenti, brutalmente simili alle fastidiose risate che scandiscono una qualsiasi sit-com. I battimani forsennati scaturivano a qualunque “pria” venisse pronunciato da qualunque parte, su qualunque argomento. Insomma, un ritmo di approvazione unanime e incondizionato di fronte a un’opinione e al suo esatto contrario. Al punto da far sospettare l’esistenza di claque dedicate che dietro le telecamere entravano e uscivano dagli studi, ordinate, zitte zitte e in fila indiana, per osannare il Nerone del momento. Come dei “like” a caso, che si regalano sui social dove si spruzza bile qua e là e che da qualche tempo a questa parte sono diventati oggetto di discussione televisiva. L’ha detto su Facebook, l’ha scritto su Twitter, l’ha appena postato, sentiamo il suo live, guardate cosa ha twittato, vediamo la foto su Instagram sono il nuovo tormentone che, come l’applauso, si convince di essere un argomento. Invece no, trasmettere senza filtri né contraddittorio il flussetto di coscienza di un politico che abbaia sulla sua pagina non racconta alcuna storia. Esattamente come applaudire a prescindere. È solo rumore, a volte più dannoso che pria.
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