di Massimo Gramellini (corriere.it, 29 settembre 2017)
Dopo che gli appelli delle Nazioni Unite, della Cina e persino del senatore Razzi erano caduti nel vuoto, l’umanità guardava ad Albano Carrisi come all’ultima speranza. Nello scacchiere internazionale soltanto lui aveva l’autorevolezza per convincere il prestigiatore nordcoreano Kim Sala Bim a rinunciare ai suoi giochi atomici.È opinione diffusa che la nomina di Alfano a ministro degli Esteri sia dovuta a un refuso della stampante di Palazzo Chigi. Il prescelto era Al Bano, e non tanto perché in una sola edizione del Festival di Sanremo ha raccolto più voti di quanti quell’altro ne abbia presi in tutta la sua vita, ma per la vastità delle sue relazioni internazionali. Basti pensare che a lui Putin ha aperto le porte del Cremlino, mentre a Salvini non ha concesso neppure un selfie in cortile. Al Bano ha riflettuto a lungo prima di decidersi al grande passo. Ieri lo ha compiuto. Ha scritto su Oggi una lettera aperta al «carissimo presidente Kim» per proporgli uno scambio equo: tu devolvi i soldi dei missili alla gente che soffre e io vengo a cantare nel tuo Paese, incoronandoti Imperatore del Bene. Kim potrebbe essere attratto dall’offerta, data l’epidemia di cantanti che ha colpito il suo Paese, dove chi stecca sul coro viene messo al muro. Ma, al di là dell’esito ancora aperto della trattativa, resta la certezza che nella civiltà dello spettacolo tutti i ruoli siano saltati e nulla sia più davvero in grado di stupire. Nemmeno che l’Imperatore del Bene accetti la proposta di disarmo e, per via del solito refuso, organizzi un concerto di Al Fano.