La fondazione benefica che ha come priorità la messa in sicurezza delle aree di guerra, resa famosa dalla principessa Diana, è accusata dall’attrice e ambasciatrice dell’Unhcr di aver stabilito compensi vertiginosi per incarichi extra apparentemente superflui
(repubblica.it, 2 settembre 2015)
A maggio dello scorso anno – ma si è saputo solo oggi – Angelina Jolie ha sbattuto la porta e ha lasciato la fondazione benefica Halo Trust, che ha come priorità la messa in sicurezza delle aree di guerra, e resa famosa dalla principessa Diana quando si fece immortalare camminando in un campo minato in Angola nel 1997. L’attrice, impegnata in molte attività benefiche, ha lasciato dopo aver scoperto che i vertici dell’organizzazione, sostenuta anche dal figlio dell’ex principessa di Galles, il principe Harry, si sono assegnati ricompense da capogiro, fino a 500 sterline (677 euro) al giorno, per alcuni incarichi “extra” apparentemente superflui. È quanto rivela il Times, secondo il quale due membri del trust (il “consiglio” che gestisce la fondazione) hanno ricevuto oltre 120.000 sterline (162.000 euro) per uno studio interno sulla “struttura, le remunerazioni (l’ironia non manca, NdR) ed i contatti con i governi” di Halo Trust. In particolare l’attrice, che è anche ambasciatrice dell’Unhcr, si era opposta alla concessione ad Amanda Pulinger, presidente di Halo Trust ed ex capo di un hedge fund, e a Simon Coway, autore materiale dello studio, di un compenso complessivo di 850 sterline al giorno. La signora Pulinger ha ricevuto 26.500 sterline per 52 giorni di lavoro dedicati alla revisione delle procedure interne tra maggio e ottobre del 2014. Conway, invece, ha ricevuto 96.750 sterline per aiutarla e per svolgere l’incarico di direttore generale del Trust. Lo steso Conway ha ricevuto oltre 6.000 sterline per l’affitto di un cottage vicino al quartier generale di Halo Trust in Scozia, nonostante si trovi a soli 100 km dalla sua casa di Edimburgo. Halo Trust è uno dei più facoltosi: riceve ogni anno milioni di sterline da governi e dall’Onu, inclusi 5,7 milioni tra il 2014 ed il 2015 dal ministero dell’Sviluppo Internazionale britannico.