(quotidiano.net, 25 ottobre 2021)
Bufera su David Beckham, testimonial dei prossimi Mondiali di Calcio in Qatar. «Si è venduto l’anima per pura avidità»: le associazioni per i diritti umani non vanno per il sottile nei confronti dell’ex campione, celebrità globale come la moglie Victoria, ex Spice girl. Beckham è considerato “colpevole” di aver firmato con il Qatar un accordo di 177 milioni di euro per diventare “ambasciatore” della Coppa del Mondo 2022, oltre a promuovere il turismo e la cultura nel Paese del Golfo. Paese che, come spesso riportato negli ultimi anni, è stato e continua ad essere al centro di scandali per le violazioni dei diritti umani, specialmente verso lavoratori migranti, donne e omosessuali.
In particolare, Amnesty International esorta l’ex stella di Manchester United, Real Madrid e Milan a «informarsi sulla situazione dei diritti umani in Qatar e ad essere pronto a parlarne». Il ceo di Amnesty UK, Sacha Deshmukh, afferma che «la situazione dei diritti umani in Qatar è preoccupante, dal maltrattamento di lunga data contro i lavoratori migranti ai limiti alla libertà di parola e alla criminalizzazione delle relazioni omosessuali. Particolarmente disturbante è il maltrattamento dei lavoratori migranti, ovvero quelli il cui duro lavoro sta rendendo possibile la Coppa del Mondo». Dopo un decennio di pressione internazionale nell’avvicinamento ai Mondiali del 2022, il Qatar ha recentemente introdotto nuove protezioni per i lavoratori ma le altissime temperature estive e i turni lavorativi massacranti continuano a rappresentare un serio rischio.
«I lavoratori migranti sono ancora lasciati senza paga, e le autorità non hanno indagato su migliaia di morti negli ultimi dieci anni, nonostante le evidenze su collegamenti tra le morti premature e le pericolose condizioni di lavoro al caldo bruciante», continua Deshmuk. In un nuovo rapporto, Amnesty ha portato alla luce come le autorità del Qatar, piuttosto che condurre indagini adeguate, compilino regolarmente certificati di morte di lavoratori migranti attribuendole a “cause naturali” o non meglio definiti problemi cardiaci. Il gruppo ha analizzato 18 certificati e ha intervistato le famiglie di 6 lavoratori, tutti morti a un’età compresa tra i 30 e i 40 anni; 15 di questi non fornivano informazioni specifiche sulle cause di morte, riportando termini come “cause naturali da insufficienza cardiaca acuta”, “insufficienza cardiaca non specificata” e “insufficienza cardiaca acuta per cause naturali”. Un sistema sanitario ben equipaggiato sarebbe in grado di identificare le cause esatte di morte nel 99% dei casi, spiegano alcuni epidemiologi consultati da Amnesty, ma le analisi del gruppo hanno riscontrato come le morti inspiegate di lavoratori migranti in Qatar costituiscano quasi il 70%.
Il Qatar è da tempo accusato di volersi ritagliare un ruolo di primo piano sulla scena internazionale, sia a livello geopolitico – si ricorderà la sua importanza come mediatore tra superpotenze nella crisi in Afghanistan – sia, come dimostrato dall’ormai prossima Coppa del Mondo, a livello sportivo, al solo fine di ripulire la propria immagine dalle ombre da sempre presenti nel Paese. «La Fifa ha un ruolo importante da giocare nell’aiutare a portare il cambiamento in Qatar, specialmente sollevando la questione degli abusi sul lavoro connessi alle preparazioni per la Coppa del Mondo» conclude Deshmukh. «David Beckham dovrebbe usare il suo profilo, unico al mondo, per mantenere l’attenzione globale sulla questione dei diritti umani che circondano le partite, e non solo sul gioco in campo».