di Filippo Di Giacomo («Il Venerdì di Repubblica», 1° maggio 2015)
Ma quanto vale papa Francesco per la televisione? La sua immagine pesa come quella del «papissimo» Giovanni Paolo Il, è stato detto dopo l’ultima settimana santa. Insomma, anche Bergoglio nel mondo catodico sarebbe un papa «grandi ascolti». Il must degli eventi papal-televisivi, la trasmissione cioè che meglio si presta ad essere analizzata secondo le categorie della partecipazione e del gradimento è senza dubbio la Via Crucis del venerdì santo, trasmessa nel nostro e in altri 60 Paesi del mondo, soprattutto latino-americani. In Italia, da quando nel 1987 è diventato un evento auditel, l’appuntamento annuale al Colosseo ha visto il proprio pubblico crescere, ma con un andamento altalenante, da 2.819.000 spettatori del primo rilevamento sino alla platea di 5.394.000 teleutenti di quest’anno. Il «botto» auditel, la «pia pratica» del Venerdì di Passione lo ha fatto nel 2013, con Francesco appena eletto, quando la sua prima partecipazione al rito tenne inchiodati al video sette milioni di curiosi. Eppure, a due anni di distanza, gli spettatori sono scesi di un milione 400mila e chi effettua un controllo incrociato con altri eventi e altri momenti dell’anno trova conferma del trend anche nella celebrazione della Messa della notte di Natale; il 24 dicembre i fedeli furono 3.581.000 nel 2013 e 3.110.000 nel 2014. Va poi considerato che, televisivamente parlando, gli anni «forti» di Giovanni Paolo II furono quelli a cavallo del Giubileo del 2000 quando, per un triennio, lo seguì al Foro Romano un pubblico di quasi cinque milioni e mezzo. Ma il massimo del gradimento si ebbe nel 1995, con 6.787.000 spettatori. Le meditazioni della Via Crucis quell’anno furono affidate a una suora protestante, Minke de Vries. Anche l’ultimo venerdì santo wojtyliano, quello del 2005, con le struggenti immagini di Giovanni Paolo II abbracciato al crocifisso davanti ad un televisore posto nella cappella del Palazzo Apostolico, terminò con il calo di un milione e mezzo di spettatori rispetto all’anno precedente: da 5.925.000 nel 2004 a 4.545.000 spettatori nel 2005. Su papa Ratzinger, i filistei che l’attorniavano fecero circolare la voce che la sua non fosse un’immagine capace di bucare lo schermo. Non era vero. Le sue due prime celebrazioni, nel 2006 e nel 2007, furono seguite da più di cinque milioni di persone. Gli altri anni ratzingeriani ebbero lo stesso ritmo alterno registrato sia dal suo predecessore sia dal suo successore, con una media di quattro milioni e mezzo di spettatori. E il venerdì santo del 2012 Benedetto XVI «chiuse» con 4.107.000 teleutenti, in controtendenza rispetto ai 3.615.000 dell’anno precedente. Per come appariva e per quello che diceva, era un pontefice in controtendenza con l’intero mondo contemporaneo: forse la vera «sorpresa» televisiva è lui.