di Marco Cremonesi (corriere.it, 31 maggio 2021)
La diplomazia del Judo in azione. Tra Matteo Salvini, Viktor Orbán e Vladimir Putin spunta il nome di un intermediario del tutto inatteso: Al Bano. Succede che domenica si apriranno a Budapest i mondiali di Judo, arte marziale amata dal presidente russo Putin, che la pratica da decenni. E il leader di Mosca sarà sul Danubio per sostenere e applaudire la squadra russa. Con lui ci sarà il padrone di casa, il premier ungherese Orbán. A cantare l’inno della Federazione Internazionale del Judo (Ijf) sarà il nostro Al Bano, ma non è affatto una sorpresa. Il popolare cantante parteciperà alla cerimonia in una doppia veste: oltre a quella di interprete, da un paio d’anni, dell’inno ufficiale, quella di ambasciatore del Judo, sport di cui è a sua volta appassionatissimo.
Ma potrebbe essercene anche una terza. Vuoi vedere che potrebbe essere l’evento sportivo l’occasione di quel faccia a faccia lungamente atteso tra il presidente russo e il leader leghista? Quando Salvini andò a Mosca nel 2017, infatti, incontrò il ministro degli esteri Sergej Lavrov ma non il presidente Putin. Lo staff di Salvini non si sbilancia e l’incontro è semplicemente definito «possibile». In realtà, lo sherpa potrebbe essere proprio Al Bano. Che ben conosce Salvini anche perché, quando il leader leghista era ministro, andò al Viminale a rappresentargli alcune questioni legate al vino, di cui è produttore. In quell’occasione, si lanciarono insieme in un medley delle canzoni dell’artista pugliese di cui continua a circolare il video. Raggiunto telefonicamente, Al Bano conferma di essere stato «incaricato dal presidente della Federazione, l’austriaco Marius Vizer, di invitare Salvini all’appuntamento». Ma di più non si riesce a strappargli: «Io quel che dovevo fare l’ho fatto. Se Salvini andrà, bisogna chiederlo a lui». In realtà, sembra di capire che lo staff di Salvini stia appunto cercando di valutare se esista davvero la possibilità di un incontro con il presidente russo. Fino a ieri sera, di certezze non ce n’erano.