di Giorgia Olivieri (vanityfair.it, 25 giugno 2019)
E se, in questi tempi di moda usa-e-getta, ci ispirassimo alla famiglia reale inglese per porre un limite al nostro consumismo sfrenato? Sembra un paradosso ma i Windsor sono più oculati nello shopping di quello che potremmo pensare e, passando in rassegna alcune storie legate al loro guardaroba, potremmo anche riscoprirci molto più spendaccioni dei componenti della dinastia britannica. Nonostante possano permettersi qualsiasi lusso sfacciato, per loro il vestito buono è ancora un valore. La regina Elisabetta è una virtuosa del risparmio e rappresenta un faro quando si parla di riciclo degli abiti.
Non è un caso che venga chiamata, prendendo in prestito uno slogan in auge durante l’austerità della Seconda guerra mondiale, la regina del “fai e ripara” (make-do-and-mend). Potremmo quasi azzardarci a dire che i migliori amici della Corona siano sarte e calzolai, lavanderie e mercerie, altro che i diamanti! Gli abiti della regina sono fatti su misura e realizzati con tessuti e materiali di eccellente qualità. Va da sé che questo contribuisce a rendere un suo capo più prezioso di uno qualsiasi dei nostri, spesso il sintetico frutto di un acquisto scellerato, destinato a essere buttato in un cassetto e presto dimenticato, ma che tuttavia facciamo bene attenzione a non indossare due volte nella stessa occasione. Certo, gli impegni di Elisabetta II sono di ben altra caratura rispetto a quelli appuntati nelle nostre agende e il gesto di riproporre un outfit potrebbe essere interpretato come una mancanza di rispetto. Per questo motivo ogni sua uscita viene registrata in un file (ci piace immaginare un classico Excel) dove lo staff annota tutti i dettagli, compreso il nome in codice del singolo vestito. Questa meticolosità permette alla regina di evitare gaffe e di mixare i vari pezzi custoditi nel suo immenso guardaroba: con un cappello e un accessorio diverso si può dare una ventata di freschezza a qualsiasi abbinamento, in modo da poterlo sfoggiare in un altro appuntamento.
Solo per fare un esempio recente, Sua Maestà a un anno di distanza ha rispolverato la mise del matrimonio del nipote Harry con Meghan per immergersi nel giardino allestito da Kate al Chelsea Flower Show. È bastato togliere il cappello (si trattava di un evento informale) e cambiare la spilla: due accorgimenti minimi e il gioco è fatto. Del resto, possedendo lei uno stile senza tempo e avendo a disposizione uno stuolo di assistenti che devono solo occuparsi che gli abiti non le si sgualciscano, è piuttosto facile che l’umidità non le danneggi il copricapo o che le tarme non aggrediscano i maglioncini di cashmere. Gli unici animali autorizzati a mettere a repentaglio questa macchina perfetta, ça va sans dire, sono i suoi amati Corgi. Pare, infatti, che ai fidati fornitori reali di calzature sia capitato di dover sistemare tacchi vittime di un’esuberanza canina. Buttare via un paio di scarpe? Per carità! Sarà perché la regina ha vissuto la guerra, ma per lei risparmiare e tagliare il superfluo è un imperativo. Quindi, le scarpe si fanno risuolare e si ponderano bene i nuovi ordini. “Non è Imelda Marcos” pare abbia detto David Hyatt, che le ha confezionato scarpe per una vita. Un aspetto che la rende tremendamente umana.
Quante volte ci siamo ritrovate a rattoppare quel capo del nostro cuore pur di non rassegnarci a fargli prendere la via del cassonetto? Ecco, la regina lo ha fatto con il suo amato Barbour: quando alla giacca è stata mandata a rinnovare la ceratura, dopo decenni di onorato servizio, l’azienda si è proposta di inviarne una nuova ma la sovrana ha risposto “no, grazie” perché lei stava bene con la sua. Del guardaroba reale non si butta via niente. Più volte la regina Elisabetta ci ha messo letteralmente una toppa. Capita con i vestiti più elaborati, disegnati per impegni ufficiali particolarmente significativi: invece di farli giacere inutilizzati nell’armadio, alcuni sono stati rimessi a nuovo con qualche piccolo trucco. Fa sorridere l’escamotage adottato per riutilizzare l’abito da sera bianco, interamente coperto di perline, usato per rendere omaggio a Paesi diversi che la ospitavano per una cena di Stato. Gli uccelli locali ricamati adocchiati a Trinidad e Tobago nel 2009, l’anno dopo hanno preso il volo per lasciare spazio a foglie d’acero di cristalli cucite nella manica destra. Quando un patch ti salva la serata.
In casa Windsor, però, non è solo la regina a fare economia. Filippo di Edimburgo, considerato uno degli uomini più eleganti del Regno Unito, non fa mistero di essere piuttosto abitudinario in quanto a vestiti. Complice lo stesso girovita di quando era ragazzo, il principe consorte ha più volte utilizzato in occasioni ufficiali la stessa uniforme con cui si è sposato nel 1947 e si narra che anni fa abbia fatto rimodernare dal suo sarto di fiducia un paio di pantaloni confezionati nel 1957. La principessa Anna è cintura nera di risparmio. Ci sono un paio di cappottini che sfodera senza sosta ancora oggi da più di trent’anni. Al matrimonio di Lady Gabriella si è presentata con lo stesso soprabito già visto in occasioni precedenti, decorato per giunta con la stessa spilla. Come si dice in questi casi, chi più spende meno spande.Così come i genitori, anche Carlo si è prodigato nel forgiare uno stile che non dovesse essere rinnovato al passaggio delle mode. Il principe di Galles pare sia addirittura andato recuperare nei bauli di famiglia un cappotto di tweed appartenuto a Giorgio VI e, più di una volta, in occasioni pubbliche si è vantato di calzare ancora scarpe più vecchie dei suoi figli. «Odio buttare via le cose senza provare a ripararle o a usarle per altro, quindi sarei molto contento se finalmente la nostra società andasse verso un’economia circolare», così riporta un giornale australiano che ha avuto modo di intervistare il principe sul tema. «Faccio durare i miei abiti e accessori il più a lungo possibile con toppe e rammendi: in questo modo tendo a essere di moda una volta ogni venticinque anni», si legge nello stesso articolo. Con lui l’usura assume quel non so che di chic. Le giacche, presumibilmente un po’ lise, non gli hanno impedito di essere indicato come uno degli uomini più eleganti del pianeta, quello stesso pianeta che lui vuole contribuire a salvare rattoppando e riciclando. Un tempo l’avremmo definito tirchio, oggi un pioniere della moda sostenibile. Coi tempi che corrono, male non è.Perfino Diana era una riciclatrice seriale. Andando a scavare tra gli scatti che ritraggono Lady D, si nota una certa abilità a svecchiare gli abiti con qualche sapiente aggiustatura. Tra i casi che si possono citare c’è l’abito da sera firmato Catherine Walker Gown che a Lisbona nel 1987 aveva delle maniche lunghe, due anni più tardi scomparse per fare spazio a una scollatura a cuore che lasciava nude le spalle. Sforbiciate che ci riportano al presente, e che potrebbero essere un omaggio di Kate Middleton a quella suocera così celebre e sfortunatamente mai conosciuta di persona. L’inarrivabile icona di stile è stata ammirata dalle ragazze di tutto il mondo, figuriamoci quindi se non dalla piccola Kate nell’intimità della sua cameretta. A lei, moglie del futuro re d’Inghilterra, va sicuramente lo scettro della parsimonia. Che questo braccino corto applicato alla moda sia studiato o sentito, non è dato sapere. Fatto sta che la duchessa di Cambridge ha fatto dell’outfit riciclato un suo marchio di fabbrica, tanto che la notizia ormai è quando la si vede con un abito nuovo di zecca.
La tecnica è quella dei Windsor: con un altro fascinator o con una collana vistosa si può dare una nuova allure a qualcosa di già visto. Tuttavia a Kate, così come alla suocera e alla nonna del marito, piace darci dentro con ago e filo. Basti pensare al famoso McQueen nero a fiori che ha fatto un po’ la storia del riciclo creativo: stesso abito, ma scollato nel 2017 e con maniche magicamente aggiunte nel 2019. Un po’ come quando chiediamo il miracolo alla sarta sotto casa per far finta di avere un vestito nuovo quando ci invitano a un evento, ma non abbiamo i soldi per lo shopping. Quella vecchia volpe di Kate, tra l’altro, non fa altro che sfidare gli osservatori reali con i ritratti di famiglia. A ogni uscita, tendenzialmente, lei rifila ai pargoli un abito già indossato in precedenza. Gli abitini di Charlotte non vengono mai liquidati con uno scatto e via, e Louis ha già cominciato a mettere gli avanzi del fratello quando non dello zio, come al Trooping the Colour. C’è addirittura un maglioncino che gira tra i principini che ogni tanto fa capolino in qualche foto, addosso all’uno o all’altro. La duchessa dà il buon esempio con la sua frugalità, Baby George, il primogenito, disprezza come nei meme dei social, e l’ultimo di casa sembra condannato al déjà-vu. Proprio come nelle famiglie normali.