di Marta Allevato (agi.it, 1° luglio 2022)
Celebre per le messe in scena provocatorie e su temi “scomodi”, il teatro d’avanguardia più famoso di Russia, il Gogol Center di Mosca, ha tenuto ieri sera il suo ultimo spettacolo: un cambio ai suoi vertici, imposto dalle autorità, è stato letto come una chiusura di fatto, sullo sfondo dell’inesorabile assottigliamento degli ultimi spazi di dissenso in Russia. Trasformato in una sorta di oasi di libertà dal pluripremiato regista Kirill Serebrennikov – ora costretto all’esilio per le sue posizioni – il teatro ha tenuto il suo ultimo spettacolo, trasmesso anche in una diretta sui social. Mercoledì, il dipartimento della Cultura di Mosca aveva annunciato che i contratti con l’attuale direttore artistico e direttore del Gogol Center non sarebbero stati prorogati e che il teatro, che «ha lavorato sotto il nome di Gogol Center», sarebbe tornato al suo titolo originario: Teatro drammatico Nikolai Gogol.
Su Instagram, Serebrennikov – che aveva lasciato già anni fa la direzione artistica del Gogol ai suoi collaboratori, ma i cui spettacoli erano ancora in cartellone – ha denunciato che il potere «ha deciso di chiudere il teatro. Per la sua posizione. Per la sua integrità. Per il suo tentativo di libertà». Serebrennikov si era subito schierato contro la guerra e lo stesso teatro, in tutti questi mesi di conflitto, ha messo in atto alcune azioni di protesta contro l’invasione dell’Ucraina: gli attori non uscivano per gli inchini e gli applausi finali, mentre ogni spettacolo si chiudeva con l’immagine di una colomba.
Finisce così un’era teatrale: nel 2012, Serebrennikov aveva preso in mano quello che era un moribondo e mediocre teatro ribattezzandolo Gogol Center e creando un luogo di sperimentazione che ha influenzato anche altri palcoscenici moscoviti tra cui il Bolscioi, dove il regista ha messo in scena il controverso balletto Nureyev, ora rimosso dal repertorio del tempio della danza russa. I temi trattati al Gogol spaziavano dall’omosessualità al rapporto tra Stato e Chiesa, fino a quello del cittadino col potere.
Nel febbraio del 2021 Serebrennikov era stato espulso dal suo incarico, pochi mesi dopo essere stato condannato per un caso di appropriazione indebita considerato dai più un mezzo per metterlo a tacere. Dopo gli arresti domiciliari e il conferimento di diversi premi all’estero, l’artista è ora in esilio in Germania. Nell’ultimo spettacolo, ieri sera, davanti a una sala gremita e commossa, gli attori del Gogol Center hanno interpretato i testi del poeta ed ex soldato Yuri Levitanski (1922-96), molto apprezzato dall’intellighenzia. Il titolo è tratto da un verso emblematico: «Ho dimenticato quasi tutto, voglio dimenticare tutto. Non faccio la guerra, la guerra si fa dentro di me».