di Susanna Schimperna (huffingtonpost.it, 4 ottobre 2022)
Il 3 ottobre 1967 muore, a poco più di cinquantacinque anni, Woodrow Wilson Guthrie, lasciando un patrimonio di oltre mille canzoni e poesie, di cui molte che non sono state registrate o pubblicate, e che nessuno ha mai visto. Al ragazzo che spesso l’andava a trovare quando era internato al Greystone Hospital di Morrison, nel New Jersey – in realtà una clinica psichiatrica – aveva detto un giorno di andarseli a prendere, tutti quegli scritti.
Stanno chiusi in scatole nella cantina di casa mia a Coney Island, di’ che io ti ho dato il permesso. Ma quando Robert era andato il figlio Arlo, sinceramente stupito, si era detto all’oscuro di tutto, e Robert Zimmerman non volendo essere invadente era rimasto giusto il tempo per scaldarsi un po’ ed era ripartito a mani vuote. Robert Zimmerman / Bob Dylan racconterà nella sua autobiografia Chronicles che in quel luogo terribile, dove si sentivano lamenti e grida e non era raro incontrare nei corridoi persone che si davano sberle sulla faccia o roteavano occhi e lingue, Woody sembrava non accorgersi di nulla, preoccuparsi di nulla.
Passavano i pomeriggi insieme, con Bob che suonava per il malato (era affetto da una malattia genetica degenerativa) le canzoni di protesta, di lotta o le ballate che aveva imparato a memoria e che proponeva al pubblico dei tanti locali in cui si esibiva. Woody, invece, quei brani li aveva cantati, e ancora li cantava quando la salute glielo permetteva, soprattutto durante le manifestazioni degli operai, nei raduni dei disoccupati, in occasione di varie iniziative per raccogliere fondi da destinare a cause legate alla giustizia sociale e alla libertà (come la difesa della Repubblica spagnola, all’epoca sotto attacco da parte di quelli che lui considerava i pericoli più temibili: fascismo e nazismo).
Nel libro E ora pagateci i danni di Woodstock (ed. Segni e Parole), che raccoglie gli articoli su storie di musica e musicisti pubblicati quotidianamente da Gianni Lucini prima su Liberazione e poi su altri quotidiani, siti e blog – una storia per ogni giorno dell’anno –, l’autore scrive di Guthrie: «Prima da solo, poi con gli Almanac Singers, Woody garantisce presenza, sostegno e solidarietà alle azioni di lotta… Per non lasciare dubbi sul suo modo di pensare incide sul legno della cassa armonica della sua chitarra la frase “this machine kills fascists” (questo strumento uccide i fascisti)».
Nato povero, costretto a lavorare come manovale già a dieci anni e poi hobo tra gli hobo, i senza fissa dimora che si spostano per gli Stati Uniti viaggiando clandestinamente sui treni durante la Grande Depressione in cerca di lavori precari, Woody comincia presto a suonare l’armonica e strimpellare la chitarra per raccontare le vite spesso drammatiche e desolate delle persone incontrate nei suoi spostamenti, ma anche per comporre canzoni per bambini, favole, ballate, e canzoni di protesta. I suoi brani diventano popolari quando una stazione radio di Los Angeles, la Wkvd, gli affida la conduzione di un programma, e allora «le sue canzoni lasciano la polvere delle piazze e dei bordi delle strade per diventare un patrimonio del folk americano di questo secolo» (Gianni Lucini).
Deluso dalla sinistra americana, perseguitato dal governo perché ormai siamo nel periodo isterico della caccia alle streghe maccartista, Woody viene addirittura processato per molestie. Assolto per mancanza di prove, sì, ma la ferita è profonda. Sempre più malato, tre matrimoni e otto figli di cui una, Cathy, morta a quattro anni in un incendio, e un altro, Bill, morto in un incidente stradale, Woody divorzia dall’ultima moglie nel 1956, proprio quando la sua malattia sta peggiorando in maniera tragica. Non vedrà le figlie Gwendolyn e Sue ammalarsi e morire a 41 anni entrambe per la malattia che hanno ereditato da lui, ma non vedrà nemmeno il film tratto dal suo unico libro, Bound for Glory, avere un successo incredibile di pubblico e di critica, né sentirà le sue canzoni cantate da Joan Baez, gli U2, Peter Paul and Mary, Bruce Springsteen, Judy Collins, Harry Belafonte, Billy Bragg, Richie Havens.