di Alberto Ferrigolo (agi.it, 23 settembre 2022)
I media digitali sono un pericolo per la società? Se lo chiede nel suo nuovo libro Jürgen Habermas, il filosofo tedesco tra i principali esponenti della Scuola di Francoforte, che guarda con preoccupazione ad un nuovo “cambiamento strutturale nella sfera pubblica”, come riferisce il settimanale Die Zeit. La tesi è questa: per Habermas il nuovo cambiamento strutturale è il risultato di una “dissoluzione dei confini narrativi”.
Perché nel mentre “il vecchio cambiamento strutturale è avvenuto nei teatri, nei musei, nei concerti e nelle associazioni educative, in una vita culturale che si è emancipata dalla vecchia corte aristocratica, il nuovo cambiamento strutturale è attualmente in atto su piattaforme digitali come Instagram, Twitter e Facebook, che offrono un accesso senza ostacoli e quindi senza filtri che facilitano l’accesso alla formazione dell’opinione pubblica”. Allorché, tutti i potenziali utenti possono ora essere anche autori indipendenti, senza limiti, e chiunque può partecipare al discorso in qualsiasi momento, senza alcuna “tutela editoriale”.
Sottolinea Die Zeit nel recensire il libro che, da un lato, “questa apertura ha un potenziale di emancipazione”, dall’altro, secondo Habermas, “comporta anche un grande pericolo: alimenta le forze centrifughe della società e, nel peggiore dei casi, porta alla frammentazione, all’erosione della sua sfera pubblica democratica”. E se questo fenomeno lo si è potuto sinora accertare entro i confini degli standard qualitativi dei principali media, nelle redazioni, negli editori e nei redattori, ora “le regole comunicative del gioco sono di fatto cambiate”.
Pertanto, sempre secondo Habermas, il risultato è che la profilazione e le comunità di rete stanno dominando sempre più il “business discorsivo”, in cui si annulla “la differenza tra privato e pubblico – e con esso il comune senso inclusivo del pubblico”. Secondo il recensore di Die Zeit, la nuova opera di Habermas va considerata come un cambio di prospettiva. Dopo la severa critica della Scuola di Francoforte ai mass media quali strumenti dell’industria culturale, oggi vengono considerati da Habermas “come l’ultimo baluardo che può salvare la sfera pubblica democratica dalla sua decadenza”.
Conclude il settimanale tedesco: “Nonostante tutto il pessimismo culturale che più volte viene alla luce nel nuovo cambiamento strutturale nella sfera pubblica”, l’illuminista Jürgen Habermas “ora conta di nuovo sulla capacità di apprendimento dei suoi contemporanei”, come sessant’anni fa. “Perché proprio come una volta” commenta Die Zeit “la stampa ha trasformato tutti in potenziali lettori, la digitalizzazione ora ha trasformato tutti in potenziali autori”. E il settimanale si chiede: “Quanto tempo ci è voluto prima che tutti abbiano imparato a leggere? Molto tempo. Si può solo sperare che ora imparare a scrivere sia solo più veloce”.