Come si è ridotto il red carpet della Mostra di Venezia, preda dei “morti di follower”

di Manuela D’Alessandro (agi.it, 9 settembre 2022)

Quest’anno sul red carpet di Venezia è successa una cosa mai vista. Una proposta di matrimonio si è intromessa nella sfilata sul rosso del cast di The Son, il film drammatico in cui Hugh Jackman interpreta il padre di un figlio depresso. Alessandro Basciano ha chiesto in ginocchio a Sophie Codegoni di sposarlo porgendole un anello a celebrare la svolta della storia nata durante Il Grande Fratello. Belli, giovani, influencer, stanno facendo impazzire Instagram postando ogni frammento della loro avventura, ma attirando anche la ferocia di chi vede in questo episodio il momento più cafone della “desacralizzazione” del tappeto in corso da qualche tempo. Non più ambita striscia che possono calcare solo i divi, o almeno chi abbia un qualche legame col cinema, ma un tappeto “in vendita” accessibile a chiunque debba promuovere sé stesso o un prodotto, che sia un diamante o un telefonino.

Starpix / Apa-PictureDesk via Afp

Il particolare decisivo è che le foto finiscono sugli archivi di immagini cui attingono i media, dove viene indicato anche il nome dello stilista che firma l’abito indossato da chi va sul tappeto. «La proposta di nozze è la deriva di un processo cominciato quando, qualche anno fa, agli sponsor è stato consentito di far sfilare gli influncer» spiega all’Agi Mario Manca, giornalista di Vanity Fair esperto di Festival. «La moneta di scambio più importante ora è la visibilità. La scena è stata pianificata. Se fosse stato il red carpet di Bones and All, le fan di Chalamet avrebbero accompagnato i due prossimi sposi sul vaporetto per non farsi oscurare la vista del loro beniamino». Dalla Biennale fanno sapere che chiunque abbia il biglietto per il film può calpestare il red carpet, per il resto, dicono, non è affar nostro e anzi definiscono “delicato” l’argomento. «Di certo il ritorno è per tutti, anche per il Festival. L’importante è che se ne parli, bene o male» riflette Manca. Un addetto ai lavori fa notare che spesso le sale sono mezze vuote «perché ormai ci sono persone che comprano il biglietto solo per la passerella e non per la proiezione».

«Sono stato preso in giro perché ho fatto la scena di salutare sul tappeto» se la ride il dj Biagio Dainelli. «Qualcuno ha commentato che ero un poveraccio e mi credevo chissà chi ad ammiccare a una folla che non c’era, ma la verità è che mi stavo prendendo in giro da solo e che mi ha chiesto Ciak di sfilare perché ho fatto il dj per l’evento organizzato dalla rivista. È da anni che critico il tappeto che sta diventando un pascolo, come abbiamo visto con la proposta di matrimonio. E poi io, almeno due film di un certo successo, li ho girati, nel 2015. Col cinema qualcosa c’entro». Mentre scorrazzava sul tappeto racconta di aver visto una scena surreale: «Le guardie che si occupano della sicurezza hanno invitato una ragazza a sbrigarsi con la sua sfilata e lei ha esclamato con disappunto: “Lasciatemi stare, con tutti i soldi che ho speso!”. Sul tappeto ormai vige una sola regola: l’anarchia».

Quali soldi ha speso la “sconosciuta” per godere della fulminea celebrità? Di certo quelli per trucco e parrucco, i vestiti forse li ha noleggiati in cambio della visibilità per lo stilista. Ma, su Instagram, c’è chi scrive che alcuni aspiranti famosi si rivolgono alle agenzie di comunicazione per farsi confezionare il loro sogno in rosso, pagando fino a mille euro. L’odio social per questi ignoti in pellegrinaggio sul tappeto, definiti «morti di follower», in questi giorni è a mille: «esibizionisti nullafacenti»; «che poveracci»; «pagliacci»; «è un carnevale»; «nemmeno in un film di Matteo Garrone tutto questo»; «è la sagra della porchetta». «Speriamo fosse almeno un vero diamante» è la considerazione di una ragazza che guarda al sodo in mezzo alla nube di polvere di stelle spuntate.

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