di Matteo Persivale (corriere.it, 2 agosto 2022)
Per capire come mai l’America è in lutto per la scomparsa, a 89 anni, dell’attrice Nichelle Nichols, il tenente Uhura di Star Trek, si può dire — semplicemente — che fu tra i pionieri dei diritti civili dei neri, e che sul ponte dell’astronave Enterprise (in onda in tv dal 1966 al 1969 e poi attraverso sei film al cinema) ha incarnato l’ideale di un mondo dove le razze non contano più. Perché, nel futuro immaginato per la serie di fantascienza, sull’Enterprise gli ufficiali erano bianchi, neri, asiatici, senza distinzioni e nella massima normalità. In quel 1966 erano da poco più di un anno stati smontati (a malincuore) negli Stati del Sud della segregazione razziale i cartelli “whites only”, riservato ai bianchi, ma in tv il tenente Uhura incarnava un futuro diverso e inevitabile. Protagonista anche del primo bacio interrazziale della tv americana con il capitano Kirk, cosa assolutamente scandalosa nel 1968.
Senza dimenticare i suoi successi da ambasciatrice della Nasa, che la scelse negli anni Settanta per allargare il reclutamento a donne e neri. Tutto vero: ma in fondo bastano le parole del fan numero uno di Nichelle Nichols, che non perdeva una puntata, Martin Luther King. Il reverendo premio Nobel per la Pace le disse: «Hai aperto una porta che non deve tornare a chiudersi. Sono sicuro che hai avuto molti problemi, e che ne avrai ancora [Nichols voleva lasciare lo show, N.d.R.]. Ma hai cambiato per sempre il volto della televisione. Hai creato un personaggio dotato di dignità, grazia, bellezza e intelligenza. Non vedi che non sei solo un modello per i bambini e le bambine nere? Sei ancora più importante per le persone che non ci somigliano: per la prima volta, il mondo ci vede come dovremmo essere visti: uguali ai bianchi. Ci vedono come persone intelligenti, al loro livello. Come dovrebbe essere».
I tributi alla sua vita e alla sua carriera straordinaria sono stati, ieri, continui: a partire da quello del presidente Joe Biden, che l’ha definita «pionieristica», capace di «distruggere gli stereotipi». Barack Obama, incontrandola dieci anni fa alla Casa Bianca, le aveva più semplicemente confessato che da ragazzino — come la maggior parte degli spettatori etero di Star Trek — era innamorato di lei. Gli ultimi anni furono quelli dell’invisibilità, del crepuscolo e della malattia, ma oggi piangono per lei i fan famosi e non famosi, gli ex colleghi come William Shatner, il capitano Kirk, che aveva dribblato le preghiere un po’ patetiche dei dirigenti della Nbc: terrorizzati da possibili scandali, gli avevano chiesto di baciarla rapidamente e possibilmente non sulla bocca (lui ovviamente le diede un bacio vero, che fece la storia). Piange George Takei, il tenente Sulu, attore d’origine giapponese che era cresciuto da bambino in un campo di prigionia e che ha ricordato «l’amica incomparabile»: «I miei occhi luccicano come le stelle dove sei andata a riposare».
E su Twitter ci sono anche i fan non famosi, a legioni, come la professoressa universitaria d’Astrofisica che ha scritto semplicemente «oggi sono qui grazie a te»; o quelli che ricordano il suo ruolo nella campagna degli attivisti per le nozze gay, alla quale nel 2008 prestò il suo volto (e i capelli ormai candidi) regalando una foto indimenticabile: alzò il pugno chiuso nello stile delle Pantere Nere, con uno slogan pro-uguaglianza dipinto sulla guancia, paladina fino all’ultimo delle libertà civili. Il figlio del suo amico e collega Leonard Nimoy, che non c’è più e interpretava il gelido vulcaniano Spock, ha postato la foto più bella, inedita, rubata in una pausa sul set, in costume: Uhura accarezza il volto dell’ufficiale vulcaniano senza emozioni che si scioglie in un meraviglioso sorriso, tutto per lei.