Gli Stati Uniti si sono fatti il loro Eurovision Song Contest

(ilpost.it, 23 marzo 2022)

Lunedì scorso è andata in onda la prima puntata della prima edizione dell’American Song Contest, il concorso musicale ispirato all’Eurovision Song Contest e pubblicizzato come «il più grande evento di intrattenimento dal vivo in America». Trasmesso in diretta sulla rete Nbc, l’American Song Contest si svolgerà in otto settimane e prevede la partecipazione di 56 cantanti che rappresentano uno Stato confederato o un territorio statunitense ciascuno. Nelle parole degli organizzatori, il concorso intende «celebrare l’intensità e la varietà dei diversi stili e generi musicali» degli Stati Uniti; secondo vari critici, però, al suo debutto non è sembrato particolarmente convincente.

Dietro all’American Song Contest ci sono alcuni dei produttori dell’Eurovision, che negli ultimi 10 anni ha attraversato una fase di “rinascita” tornando popolare in Paesi dove era poco seguito, come l’Italia, ed espandendosi anche fuori dall’Europa. La responsabile creativa del programma (showrunner) è invece Audrey Morrissey, tra i produttori esecutivi dell’edizione americana del talent musicale The Voice. Il contest è ripreso a Los Angeles in presenza del pubblico ed è condotto dal rapper Snoop Dogg assieme alla cantante Kelly Clarkson, che nel 2002 vinse la prima edizione di American Idol. Verrà trasmesso ogni lunedì e si articolerà in 8 puntate: 5 dedicate alle serate di qualificazione, 2 alle semifinali e 1 alla finale, prevista per il prossimo 9 maggio. I cantanti in gara nella versione americana del concorso rappresentano i 50 Stati del Paese, e in più ce ne sono 6 che rappresentano il distretto federale dove si trova la capitale Washington e gli altri 5 territori americani, tra cui Porto Rico e Guam. Nel concorso si esibiscono sia cantanti emergenti sia cantanti che negli Stati Uniti ebbero una qualche popolarità negli scorsi decenni, come Macy Gray (che canterà per l’Ohio), Sisqó (per il Maryland) o Jewel (per l’Alaska). Saranno giudicati in parte dal pubblico, che può votare sul sito di Nbc o sul social network TikTok, e in parte da una giuria di esperti.

Lunedì sera si sono esibiti i primi 11 artisti in gara, tra cui il famoso cantante Michael Bolton, per il Connecticut, e la cantautrice Kelsey Lamb, che rappresentava l’Arkansas. Nel giro di circa due ore di spettacolo si è passati dall’hip-hop del rapper dell’Indiana UG Skywalkin’, di origine ugandese, alle sonorità tipiche del gospel e del blues del brano di Keyone Starr, che viene dal Mississippi. Una delle performance più apprezzate è stata quella della cantante K-pop AleXa, il cui padre è russo-americano e la cui madre è sud-coreana, e che ha rappresentato l’Oklahoma. Per via della sua provenienza, AleXa ha detto che probabilmente il pubblico si sarebbe aspettato una canzone country e un cappello da cowboy: lei invece è già affermata e abituata a esibirsi davanti a migliaia di persone proprio in Corea del Sud, il Paese in cui è nato il fenomeno musicale del K-pop. Il primo cantante a essere scelto per andare in semifinale grazie al voto della giuria è stato Hueston, del Rhode Island, che si è descritto come un misto tra il cantautore country Chris Stapleton, Adele e un personaggio della serie tv Sons of Anarchy, «ma in senso buono». Tra le altre cose, Hueston ha raccontato di essere cresciuto nella povertà e ha parlato dei propri amici morti a causa della dipendenza da droghe.

Come ha osservato la giornalista Adrian Horton in un articolo sul Guardian, in Europa l’Eurovision esiste da più di 60 anni e ha fatto conoscere a livello internazionale band come gli Abba, Céline Dion o i Måneskin, che hanno vinto l’edizione del 2021 del concorso: negli Stati Uniti però non è mai stato un evento molto conosciuto, né particolarmente capito o apprezzato. Anche se fino a pochi anni fa in molti Paesi europei l’Eurovision era considerato un evento musicale secondario e un po’ sfigato, negli ultimi anni è diventato uno spettacolo sempre più diverso e attraente, attorno a cui si è creato un mercato musicale enorme, e soprattutto è riuscito a diventare interessante per le nuove generazioni grazie a social network come TikTok. Per questo, molti ritengono che sia stata proprio la recente rinascita dell’evento in Europa, unita all’enorme successo che gli stessi Måneskin hanno ottenuto negli Stati Uniti, a convincere i produttori a confezionare una versione americana del concorso. Ci sono comunque vari dubbi sul fatto che un adattamento del concorso negli Stati Uniti possa funzionare.

Al suo esordio, l’American Song Contest ha raccolto 2,89 milioni di spettatori, un risultato piuttosto deludente, specialmente se confrontato con i circa 5,15 milioni di persone che la stessa sera hanno scelto di vedere l’ultima puntata di American Idol, arrivato ormai alla sua ventesima stagione. Horton per esempio ha definito la prima puntata dell’American Song Contest «un’imitazione caotica» della sua versione originale e ha messo in dubbio il fatto che possa avere presa sul pubblico americano per il modo in cui funziona, nonostante gli sforzi per renderlo un programma diverso e inclusivo. Anche il Washington Post ha usato l’aggettivo «caotico» per descrivere la prima serata del concorso, criticando tra le altre cose i video di alcuni minuti che anticipano le esibizioni per raccontare, in una maniera giudicata piuttosto stereotipata, le caratteristiche degli Stati e dei territori americani da cui provengono i concorrenti. Un’altra cosa che hanno osservato in molti è che certe canzoni sembrano essere state scritte appositamente con l’idea di diventare dei tormentoni su TikTok. È quello che è successo all’appiccicosissima New Boot Goofin’ del rapper Ryan Charles, del Wyoming, che lunedì sera ha subito cominciato a essere condivisa moltissime volte, citata e presa in giro sui social network.

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