di Giorgia Giangrande (giornalettismo.com, 16 agosto 2021)
Essere influencer o semplicemente avere un’audience ampia vuol dire avere delle responsabilità: prima fra tutte quella di sapere che le parole hanno un peso e una rilevanza tale da influenzare il pensiero di chi segue un determinato personaggio. E questo è un piccolo dettaglio che ancora, quando si parla del mestiere del XXI secolo, si fa fatica ad accettare. Ma che lo si voglia o no è così, altrimenti non si spiegherebbe il seguito di tanti personaggi. Perché ne parliamo a proposito dell’Afghanistan? Perché ad esporsi sui terribili fatti che si stanno svolgendo in queste ore nel Paese non sono soltanto giornalisti e politici ma anche e soprattutto cittadini comuni, alcuni dei quali sono influencer in Afghanistan.
Dalle foto al mare in Turchia in abiti colorati a contenuti che esprimono denuncia, è un attimo. Questo è quanto accaduto al feed Instagram dell’influencer afghana @ayeda.shadab, che sul social network conta quasi 300mila followers e che in poco tempo si è vista costretta a rimodulare la tipologia dei contenuti condivisi. Perché ciò che sta accadendo in Afghanistan, dopo l’attacco dei Talebani e la resa del governo, necessita di attenzione, va trattato con estrema urgenza e ha una rilevanza globale. Ayeda è un’influencer e anche una designer, ma in queste ore ha confessato ai suoi followers come – dinanzi alle immagini che arrivano dal suo Paese – non riesca a controllare le lacrime e scrive: «I talebani stanno prendendo migliaia di bambini come schiavi sessuali e spose bambine. Quanto è sbagliato il mondo? Perché tutti si comportano come ciechi e non agiscono? Perché tutti sono tranquilli e aspettano solo il peggio? Perché tutti sono così senza cuore? È solo perché non è il tuo Paese?».
Ma Ayeda non è la sola ad essersi esposta. Insieme a lei anche la cantante afghana Mozhdah Jamalzadah, che in queste ore sta repostando nelle sue storie molteplici contenuti concernenti la vicenda e che proprio oggi ha partecipato ad una delle proteste in atto nel Paese, recitando anche un discorso in pubblico (che ha successivamente pubblicato come Igtv). Infine, anche se sono molti di più i profili di chi in queste ore sta denunciando “dall’interno”, anche l’attrice Najiba Faiz negli ultimi due giorni non ha condiviso altro che contenuti sul suo Paese, nell’ultimo dei quali appare ritratta mentre stringe la bandiera dell’Afghanistan e scrive in Pashto «Kabul sta affondando. Il mio cuore è affondato. Quando sarà ricostruito sarò polvere nera». Poche parole, ma tanto dolore, lacrime e struggimento da parte di chi ha vissuto – nell’ultimo ventennio – in un Paese “protetto” e che adesso si sta vedendo strappare di dosso la pelliccia della propria libertà.