Ma quanto si chiacchiera di politica nel mondo dello spettacolo

Nell’Italia di Matteo Renzi il ruolo di teste pensanti della sinistra sembra passato dai topi di biblioteca ad attori e teatranti

di Angiola Codacci-Pisanelli (espresso.repubblica.it, 29 dicembre 2015)

Per un Nanni Moretti che sceglie il silenzio, ci sono mille personaggi del mondo dello spettacolo che non perdono occasione per «dire qualcosa di sinistra». Tanto che nell’Italia di Matteo Renzi il ruolo di teste pensanti della sinistra sembra passato dai topi di biblioteca ad attori e teatranti appena scesi dal mitico Carro di Tespi, quello che secondo Orazio segnò 
la nascita dello spettacolo. «Se davvero l’Italia sta ripartendo io vorrei sapere dove va», ha detto Valerio Mastandrea presentando 
al Festival di Torino La felicità è un sistema complesso, dove interpreta un cacciatore di teste che spinge le aziende verso la chiusura. 
Una stoccata all’ottimismo 
di tante dichiarazioni, slogan e hashtag renziani che non arriva come una sorpresa 
da parte dell’attore romano, da sempre in prima linea 
nel difendere centri sociali 
o occupazioni in nome della cultura, dal Teatro Valle 
al Cinema America. In molte di queste battaglie lo affianca Elio Germano, che l’anno scorso ha salutato con il pugno chiuso presentando Il giovane favoloso 
alla Mostra di Venezia. Quest’anno proprio dal red carpet veneziano partiva un’iniziativa molto 
“di sinistra”, la “Marcia 
degli Scalzi” che ha coinvolto migliaia di persone e 60 città italiane per solidarietà con 
i migranti. Con Mastandrea 
e Germano, ad appoggiare l’iniziativa c’erano anche Jasmine Trinca, Ettore Scola 
e Marco Bellocchio. Ma la trasferta veneziana 
non inganni: lo zoccolo duro cinematografaro della sinistra critica è radicato a Roma. È partito da qui l’appello «contro la pratica dell’utero in affitto» che ha fatto tanto scalpore proprio perché visto come un attacco da sinistra al progetto di legge sulle unioni civili. Tra i 120 firmatari ci sono Stefania Sandrelli, Giovanni Soldati, Fabrizio Gifuni, Claudia Gerini, Cristina Comencini, Claudio Amendola, Ricky Tognazzi, Simona Izzo, Micaela Ramazzotti… La mappa della Roma impegnata nei mesi scorsi 
si è allargata: alla Garbatella di Mastandrea e al Pigneto 
di Germano si è aggiunta Trastevere con Alessandro Gassmann. Del resto, a far esplodere il protagonismo degli attori è stata anche la vicenda Marino. In piena crisi Gassmann, con il suo invito 
ai romani a smettere di lamentarsi e rimboccarsi le maniche per ripulire la città, è stato uno dei primi a spingere per un appoggio concreto e quotidiano a una giunta impantanata nel tentativo di affrontare i problemi più grandi, dalla mega-discarica alla corruzione al buco di bilancio. Quando poi 
la vicenda è finita con 
la decisione clamorosa del Pd di trascinare consiglieri propri e dell’opposizione a firmare dimissioni irrevocabili davanti a un notaio, tra le voci che 
si sono alzate quelle degli uomini di spettacolo sono state le prime e le più forti, 
se non le sole. Con Nicola Piovani che scrive 
a “Repubblica” («Non è sospetto il linciaggio mediatico subito da Marino?»), Gassmann che rimpiange il sindaco via Twitter («Saluto Ignazio Marino nel momento in cui non lo saluta nessuno») e Sabrina Ferilli che promette: «Se ritira le dimissioni ballo il tango per una notte intera». Lei che ha presentato anche il suo film Io & Lei come una scossa 
al governo sul tema dei diritti dei gay: «Certo che è un film politico. Perché qui abbiamo 
a che fare con la rivendicazione dei diritti 
di persone alle quali non viene riconosciuto 
il fatto di essere coppia, 
il matrimonio o la possibilità di assistere il proprio compagno in ospedale». Non ha niente a che vedere con Roma, invece, l’impegno di Toni Servillo, che si è speso per i lavoratori di Pomigliano d’Arco. «Non è assistenza sociale, ma è condivisione 
e solidarietà», ha spiegato presentando il reading 
Toni Servillo legge Napoli, del 31 ottobre scorso: l’intero incasso è andato a un fondo di solidarietà per disoccupati, precari e cassintegrati. Una presa di posizione “di sinistra” basata sui fatti e non sulle parole. Del resto, come ha detto Mastandrea proprio all’“Espresso” nell’agosto 
del 2013, in un’intervista molto critica sul governo del momento, quello di Enrico Letta: «Non sono mica un intellettuale: dico le cose 
che penso e che mi escono spontanee». Ecco: prima pensare, poi parlare “spontaneamente”, 
senza calcoli e retropensieri. 
La prima cosa forse 
gli intellettuali di sinistra 
la sanno fare ancora, ma è la seconda che proprio non gli viene più.

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