di Monica Perosino (lastampa.it, 12 luglio 2021)
Non sono bastati cento giorni per strappare la Bulgaria dall’incertezza, sospesa tra la voglia di lasciarsi alle spalle dieci anni di impero Borissov e i timori di affidarsi alle vaghe promesse del cantante anti-sistema Trifonov. Nemmeno le elezioni anticipate di ieri, necessarie dopo un nulla di fatto lo scorso 4 aprile, dicono in modo chiaro chi dovrà guidare la Bulgaria, con un testa a testa tra il partito Gerb di centrodestra guidato dall’ ex primo ministro Boyko Borissov e il rivale populista C’ è un popolo come questo (Itn) del popolare intrattenitore televisivo e cantante Slavi Trifonov.
Il primo avrebbe ottenuto il 22,3% dei consensi alle elezioni parlamentari contro il 21,3% del secondo. Insomma, le seconde elezioni legislative in Bulgaria nel giro di tre mesi non sembrano aver risolto la paralisi che in aprile aveva impedito la formazione di un nuovo governo, portando nuovamente il Paese balcanico alle urne. L’incertezza e gli interrogativi restano gli stessi. Stando alle prime proiezioni, la partecipazione al voto sarebbe crollata al minimo storico con meno del 40% rispetto al 50,6% del 4 aprile. Numeri alla mano, nel nuovo parlamento bulgaro entrano le stesse formazioni che tre mesi fa hanno fatto un tira e molla senza riuscire a formare un esecutivo, con i partiti antisistema che si rifiutano di entrare in coalizioni con le forze politiche «dello status quo», e i partiti tradizionali che senza di loro hanno poche chance.
E mentre si contano i voti per stabilire il vincitore del duello, una cosa è certa: l’outsider Trifonov è riuscito nell’impresa di rivoluzionare la politica bulgara, da decenni pigramente adagiata sulla dicotomia tra partiti di destra e formazioni di sinistra filorussa, diventando ora l’ago della bilancia del futuro di Sofia. Giubbotto di pelle e orecchini da pirata, Slavi, cinquantaquattro anni, svetta dai suoi due metri d’altezza e dalla sua enorme popolarità, costruita da una serie di successi sulla scena musicale del Paese balcanico e dalla sua costante presenza nei talk show serali, in cui ha spadroneggiato per quasi vent’anni. Onnipresente fino alla svolta politica, quando, come un sommergibile che s’inabissa ed evita le luci della ribalta, è scomparso dalla scena e si è affidato a Facebook per creare l’immagine di un uomo schivo e pulito, il principe senza macchia che può spazzare via la corruzione dilagante e il clientelismo del regno di Borissov, anche se con un programma politico inesistente.
Così Slavi ha sollecitato la rabbia dei bulgari contro i partiti tradizionali, descrivendo la Bulgaria come un Paese in cui «la mafia ha uno Stato», e il suo leader Borissov è campione di «corruzione e incompetenza». Come un burattinaio nell’ombra, Slavi «il sottomarino», ha conquistato in pochi mesi una fetta importante di consensi, inscalfiti dalle sue stranezze, come quando, dopo il suo successo alle elezioni di aprile, è rimasto in isolamento per giorni, dicendo di avere sintomi simili a quelli del nuovo Coronavirus, oppure quando ha provato a formare un governo proponendo come premier la campionessa mondiale di scacchi Stefanova, appena diventata deputata. Durante la campagna elettorale, Trifonov si è rifiutato di parlare con i media e ha comunicato esclusivamente tramite il suo canale televisivo. D’altronde, spiega il suo sceneggiatore, e vicecapo del partito, Toshko Yordanov, «Non è uno che cerca il potere personale, vuole vedere i risultati». E da oggi la Bulgaria, fanalino di coda nell’Ue per povertà e corruzione, spera almeno in un risultato: un governo che duri più di qualche settimana.