di Enrico Pitzianti (wired.it, 11 febbraio 2021)
Nel rapporto ufficiale sui guadagni del presidente russo Vladimir Putin per il 2019 risultano entrate per circa 110mila euro l’anno tra stipendio, pensione militare e interessi su investimenti. Le proprietà invece sarebbero un appartamento a San Pietroburgo di 75 metri quadri con garage di 18 metri quadri e un altro di 150 metri quadri a Mosca. Poi due auto Wolga Gaz M21 d’epoca, da circa 15mila euro l’una, e un suv Lada Niva del valore di circa 6mila euro. Per essere la dichiarazione dei redditi di Vladimir Putin è piuttosto umile, ma è falsa: Putin ha davvero quella pensione annuale e quelle proprietà, ma sappiamo che sono dati incompleti. Il dettaglio più citato dai media e dall’opposizione russa per dare l’idea di quanto questa umiltà sia farlocca è la sua collezione di orologi.È un dettaglio minimo, ma eloquente. Putin ha mostrato in pubblico orologi per il valore complessivo di diversi milioni di euro, dal Leman Aqua Lung Grande Date della Blancpain (circa 10mila euro), al Patek Philippe Perpetual Calendar (60mila) fino a un Lange & Söhne Tourbograph (circa 500mila euro). Alcuni di questi orologi non solo li ha indossati pubblicamente ma li ha anche usati a favore di telecamera per mostrare la propria generosità, come quando ha regalato un Blancpain Aqualung da 10mila euro a un operaio della città di Tula o quando ne ha regalato un altro a un bambino siberiano nell’agosto del 2009. Sono manifestazioni di potere personale tipiche dell’autoritarismo, ma ovviamente dimostrano anche una grande ricchezza. Una celebre frase del 2012 di Boris Nemtsov, ex vice primo ministro russo e critico di Vladimir Putin, dice che “Putin non deve aver mangiato né bevuto per 6 anni per potersi permettere una collezione di orologi simile”. Era un modo ironico per dire che Putin è un politico in realtà molto ricco, oltre che corrotto (Nemtsov nel 2015 è stato ucciso nel centro di Mosca con 4 colpi di pistola alle spalle).
Stimare il patrimonio di Putin è difficile, perché non ci sono dati ufficiali e quelli disponibili sono difficili da verificare. Eppure ci sono ipotesi fatte da persone ben informate: un report del 2012, firmato dallo stesso Nemtsov e da altri politici dell’opposizione russa, chiariva che Putin è il beneficiario ultimo di una serie di enormi investimenti fatti da oligarchi e miliardari russi. Bill Browder, che è stato a capo di uno dei più grandi fondi d’investimento in Russia, l’Hermitage Capital Management, nel 2017 ha riferito al Senato americano che Putin è una delle persone più ricche del mondo: “Ho stimato che ha accumulato 200 miliardi di dollari in modo illecito nei suoi 17 anni al potere”, ha detto Browder. Del meccanismo con cui miliardari e oligarchi russi trasferiscono a Putin parte delle loro fortune (c’è un nome per questi trasferimenti: tangenti) sappiamo di più dal 2016 grazie ai Panama Papers, a partire dai quali si è potuto ricostruire il funzionamento, e stimare la portata, di questo giro di corruzione. L’International Consortium of Investigative Journalism lo stesso anno pubblicava un articolo con tanto di nomi delle banche e delle società off shore usate per nascondere i movimenti di denaro. In sostanza gran parte del patrimonio di Putin – comprese le grandi quote azionarie del gigante statale Gazprom – è intestato a familiari e prestanome del presidente russo, come il violoncellista Roldugin, sul cui conto furono trovate enormi quantità di denaro di cui lui sembrava non conoscere la provenienza.
A questo punto dell’articolo va puntualizzata una cosa importante: scrivere del patrimonio personale di un politico può sembrare populista, un modo di fare gossip travestito da notizia. In questo caso non è così: il patrimonio di Putin non ci interessa per farci i fatti suoi, ma perché ci dice come funzionano la politica e l’economia russa. Non solo, ci mostra anche quanto sono ingenue le classifiche ufficiali delle persone più ricche al mondo che citiamo continuamente. A inizio 2021 è circolata molto la notizia di Elon Musk, ceo di Tesla, che sarebbe diventato la persona più ricca del mondo (con 188 miliardi di dollari) superando Jeff Bezos, ceo di Amazon (184 miliardi di dollari). A tal proposito si sono scritti centinaia di articoli su capitalismo, disuguaglianze e grandi accumuli di capitale, discorsi che a volte lasciano intendere che queste siano cose essenzialmente occidentali: è falso. Sono discorsi che partono dai dati parziali, visto che negli Stati democratici i dati sui patrimoni personali si trovano e si verificano più facilmente. Putin non rientra in alcuna di queste classifiche di ricchezza, ma esistono indizi consistenti che ci rientrerebbe: se davvero il suo patrimonio fosse quello indicato da alcuni analisti sarebbe la persona più ricca al mondo.
Torniamo al patrimonio di Putin. In una lunga inchiesta pubblicata su YouTube dal team di Alexei Navalny subito dopo il suo arresto a Mosca, si parla nei minimi dettagli di un enorme palazzo sulla costa Est del Mar Nero, vicino alla cittadina di Gelendzhik, che varrebbe oltre un miliardo di euro e sarebbe proprio di Vladimir Putin. Questo palazzo è, ad oggi, una delle prove più solide della ricchezza personale del leader russo. Il palazzo, per sfarzo e dimensioni, è paragonato alla Reggia di Versailles, o meglio al Palazzo d’Inverno, cioè la residenza estiva degli zar di Russia. Le analogie ci sono davvero: il palazzo degli zar fu costruito da un architetto italiano, Bartolomeo Rastrelli, sulle rive del fiume Neva, e misura circa 60mila metri quadrati. Quello di Putin è sulle rive del Mar Nero, è progettato dall’italiano Lanfranco Cirillo e misura circa 18mila metri quadrati (17.691, per la precisione). Il palazzo del Cremlino, per intenderci, ne misura solo 6mila in più. Intorno al palazzo, che sul cancello d’ingresso ha addirittura l’aquila con la corona, cioè lo stemma della Russia che stava all’ingresso del Palazzo d’Inverno, c’è un terreno di 7.800 ettari. Sono 78 milioni di metri quadri, circa 39 volte il Principato di Monaco. Ci sono un anfiteatro, un campo da hockey su ghiaccio, due eliporti, una villa “per il tè” da 2mila metri quadri collegata al palazzo da un ponte lungo 80 metri, un tunnel sotterraneo che porta alla spiaggia e un secondo tunnel che porta a una stanza panoramica che da dentro la montagna si affaccia al mare, poi un orto botanico privato e una chiesa ortodossa, oltre a serre per le piante rare e due dormitori per il personale di servizio. Al tutto si aggiungono anche 530 ettari di vigneti e una cantina nei pressi di Krinitsa da 13.762 mq, solo 4mila in meno del palazzo.
Tra le prove che non si tratta di un hotel, come hanno riportato i media di Stato russi, c’è il fatto che la sorveglianza del palazzo è gestita dai servizi segreti russi (con dei veri checkpoint visibili anche su Google Maps), e che sull’intero spazio vige una no-fly zone. Anche via mare è impossibile avvicinarsi alla proprietà di Putin, le autorità portuali infatti chiedono a chiunque di mantenere le distanze dalla costa nei pressi di Capo Idokopas, che è appunto dove sorge il palazzo. Un’azienda che alleva ostriche ha pagato per la gestione dello spazio marino fino a due chilometri dalla costa, ma è una copertura, le ostriche non ci sono, è solo una costosa scusa per tenere distanti tutte le imbarcazioni, comprese quelle dei pescatori della zona.
Le informazioni sullo stabile vengono da persone ben informate, come Sergei Kolesnikov, imprenditore che in prima persona ha partecipato al finanziamento dei lavori di costruzione, per poi sfilarsi e trasferirsi a Tallin, in Estonia. La proprietà, tecnicamente, è intestata a una società di Nikolai Shamalov, amico di Putin di vecchia data, ma è un prestanome. Com’è un prestanome Tatyana Arnoldovna Kuznetsova, che ricorre spesso come intestataria di varie proprietà di Putin. I prestanome poi vengono ricompensati. Stando all’inchiesta di Navalny a Gelendzhik alcune ville sul lungomare da mille metri quadri l’una oggi apparterrebbero proprio a chi ha reso possibile l’opera e una sarebbe di Cirillo, l’architetto bresciano che però in un’intervista a Repubblica ha negato; “nessuno mi ha mai regalato nulla”, ha risposto.
Sono dati sufficienti per stabilire con certezza che Putin ha davvero un patrimonio da 200 miliardi di dollari? Sicuramente no, ma sono indizi solidi che ci avvicinano a una stima realistica. Come lo sono i documenti che vari gruppi di attivisti e media russi hanno raccolto per dimostrare che Vladimir Putin sarebbe anche proprietario di almeno quattro yacht: Nataly (dal valore di circa 75 milioni di dollari), Graceful (100 milioni), Olympia (35 milioni) ed Eclipse (1,2 miliardi di dollari e un sistema di schermatura che impedisce di fotografarlo). Due di questi sarebbero stati regalati a Putin direttamente da Roman Abramovič, il celebre miliardario russo-israeliano che, tra le altre cose, è proprietario della squadra del Chelsea. Una curiosità: l’architetto Roman Vlasov ha progettato per il presidente russo una villa dalle forme futuristiche, pubblicando poi alcune immagini sul suo account Instagram.