di Massimo Basile (repubblica.it, 7 gennaio 2021)
Un po’ Village People un po’ Armata Brancaleone, i trumpiani vestiti di corna e pellicce, come il cospirazionista Jake Angeli, detto lo Sciamano, hanno preso d’assalto la sede del Congresso, assieme a centinaia di esaltati, devastando porte, tavoli, vetrate, mostrando i loro vessilli da dentro i saloni di Capitol Hill. Le immagini hanno fatto il giro del mondo, seminando sorpresa e disorientamento in milioni di persone. Ma non in tutti: gli appassionati della serie di cartoni più famosa al mondo, I Simpson, lo avevano previsto.
Dal genio visionario di Matt Groening era già stata creata la scena che mercoledì ha ferito l’immagine della democrazia americana: nel primo episodio dell’undicesima stagione appare un Mel Gibson che, con l’aiuto di Homer Simpson, parte all’assalto del Congresso riunito, seminando terrore e distruzione con un fucile semiautomatico. Un senatore viene ucciso da Gibson, che lo infilza alle spalle con una bandiera americana. Siamo nel 1999. Tre anni prima, in un altro episodio, venne presentato lo scenario inquietante dell’assalto a Capitol Hill: l’episodio parte dalle immagini televisive, seguite con attenzione dai Simpson in salotto, in cui manifestanti salgono le scale del Congresso in stile Far West, sparando in aria all’impazzata, mentre qualcuno mostra una poderosa bomba a mano.
Groening, da acuto osservatore della realtà, ha mostrato negli anni di saper prevedere molte cose: dalla futuristica performance di Lady Gaga al Super Bowl, immaginata con otto anni di anticipo, all’elezione di Donald Trump, prefigurata nell’episodio Bart to the Future, andato in onda nel 2000. Nel 1994 appare il primo correttore automatico della storia in un palmare, due anni dopo si parla dell’avvento dell’iPod, e poi una pandemia da virus a livello globale, la nascita dei pomodori alla nicotina e dei bibliotecari robot. Ma è il tema di una democrazia americana ridotta in macerie a ricorrere spesso nella mente dell’autore, che, in un episodio molto più recente, andato in onda il 1° novembre 2020, due giorni prima delle presidenziali, e dal titolo Treehouse of Horror XXXI, presenta uno scenario da guerra civile, come conseguenza di una rivolta dopo le elezioni. Entrato in cabina elettorale, Homer comincia a leggere le cinquanta cose che ha fatto Donald Trump durante la sua presidenza, dal rifiutarsi di mostrare le dichiarazioni dei redditi all’aver rinchiuso i figli degli immigrati clandestini nelle gabbie al confine con il Messico. Alla fine Homer, dopo aver definito “brutto” e “persino peggio” quello che gli appare, decide di votare. Per chi? È facile da immaginare, ma poi la scena appare solo frutto di un sogno. Homer si risveglierà in una Springfield precipitata nel caos.
Cosa succederà adesso alla Casa Bianca, tra voci di impeachment e destituzione, nessuno è in grado di dirlo. Probabilmente aspettano il prossimo episodio dei Simpson.