(«Sette», suppl. al «Corriere della Sera», 31 luglio 2015)
Forse sono solo parole dette per piaggeria, per compiacere «l’amico Vladimir», e sarebbe grave; oppure sono la libera espressione di quel che pensa, il che è un po’ peggio. Fatto sta che, a forza di dichiarare il suo amore incondizionato per la Russia e per Putin, Gérard Depardieu è finito sulla lista nera stilata da Kiev per bandire dal Paese le persone sgradite in quanto ritenute «una minaccia per la sicurezza del Paese». E non sarà soltanto lui a non poter più mettere piede in Ucraina, anche i suoi film sono stati banditi da tutte le emittenti. Qualcuno, a Kiev, non ne ha potuto più di dichiarazioni tipo: «Amo la Russia e l’Ucraina, che fa parte della Russia», pronunciata l’anno scorso a un festival del cinema in Lettonia. Che seguivano espressioni di stima e affetto per Putin e per l’ex presidente ucraino Viktor Juščenko più volte pronunciate negli ultimi anni, insieme con l’affermazione di essere «pronto a morire per la Russia». Tanto amore gli ha fatto guadagnare senza difficoltà la cittadinanza russa, ma gli è costata l’inimicizia degli ucraini. Insieme a lui, nella lista nera di 600 personalità sgradite compilata da Kiev, ci sono anche il regista serbo Emir Kusturica e gli americani Oliver Stone e Steven Seagal.