di Roberta Mercuri (vanityfair.it, 18 ottobre 2020)
Lo scorso 22 settembre il principe Harry e Meghan Markle hanno pronunciato in tv il loro primo discorso politico, invitando gli americani ad andare a votare il prossimo novembre e per di più schierandosi, seppur in modo non esplicito (contro Trump e pro Biden). La regina Elisabetta e il resto della famiglia reale, però, non votano, né parlano (apertamente) di politica. Sono neutrali da generazioni e va bene così. Harry e Meghan, col loro discorso, hanno violato l’ultima regola dei reali. Scatenando non solo l’ira della sovrana e dei sudditi britannici. Una buona parte degli americani non ha gradito l’invito a votare espresso da un principe britannico, che non è nemmeno cittadino americano.Donald Trump, da parte sua, dopo il chiacchieratissimo video in cui i Sussex sono entrati a gamba tesa nelle imminenti elezioni americane, gliel’ha detto, come nel suo stile, senza peli sulla lingua: «Meghan? Non sono un suo fan. E auguro molta fortuna al principe Harry, ne avrà bisogno». I recenti commenti del principe sulle presidenziali americane, tuttavia, sono solo la punta dell’iceberg nella complessa relazione tra i Windsor e la democrazia di cui fanno parte. Harry, nel suo discorso in tv, ha ricordato che in tutta la sua vita, nel Regno Unito, non ha «mai potuto votare». E nella sua franchezza ha confermato qualcosa su cui si è spesso scritto ma che non è mai stato del tutto chiarito, e cioè che alla royal family, di fatto, è proibito votare, anche se non esiste una vera e propria legge al riguardo. Per Elisabetta II, durante i suoi 68 anni di regno, mantenere la propria neutralità politica è stata una priorità. «Per convenzione la Regina non vota né si candida alle elezioni, tuttavia Sua Maestà ha importanti ruoli cerimoniali e formali in relazione al governo del Regno Unito», come spiega il sito web di Buckingham Palace. Sebbene la legge britannica non lo richieda chiaramente, la tradizione vuole che la neutralità politica venga estesa a tutti i membri della famiglia reale.
Ma in Gran Bretagna non tutti sono d’accordo. Anche i politici, sul tema, si dividono. Ad esempio Lord Naseby, in un discorso alla Camera dei Lord, ha cercato di ripristinare il diritto di voto della royal family: «Sappiamo che i membri della ristretta cerchia della famiglia reale sono incoraggiati a non votare, ma possono certamente farlo perché è un loro diritto e dovere». Jacob Rees-Mogg, noto per il suo sostegno al primo ministro Boris Johnson, ha tracciato un quadro leggermente diverso: «La nostra sovrana non può votare», ha detto in un discorso nella Camera dei Comuni, «ma gli altri membri della famiglia reale possono farlo». La faccenda, insomma, è complicata. Da una parte, come fa notare l’edizione americana di Vanity Fair, l’idea del voto di un monarca è un ossimoro: le due camere del Parlamento britannico – la Camera dei Comuni e la Camera dei Lord – sono state costituite oltre cinquecento anni fa proprio per mettere un freno al potere del sovrano, quindi è ragionevole pensare che la maggior parte dei regnanti non abbia mai nemmeno pensato di votare. D’altra parte, la Gran Bretagna si posiziona costantemente come una delle prime quindici società più democratiche (secondo l’Economist Intelligence Unit). E in una società egualitaria nessuno può privare del diritto di voto una classe sociale, anche se si tratta della più privilegiata.
Come fa notare Robert Lacey nel libro Battle of Brothers, Meghan Markle aveva iniziato a rompere con la neutralità regale già nel 2018, schierandosi apertamente dalla parte del movimento #MeToo e della campagna #TimesUp. Poi, dopo l’addio ai Windsor, lo scorso giugno l’ex attrice aveva detto la sua sulla brutale morte del 46enne afroamericano George Floyd: «La sua vita contava. È devastante, non si può tacere». E aveva ricordato ai diciottenni di oggi che «la differenza la si fa votando». Mentre lo scorso agosto, in un’intervista al sito The 19th, aveva fatto sapere che non vede l’ora di partecipare al «cambiamento americano» votando alle prossime presidenziali. E siccome quando viveva in Gran Bretagna non poteva votare, aveva approfittato dell’occasione per lanciare una frecciatina alla royal family: «Votare è così incredibilmente importante. Le persone non ricordano quanto sia stato difficile ottenere il diritto di voto. Lo danno per scontato. Ma guardo mio marito, per esempio: non ha mai potuto votare. Il diritto di voto però non è un privilegio, è un diritto in sé e per sé». Il protocollo che impone alla famiglia reale di ignorare la politica e i movimenti sociali, secondo Lacey, è destinato a fallire. Per questo lo scrittore s’è rammaricato dell’addio di Harry e Meghan ai Windsor. I Sussex, a suo giudizio, avrebbero potuto aiutare la royal family a trovare un nuovo equilibrio con la politica. Un equilibrio più adeguato a una società democratica e al mondo attuale.