Sophie Zhang sulle fake news di Facebook: «Ho le mani sporche di sangue»

(giornalettismo.com, 15 settembre 2020)

Le fake news politiche su Facebook tornano a fare polemica. Stavolta a causa di un memo scritto dall’ex data scientist del gigante social, Sophie Zhang, e inviato a BuzzFeed News dove si racconta che la compagnia fondata da Mark Zuckerberg avrebbe ignorato o risposto in maniera estremamente lenta a prove evidenti che profili falsi stavano interferendo in elezioni o situazioni politiche in varie parti del mondo. Sono tanti gli esempi che Zhang presenta nel suo memo sulle fake news politiche ignorate da Facebook per non perdere denaro e influenza.

Ph. Silas Stein / Dpa – Picture-Alliance
Ph. Silas Stein / Dpa – Picture-Alliance

E così ci sono gli esempi di capi di governo e di partiti politici in Azerbaigian e Honduras che usano account falsi o volutamente ingannano il pubblico per influenzare l’opinione pubblica. Oppure le prove che in India, Ucraina, Spagna, Brasile, Bolivia ed Ecuador ci sono state campagne organizzate da mandanti misteriosi per favorire o contrastare candidati politici o eventi. «In tre anni di lavoro a Facebook ho trovato tanti tentativi clamorosamente espliciti di ingannare i propri cittadini da parte di vari governi, anche con notizie che poi sono diventate virali in tutto il mondo» ha scritto Sophie Zhang nel suo memo sulle fake news politiche, raccontando di avere lei, a sua volta, «preso decisioni che hanno inciso sulla sorte di presidenti stranieri senza alcun controllo», oltre ad aver «agito contro svariati politici a livello globale così spesso da aver perso il conto».

Notizie e rivelazioni che riportano alla mente l’interferenza russa nelle elezioni americane del 2016, terminate con la clamorosa e inattesa vittoria di Donald Trump, ma che, secondo il racconto di Zhang a BuzzFeed, riguarderebbero soprattutto il destino politico di Paesi fuori dall’asse Stati Uniti – Europa Occidentale. E che fanno dire all’ex data scientist di Facebook: «So di avere le mani sporche di sangue».

Tra le rivelazioni più importanti e clamorose di Sophie Zhang sulle fake news politiche su Facebook c’è, per esempio, il clamoroso ritardo con cui i dirigenti del gigante social avrebbero reagito a una campagna coordinata in Honduras per far aumentare la popolarità del presidente Juan Orlando Hernández, ingannando però il popolo honduregno. Facebook è intervenuto infatti solo a luglio, dopo nove mesi di fake news, e una volta presi provvedimenti i falsi account hanno comunque continuato a spargere fake news politiche, e lo farebbero tuttora. In Azerbaigian, invece, Zhang avrebbe scoperto che il partito al potere «ha utilizzato migliaia di profili falsi per minacciare e aggredire l’opposizione», con Facebook che avrebbe iniziato un’indagine solo un anno dopo le denunce dell’ex dipendente, che, insieme ad altri colleghi, avrebbe cancellato oltre dieci milioni e mezzo di falsi supporter e reazioni a favore di politici di primo piano in Brasile e alle elezioni americane del 2016.

Nel febbraio del 2019, invece, sarebbe stato un ricercatore della Nato a fornire a Facebook le informazioni su attività di disturbo russe nei confronti di una figura di primo piano della politica americana, mentre in Ucraina Zhang avrebbe scoperto attività di sostegno fasullo in favore degli ex primi ministri Julija Tymošenko e Volodomyr Groysman durante la campagna elettorale che ha visto trionfare Volodymyr Zelens’kyj [già attore comico – N.d.C.]. E la scelta di Zhang di lasciar perdere le attività di diffusione di fake news politiche, bot e account organizzati in Bolivia ed Ecuador per la troppa mole di lavoro potrebbe aver permesso alla Destra estrema boliviana di portare a termine il colpo di Stato contro il presidente Evo Morales.

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