WikiLeaks e Sony: gli Usa pensarono di chiedere aiuto alle star di Hollywood contro l’Is

Il sito di Assange ha messo online oltre 170mila mail rubate lo scorso anno probabilmente da hacker al soldo del regime di Pyongyang

(repubblica.it, 17 aprile 2015)

WikiLeaks torna a colpire e pubblica sul suo sito le mail interne e altri documenti rubati alla Sony Pictures Entertainment nell’ormai famoso attacco informatico a novembre ad opera, secondo l’amministrazione Obama, della Nord Corea. La scorsa notte il sito fondato Julian Assange, diventato famoso con la pubblicazione dei documenti segreti di Pentagono e Dipartimenti di Stato sulle guerre in Iraq ed Afghanistan, ha pubblicato oltre 30mila documenti e 173mila mail della Sony, un archivio enorme che «mostra il funzionamento interno di una corporation multinazionale potente», si legge in una dichiarazione rilasciata dallo stesso Assange. Per contrastare la propaganda dell’Isis, il governo Usa ha pensato anche di chiedere aiuto a Hollywood.TheInterview-TheMovie È quanto sembra emergere dalle informazioni contenute negli “archivi Sony” pubblicati ieri online da WikiLeaks. Alcuni siti, tra cui Motherboard, poi rilanciati su Twitter proprio da WikiLeaks, hanno pubblicato in particolare una email che dimostrerebbe il tentativo del governo americano di “reclutare” i big dell’industria del cinema. L’email è stata apparentemente inviata da Richard Stengel, sottosegretario per la diplomazia e gli affari pubblici del Dipartimento di Stato, al Ceo di Sony, Michael Lynton. «Abbiamo tante sfide per contrastare i racconti dello Stato Islamico in Medio Oriente», si legge nel messaggio e «in seguito alla nostra conversazione, mi piacerebbe convocare un gruppo di dirigenti dei media che possano aiutarci a rispondere a questa grande sfida». Per avere «una conversazione su idee, contenuti e produzioni». In risposta, Lynton, scrive Motherboard, ha inviato una lista di nomi di dirigenti di gruppi tra cui la Walt Disney International o la 21st Century Fox. Nello spiegare perché si è deciso di pubblicare questo materiale, il fondatore di WikiLeaks, che dal 2012 vive rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per sfuggire ad un mandato di cattura svedese per aggressione sessuale, ricorda che si tratta di «materiale di rilevanza giornalistica al centro del conflitto geopolitico». «Appartiene al pubblico dominio e WikiLeaks assicurerà che rimarrà tale», ha poi concluso. Secondo WikiLeaks infatti tra le centinaia di migliaia di documenti vi sono anche quelli che rivelano «i legami con la Casa Bianca (vi sono almeno 100 email provenienti da indirizzi governativi), la capacità di avere un impatto su leggi e scelte politiche e le connessioni con il complesso industriale e militare americano». Tra i documenti rilevati anche quelli che si collegano al caso di un altro famoso “leaker” americano, Edward Snowden. Documenti che provano l’azione di lobby e di stanziamento di un milione di dollari per la parcella dell’avvocato russo della talpa della Nsa come parte dei costi di preparazione del film di Oliver Stone su di lui. L’attacco hacker contro la Sony è stato considerato una rappresaglia di Pyongyang per il film, allora in uscita, The Interview in cui si prendeva in giro il leader nordcoreno Kim Jong-un. La Corea del Nord ha negato ogni responsabilità per l’attacco alla Sony Pictures.

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