(ilpost.it, 30 giugno 2020)
A pochi mesi dalle elezioni presidenziali statunitensi, che si terranno il prossimo 3 novembre, è riaffiorato sui social network il PizzaGate, una teoria complottista nata durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2016. La teoria era propagandata da alcuni sostenitori dell’allora candidato repubblicano, e oggi presidente, Donald Trump per danneggiare la sua rivale Hillary Clinton e i Democratici.
A quattro anni di distanza, scrive il New York Times, la teoria cospirazionista si è adattata ai tempi: si è diffusa molto tra i più giovani su TikTok, un social network per bambini e adolescenti dove si condividono brevi video divertenti, e oltre che i Democratici ora prende di mira soprattutto celebrità, a partire dal cantante Justin Bieber, accusate di far parte o di essere vittime di un gruppo di pedofili nascosto in una pizzeria di Washington DC.
Il PizzaGate era nato nel 2016 su due piattaforme on line molto popolari tra i sostenitori di Trump, Reddit e 4Chan: analizzando alcune delle email sottratte con un attacco informatico a John D. Podesta, importante consigliere di Hillary Clinton, i teorici del complotto sostenevano l’esistenza di un traffico di bambini per scopi satanici e sessuali, gestito dai Democratici in una normale pizzeria di Washington DC, la Comet Ping Pong. La tesi non ha alcun fondamento e si basa su alcune normalissime email che vengono descritte come comunicazioni in codice, ma circolò moltissimo anche su Facebook, Twitter e YouTube, causando alla pizzeria molti problemi: le sue pagine on line furono oggetto di centinaia di recensioni negative, e il proprietario James Alefantis e gli altri dipendenti ricevettero continue minacce su Internet. A dicembre un uomo di ventotto anni entrò nella pizzeria con un fucile automatico e sparò, dopo che i clienti erano usciti; venne arrestato dalla polizia e condannato a quattro anni di carcere.
Il PizzaGate è rispuntato ad aprile, quando venne diffuso su YouTube Out of Shadows, un documentario che sosteneva la teoria, girato da un ex stuntman di Hollywood. Il documentario si diffuse soprattutto nella comunità che sosteneva un’altra teoria del complotto, QAnon, secondo cui Trump starebbe lottando contro un grande cartello internazionale di pedofilia e satanismo, tra i cui leader ci sono ovviamente sia Barack Obama sia Hillary Clinton. I militanti di QAnon iniziarono a promuovere il documentario e a diffonderlo in gruppi privati su Facebook, su TikTok e su altri social network.
A maggio era spuntata poi l’idea che Justin Bieber fosse coinvolto nel PizzaGate e che fosse stato vittima del gruppo di pedofili. La situazione è sfuggita di mano a causa di un suo gesto innocuo in un video pubblicato su Instagram a inizio giugno: aggiustarsi il berretto di lana nera. Uno dei tantissimi commenti postati durante il video in diretta gli chiedeva di toccarsi il berretto se fosse stato vittima, da ragazzino, del PizzaGate: il flusso di commenti era tale che è piuttosto implausibile che Bieber l’avesse letto, ma centinaia di migliaia di fan interpretarono il suo toccarsi il cappello come una conferma. Da quel momento il PizzaGate, fino ad allora contenuto negli Stati Uniti e legato alla politica, ha preso piede in tutto il mondo, diffondendosi anche grazie a video che analizzavano il gesto di Bieber tradotti in spagnolo, italiano, portoghese e altre lingue, che sono stati visti milioni di volte. I fan di Bieber hanno lasciato migliaia di commenti sui suoi account social per chiedergli se stesse bene, l’hashtag #savebieber è stato molto utilizzato su Instagram e le ricerche su Google di “Justin and PizzaGate” sono improvvisamente aumentate. Su TikTok, video con l’hashtag #PizzaGate sono stati visti più di 82 milioni di volte.
Secondo un’analisi del New York Times, il PizzaGate a questo giro è ancora più diffuso che nel 2016. Nella prima settimana di giugno, ci sono stati più di 800mila commenti, like e condivisioni dedicati su Facebook e circa 600mila su Instagram, mentre nella prima settimana di dicembre del 2016 le interazioni dedicate al PizzaGate su Facebook erano state 512mila su Facebook e 93mila su Instagram. Nel gennaio del 2020, quando la teoria sembrava sotto controllo, erano sotto le 20mila su entrambi i social network. Il PizzaGate non prende più di mira solo Hillary Clinton e i Democratici, ma uomini d’affari, politici e celebrità, tra cui Bill Gates, Ellen DeGeneres e Oprah Winfrey. Molti ragazzini lo considerano un passatempo divertente e si impegnano a decifrare simboli che suggerirebbero l’appartenenza alla rete di pedofili: basta un semplice triangolo, che ricorda la fetta di una pizza. Altri invece lo prendono sul serio, come dimostra il ritorno dei commenti d’odio e delle recensioni negative contro la pizzeria Comet Ping Pong. Il suo proprietario, James Alefantis, ha detto di recente di aver ricevuto minacce di morte e che l’Fbi ha aperto una nuova indagine due mesi fa; ma l’Fbi non ha voluto commentare.
Intanto i social network, che nel 2016 avevano risposto tardivamente al diffondersi del complotto, stanno prendendo nuove misure per contenerlo. Dopo la sparatoria, YouTube, Twitter e Facebook sospesero gli account degli utenti che sostenevano il PizzaGate e cancellarono centinaia di post. Facebook rese impossibile cercare hashtag come #pizzagateisreal; chi cercava #pizzagate su YouTube arrivava alla spiegazione che si trattasse di una tesi infondata; Twitter aveva bloccato la comparsa dell’account #pizzagate dai trending topics negli Stati Uniti. Ora YouTube ha detto di aver rimosso dalla ricerca i video dedicati al complotto, tra cui Out of Shadows; Twitter assicura di eliminare costantemente i post sul PizzaGate; Facebook ha creato nuove regole, squadre e strumenti per impedire il diffondersi di teorie false come questa. Mercoledì TikTok ha rimosso l’hashtag #PizzaGate e tutti i contenuti correlati perché, ha spiegato un suo portavoce, viola le linee guida del social network. Quello stesso giorno Facebook ha cancellato tutti i commenti collegati al PizzaGate dalla pagina della pizzeria Comet Ping Pong.