di Paolo Mossetti (wired.it, 11 giugno 2020)
L’emittente conservatrice One America News Network (Oann) ha un’audience minuscola se paragonata alle sue concorrenti, il suo sito web attrae pochi lettori e non è mai diventata parte del mainstream. Ma ha uno spettatore d’eccezione: il presidente degli Stati Uniti. Il quale, rilanciando periodicamente le teorie del complotto di questo canale, gli consente di diventare un’arma propagandistica di tutto rispetto.
È su Oann che Donald Trump è andato a pescare la tesi senza capo né coda secondo la quale un 75enne di Buffalo, spinto per terra dalla polizia e finito con la testa spaccata, sarebbe – parole di Trump – un “provocatore Antifa” che avrebbe simulato la caduta per inguaiare le forze dell’ordine. Un’affermazione senza fondamento, perché l’anziano ferito, Martin Gugino, era un attivista cattolico legato a una ong che si occupa di diritti umani. Quel segmento di Oann che presentava la storia del false flag come accertata sarebbe finito nella semi-oscurità, non fosse stato per Trump che ha scelto di amplificarne l’audience diffondendolo al mondo. E c’è di più: il corrispondente di One America News che ha raccontato la storia, Kristian Rouz, è un giornalista originario della Russia che ha anche lavorato per Sputnik, l’emittente di propaganda controllata direttamente dal Cremlino, secondo quanto riportato dal Daily Beast. Proprio come Sputnik, Oann è nota per acutizzare le divisioni politiche e culturali negli Stati Uniti e in Europa, con servizi focalizzati sui crimini degli immigrati – soprattutto africani –, la presunta ipocrisia degli intellettuali liberal e gli scheletri nell’armadio delle eroine della Sinistra, come Carola Rackete o Greta Thunberg. Gugino, ad esempio, era “ben lontano dal gentile anziano descritto da molti nei media”, secondo le parole del giornalista Pearson Sharp.
One America News, che ha sede a San Diego e, con una certa onestà, si racconta come “il più grande sostenitore di Trump”, in realtà precede la presidenza dell’immobiliarista newyorchese. È stata fondata infatti il 4 luglio 2013 da Robert Herring, un imprenditore hi-tech della California che aveva già prodotto alcune trasmissioni che celebravano gli immensamente ricchi e l’edonismo più puro. Herring e il padre si erano convinti che Fox News ci stesse andando troppo piano e troppo gentilmente con Barack Obama, il presidente number 44 dalla parlata colta e il vestire elegante, e avevano deciso di lanciare il proprio canale ultra-populista e iper-nazionalista. In quel momento Trump era considerato poco più di una macchietta dei reality, uno capace di dare in escandescenze per la rielezione di Obama e spargere la voce secondo la quale il primo presidente nero sarebbe in realtà nato in Africa e di fede musulmana. La nascita di Oann non è stata tanto pensata per sostenere l’avventura politica della star di The Apprentice, dunque, quanto per dare eco alla visione paranoica e sotto assedio che avrebbe condotto quell’avventura alla vittoria. La candidatura di Trump del 2016, non a caso, era sembrata il carro perfetto su cui Oann potesse saltare e, da quel momento, è nato un sodalizio comunicativo che avrebbe generato l’invidia di altri network di Destra.
Nel 2018, quando era già stata accertata l’inconsistenza del Pizzagate (la teoria cospirazionista alt-right secondo cui Hillary Clinton e alti funzionari del Partito democratico gestivano un network pedofilo facendo base in alcuni ristoranti di Washington), Oann ha assunto Jack Posobiec, uno dei principali diffusori del complotto, come annunciatore. Tra i servizi più famigerati del network c’è la copertura del caravan di migranti dal Centroamerica – composto da qualche decina di famiglie con donne e bambini – “come se fosse un uragano di categoria 5”, secondo The Atlantic. Più recentemente, Oann ha rilanciato la teoria secondo cui il Coronavirus sarebbe un prodotto di laboratorio dei cinesi immesso in Occidente per volontà del Partito comunista. “Preferisco morire da persona libera che da schiavo del governo” è stata la linea adottata per contestare le restrizioni anti-Covid imposte dalla scienza e – a detta di Oann – dalle Sinistre.
Come ha fatto questa microtelevisione – che vanta di essere la quarta più vista del Paese, ma pochi ci credono – a vedersi ammessa di colpo in sala stampa alla Casa Bianca, con la libertà di fare tutte le domande che vuole? Probabilmente perché quelle domande sono un concentrato di tenerezze nei confronti di Trump, che ricambia con la stessa carineria – pur essendo lui notoriamente scortese, specialmente con i giornalisti invisi. “Vorrei congratularmi con la vostra emittente. Siete grandi”, diceva proprio il presidente nel 2017 a un corrispondente di Oann. Nel 2018, in una conferenza stampa a Singapore, è stato ancora più sincero: “Grazie per il modo in cui trattate questa amministrazione: lo apprezziamo. Davvero, è una bella cosa quello che fate”. Un mese fa si era diffusa anche la notizia che il figlio di Trump, Donald Jr., avrebbe acquisito una quota considerevole nel network, ma la vicenda sembra – almeno per ora – campata per aria.
Fatto sta che se Trump ha menzionato Oann nei suoi tweet dozzine di volte, negli ultimi anni, è anche per un motivo più profondo delle lusinghe che ne riceve. Si tratta infatti di una lunga fase complicata del rapporto tra la presidenza e i canali conservatori tradizionali, come Fox News, che pure erano famosi per fare da megafono alle idee nazional-populiste, o dei repubblicani in generale. Trump, tuttavia, non è mai stato un repubblicano come gli altri: ha sempre fatto suo l’uso dell’insulto per umiliare gli eroi del Gop che non lo appoggiavano abbastanza, o che osavano mettersi contro di lui. Per denudare le contraddizioni di Bush figlio e dei reaganiani ha, spesso, usato lo stesso scetticismo anti-interventista in Iraq e anti-globalizzazione tipico dei populisti di Sinistra. Vale lo stesso per i suoi scudieri. Uno dei suoi mezzobusti più fedeli, Tucker Carlson, attacca volentieri sia le velleità dei liberal e la polizia del pensiero nelle università progressiste sia le oligarchie economiche che impediscono un’autentica lotta di classe.
Il Coronavirus prima e gli scontri di piazza contro la brutalità poliziesca poi hanno reso lo scenario più confuso, e Trump sente di non poter contare sugli alleati di sempre. Fox è stata costretta a diffondere una nota in cui riafferma i valori di inclusione e diversità all’interno dei suoi uffici, proprio nel bel mezzo di una guerra culturale nella quale l’alt-right sta cercando di amplificare le responsabilità di Black Lives Matter nel creare un’atmosfera d’intolleranza nei confronti dei bianchi e della storia americana. Il britannico Piers Morgan, tra i più celebri giornalisti televisivi ad aver sposato la causa trumpiana in Europa, è rimasto sconvolto dalla gestione americana del Coronavirus e gli si è scagliato contro. Mentre Oann avrebbe, secondo alcuni report, tra le linee guida, quella di non pubblicare mai e poi mai sondaggi che diano Trump in calo o indietro rispetto a Biden, Fox sembra oscillare tra il sostegno alla causa del presidente contro il deep State e una parvenza di imparzialità.
Tutto questo non basta a Trump, che ha bisogno di megafoni decisamente più affidabili e schierati, anche a costo di scadere nel ridicolo. È prevedibile una crescita esponenziale di bufale incendiarie – come quella sugli Antifa – diffuse dal presidente della nazione più ricca e potente della Terra, anche a costo di lasciare di stucco il suo stesso partito. E se questo è l’atteggiamento che la Casa Bianca assume di fronte all’immagine di un anziano “provocatore” in piazza, come reagirà nell’ipotesi di una sconfitta alle prossime elezioni, magari anche di qualche migliaio di voti? Siamo già in territori inesplorati.