La legge anti-linciaggio approvata negli Usa ricordando un brano di Bob Dylan

di Roberto Brunelli (agi.it, 28 febbraio 2020)

Alla fine, Emmett Till non è morto invano. Sessantacinque anni dopo la sua barbara uccisione nella cittadina di Money, in Mississippi, il Congresso americano ha approvato una legge federale che definisce il linciaggio un «crimine d’odio». Una norma che porta il nome di Emmett, così come lo porta una delle più dolenti canzoni di Bob Dylan, The Death of Emmett Till.

spark.adobe.com
spark.adobe.com

Composta nel 1962 come furente atto di protesta per il brutale assassinio di questo ragazzo afroamericano di appena 14 anni: «Il motivo per cui l’ammazzarono lì, e sono sicuro che non è menzogna, è che era solo per il divertimento di ucciderlo, e vederlo lentamente morire», cantava il menestrello di Duluth. Una canzone che – pur non apparendo su alcun album ufficiale di Dylan – contribuì a fare della sua morte uno degli eventi-chiave per il rafforzamento del nascente movimento dei diritti civili. Quando fu mandata in onda per la prima volta in onda, il telefono della stazione radio WGES andò in tilt a causa di ben 8.394 telefonate. Per il funerale del ragazzo, la madre pretese che la sua bara rimanesse aperta perché chiunque potesse vedere cosa avevano fatto al piccolo Emmett: era stato massacrato di botte, gli avevano cavato un occhio, poi gli avevano sparato e infine l’avevano gettato nel fiume con al collo la pala di uno strumento utilizzato per la lavorazione del cotone, legata con del filo spinato.

Eppure la legge, presentata dal deputato dell’Illinois Bobby Rush, arriva 120 anni dopo il primo tentativo compiuto dal Congresso di mettere in piedi una normativa anti-linciaggio. «Decine di tentativi simili erano stati affossati», annota il Washington Post. È passata con 410 voti contro 4, e ora approderà alla Casa Bianca, dove ci si attende che venga firmata dal presidente Donald Trump. Il Senato aveva già dato il suo via libera l’anno scorso. Non è una legge simbolica: chi verrà condannato in base alla norma rischierà anche la prigione a vita. «Finalmente Emmett avrà giustizia, così come almeno altre 4mila vittime di linciaggio, prevalentemente afro-americane», ha detto il deputato Rush. La presunta “colpa” di Emmett fu quella di aver fischiato dietro a una donna bianca in un negozio di alimentari: nell’America ancora profondamente razzista del Sud spesso non vi era bisogno di prove per decretare la morte. Eppure, l’omicidio scatenò una scossa d’indignazione in tutto il Paese, dando forza al nascente movimento dei diritti civili. «Impossibile sottovalutare l’importanza di questa legge», ha affermato ancora Rush.

«Da Charlottesville a El Paso ancora ci confrontiamo con lo stesso razzismo violento e con lo stesso odio che si sono presi la vita di Emmett e di tanti altri. L’approvazione di questa norma manda un forte e chiaro messaggio alla nazione: tali atti non saranno più tollerati». È d’accordo il congressman Bennie Thompson, che rappresenta il distretto nel quale Till fu rapito e poi ucciso: «Non è mai troppo tardi per assicurarsi che giustizia sia fatta». Anche la senatrice della California Kamala Harris, ex candidata democratica alla Presidenza, ha detto la sua: «I linciaggi furono un atto di violenza orrendo e razzista. Per troppo tempo il Congresso ha mancato di prendere una posizione morale e passare una norma di questo genere. È una giustizia in ritardo». Stando al testo varato ieri, tra il 1892 e il 1968 negli Stati Uniti ci sono stati 4.742 assassinii per linciaggio. La stragrande maggioranza delle vittime, ossia 3.445 persone, erano “black”. Come ricordano oggi molti media americani, almeno in 200 occasioni il Congresso ha mancato di varare una norma anti-linciaggio. La prima volta fu nell’anno 1900: fu il deputato della Carolina del Nord George Henry White a presentare un apposito disegno di legge. Era, allora, l’unico membro nero del Congresso.

Ma non è la prima volta che una canzone di Bob Dylan arriva dove la giustizia non è ancora arrivata: nel 1964 colui che tre anni fa fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura, ma allora aveva appena 23 anni, cantò il massacro di Hattie Carroll, una barista nera, madre di 11 bambini, colpevole di aver portato in ritardo un Bourbon al giovane William Zanzinger. Il quale per l’omicidio – derubricato a colposo – fu condannato a soli 6 mesi. Lui poi visse libero fino al 2009. Segnato, però, per tutta la vita, dalla condanna forse ancora più severa di una canzone, The Lonesome Death of Hattie Carroll, intonata e ricordata fino a oggi da milioni di persone. Un verdetto che ha consegnato Will Zanzinger per sempre alla storia, così come Emmett Till è stato il simbolo della violenza razzista ben prima che il Congresso degli Stati Uniti d’America gli intitolasse una legge di giustizia.

Spread the love