di Maurizio Stefanini (ilfoglio.it, 10 novembre 2019)
Dal Cile a Hong Kong, un’ondata di proteste sta percorrendo il mondo. Diverse sono le motivazioni, diverse sono le ideologie, diverse sono le culture. Ma ogni protesta si sceglie una colonna sonora. Ecco le canzoni che i manifestanti stanno cantando per le strade in rivolta.Cile – El baile de los que sobran
“Il ballo di quelli che sono di troppo” è la canzone del 1986 che un milione di manifestanti ha intonato in coro a Santiago. “Unisciti al ballo di quelli che sono di troppo / di nessuno sentiremo la mancanza / nessuno ci ha voluto aiutare davvero”, ripete il ritornello. Terzo brano di un album del gruppo Los Prisoneros, risale alla fine del regime militare ed è in uno stile synthpop abbastanza lontano dal genere andino che, in Italia, è abitualmente associato all’opposizione a Pinochet. Scandito da un latrato che secondo l’autore Jorge González imitava il cane di sua madre, ispirato dalla frequenza al Liceo Andrés Bello, in effetti non tratta di repressione politica, bensì di esclusione sociale, dei giovani che studiano per dodici anni e sanno di essere destinati alla disoccupazione: “Ad altri hanno insegnato segreti che a te no / hanno davvero dato agli altri / quella cosa chiamata educazione / hanno chiesto sforzo / hanno chiesto dedizione / E per cosa? / Per finire ballare / e a prendere a calci i sassi”. Fu però tra le canzoni che accompagnarono la campagna per il no al referendum del 1988, e adesso è ridiventata la canzone della protesta contro Piñera: da 12mila a 37mila riproduzioni in Spotfy in tre giorni. “È molto triste che continui a essere di attualità”, dice l’autore.
Libano – Baby Shark
Quella del “Baby Squalo” è una canzone per bambini su una famiglia di squali. Non si sa quando e come è nata, ma probabilmente ispirata al film Lo squalo e sviluppata in qualche camping, forse di Boy Scout, come canzone da falò, o in qualche colonia estiva. Rilanciata dopo il 2010 grazie a social media, video online e radio, in particolare è diventata virale con un video prodotto da Pinkfong: un medium di formazione all’interno di SmartStudy, startup sudcoreana. Pubblicato il 25 novembre 2015, ha raccolto oltre 2,1 miliardi di visualizzazioni a partire dal gennaio del 2019. La canzone inizia con la melodia della Sinfonia n. 9 di Antonín Dvořák, che ricorda la musica dal film Lo squalo, e presenta una famiglia di squali che vanno a caccia di pesci che scappano per mettersi in salvo. “Baby shark, doo doo doo doo doo doo / Baby shark, doo doo doo doo doo doo / Mommy shark, doo doo doo doo doo doo / Daddy shark, doo doo doo doo doo doo / Grandma shark, doo doo doo doo doo doo / Grandpa shark, doo doo doo doo doo doo…”. Durante le proteste in Libano un gruppo di manifestanti circondò un’auto con a bordo una mamma e un bambino di un anno e mezzo. Il piccolo si spaventò, e allora per calmarlo i manifestanti si misero a cantare per lui Baby Shark. Il video ha fatto il giro del mondo, rappresentando una “protesta dal volto umano” che ne ha fatto un inno.
Hong Kong – Glory to Hong Kong
All’inizio la protesta di Hong Kong ha intonato Do you hear the people sing, dal musical Les Misérables. Poi una canzone è stata scritta da un musicista appositamente per la protesta. Si è firmato con lo pseudonimo di Thomas dgx yhl: musica in stile cantonese; testo cui hanno contribuito vari internauti. In cinese, ma con versioni in inglese, tedesco, francese, giapponese e catalano. La prima strofa protesta per la privazione delle libertà fondamentali, la seconda descrive il movimento di protesta, la terza esalta la resistenza del popolo di Hong Kong, la quarta manifesta fede nella vittoria finale.
Bolivia – Libertad
“Libertà, libertà, libertà, libertà / Le nostre voci rimbombano al passare / in un clima di amore e unità / la democrazia vogliamo recuperare / Oggi la patria ci chiama a lottare/ vieni a unirti alla marcia, è oggi”. Anche questa canzone è stata composta ad hoc per le manifestazioni contro le accuse di brogli elettorali a Evo Morales, che comunque si era candidato violando la Costituzione. L’autore è Glen Vargas: considerato una sorta di Carlos Santana boliviano, chitarrista dei Track, gruppo musicale che dal 1990 fu il pioniere dell’heavy metal in Bolivia. In questa canzone ha messo a cantare tutta la famiglia, compresa una bambina piccola.
Algeria – La Casa del Mouradia
Come in Egitto e in Libia, anche in Algeria i gruppi di ultras del calcio sono stati in prima linea nella protesta. E l’inno ne è diventato un canto dei tifosi dell’Usm Alger, che si riferisce alla residenza del Presidente algerino: “Il primo mandato diciamo che è passato, ci hanno fregato con il decennio nero / alla fine del secondo, è diventata chiara la storia della Casa del Mouradia / al terzo, il Paese si è indebolito a causa degli interessi personali / al quarto, la bambola è morta e l’affare è andato avanti / il quinto seguirà, tra loro è già combinato”. La protesta era, appunto, iniziata contro l’annuncio di Abdelaziz Bouteflika di volersi candidare per un quinto mandato.