di Maurizio Crippa (ilfoglio.it, 19 agosto 2019)
Periodicamente mi tocca difendere Maria Elena Boschi, l’ineffabile @meb, più che per il coté politico per le cose irriguardose e volgari e machiste che dicono di lei. La cosa fa un po’ anche ridere, farò coppia fissa con Maurizio Milani, ma stavolta non si può sorvolare.
Di fronte a un professore, un fior di intellò nonché polemista con confuse aspirazioni politiche come Tomaso Montanari. Ha scritto sui social che “Maria Elena Boschi ha legittimato centinaia di vignette e frasi ignobili sul suo corpo”. E dire che una foto (trattasi di una foto) in bikini di una donna con altre donne – ancorché postata per intendimento politico – possa “legittimare” le frasi ignobili contro di lei, è grave. La cosa va così. Matteo Salvini (che è ossessionato da Renzi ma anche un po’ da @meb, l’aveva definita “una mummia”. E lei che ha il vizio di replicare, ma mica è un reato, ha scritto su Twitter: “Un saluto a tutti dal mio sarcofago!” postandosi in costume da bagno tutt’altro che cinerario.
Che siano i somari da tastiera a commentare in stile che un tempo si sarebbe detto da caserma, passi. Ma da quando il professore si sente orfano del governo che gli piaceva è obnubilato: “L’uso politico del corpo delle donne è inaccettabile anche se a farlo è una donna. Con questa foto, Maria Elena Boschi ha legittimato centinaia di vignette e frasi ignobili sul suo corpo. Come dice Kant nessuno può usare la persona come un mezzo invece che un fine, nemmeno la persona stessa”. A questo siamo. Ai populisti col burqa.