di Federica Mochi (adnkronos.com, 21 maggio 2019)
Smanettano su Instagram come un influencer qualsiasi. E postano foto a raffica proprio come farebbero Chiara Ferragni e Fedez, senza temere di sembrare ridicoli. La foto col barboncino, gli avvisi di garanzia resi noti in diretta Fb, due etti di bucatini. La pizza, il babà. Pane e Nutella.Fanno a gara a chi ce l’ha più grossa, la pancia. Si seguono a vicenda e poi, d’un tratto si defollowano, come hanno fatto Salvini e Di Maio. Eccoli, i politici 2.0 che da qualche tempo hanno scoperto Instagram per mostrare il loro lato umano e, volendo, persino vulnerabile per racimolare consensi in campagna elettorale. Una volta c’era il rotocalco popolare, come il settimanale Chi di Alfonso Signorini. Ora a erigere la narrativa del consenso ci pensa Instagram. Il social del momento, più intimo ed empatico di Facebook o Twitter.
In vetrina
La vetrina di Instagram – il social fondato da Kevin Systrom e Mike Krieger e finito nel portafoglio di Zuckerberg –, del resto, si presta bene per allungare i tentacoli su una fetta di pubblico più young, facendo incetta di like, cuoricini e commenti a valanga. Come riescono a starci i politici e perché lo fanno? È il potere di Instagram, bellezza. Qui tutto è concesso e una foto vale più di mille voti. Un mantra ormai ritenuto decisivo e indispensabile per i principali leader italiani. E soprattutto per i loro social media manager (come il papà della “Bestia” salvininana, Luca Morisi, o il nuovo social media manager di Luigi Di Maio, Daniele Caporale, artefice della svolta dura sui social del leader grillino), che hanno trasformato il social dedicato alle fotografie in una macchina da propaganda. «Bacioni dal lago di Como, stiamo controllando che non ci siano barchini o barconi» dice Matteo Salvini sorridendo in camera, mentre in una “storia” si aggira tra le acque comasche. Altra story. Rieccolo spuntare tra i ciliegi di Sassuolo. Felpa verde padano e camicia immacolata: «Ragazzi – dice serio – mangiare italiano, bere italiano, ma le ciliegie prese dall’albero sono uno spettacolo». Più ingessato e ovviamente serioso, come è lui, del resto, Luigi Di Maio. Riempie la bacheca di foto con i suoi sostenitori, stories di comizi, appuntamenti di palazzo. Immancabile la nota gourmet. «Un salto veloce a provare la torta della rinascita, con un’ottima grappa al pino mugo» dice in una storia dal Veneto. Il Cavaliere, invece, identico a sé stesso ormai da vent’anni, tinta dei capelli inclusa, va sempre dritto al sodo: «Domenica 26 maggio votate Forza Italia e scrivete Berlusconi» digita sotto ogni post l’ex premier. Così come fa Giorgia Meloni, in posa con l’aglio di Rovigo «contro i Vampiri dell’Unione Europea», mentre addenta un babà napoletano e si fa un selfie con Fiamma, barboncina nera e collare tricolore, infarcendo il profilo di “vota italiano” e “scrivimeloni”. Non colpisce per creatività ma tiene comunque botta Nicola Zingaretti, che tra bagni di folla, selfie, ritagli di giornale e bandiere dell’Europa riesce comunque ad agganciare 57mila follower.
Il potere di un post
Ma cosa è successo a Instagram? Ha subìto un’invasione da parte della politica o si tratta di una sua evoluzione naturale? Mentre fino a qualche anno fa il social aveva un peso piuttosto marginale nella comunicazione dei politici, superato di gran lunga da Facebook e Twitter, ora la situazione sembra completamente ribaltata. E se è vero che Instagram non permette di inserire link nei post, rilanciare e ritwittare post altrui (salvo la funzione “repost”, comunque ancora poco sdoganata tra i politici), il suo potere resta la capacità di fare storytelling permettendo di scorrere le immagini comodamente da smartphone. Se poi si aggiungono video, stories, dirette e Instagram tv, che triplicano i contenuti, allora il discorso cambia perché la narrazione diventa più incisiva e continuativa. Strategia vincente se si considera che 16 milioni di utenti usano Instagram soltanto. Un vero megafono elettorale, dunque: chi si occupa di comunicazione per i politici lo ha capito. E ne sfrutta le potenzialità. A partire dalla location per filmare e filmarsi. In aereo, in montagna, durante il pic nic, sul divano davanti al Grande Fratello. Su Instagram è un po’ come in guerra o in amore. Vale tutto. Raramente i nuovi leader incentrano la comunicazione dalle sedi di partito.
Cosa pubblicano i politici
Il politico 2.0 è più un animale da tastiera che un oratore da piazza. Parla, mangia e si muove come i suoi follower. Usa le emoticon, fa i selfie, compra il sugo pronto e condivide foto di spuntini griffati, gattini e cagnolini. Risponde e si confronta con gli hater. Sceglie foto che possano essere di forte impatto visivo e poi le spalma su tutti i profili. Punzecchia i rivali, segue solo chi vuole (ex fidanzate, nuove conquiste, starlette della tv e idoli della canzone nazionalpopolare). E con altrettanta facilità toglie il follow. (Ne sanno qualcosa, appunto, Salvini e Di Maio, che dopo le continue scaramucce hanno smesso di seguirsi a vicenda).
Chi ha più follower
Chi mi ama mi segua. Ma poi si ricordi di votarmi il 26 maggio, dice il politico-influencer, facendo a gara a conquistare più utenti dei suoi colleghi. E di follower ne conta a valanga Matteo Salvini. Con 1,4 milioni di seguaci, il leader leghista è in assoluto il re di Instagram pur avendo perso molte interazioni proprio di recente. Secondo un report di Crowd Tangle, un’azienda che analizza dati social comprata da Facebook nel 2016, da luglio a dicembre 2018 le interazioni con chi lo segue si sono dimezzate. E questo nonostante il Capitano continui a postare una media di 400 contenuti al mese. Può invece contare su un bacino di 796mila utenti Luigi Di Maio, che posta meno del suo partner di governo (il confronto, a oggi, è di 4.152 post per Salvini e appena 1.461 per il leader grillino). Eppure, secondo un’analisi di Blogmeter, fino a quattro anni fa era Silvio Berlusconi a contare più follower (circa 29.000) e il più alto engagement (oltre 53.000 interazioni tra like e commenti) su Instagram, merito anche delle foto di Dudù e degli scatti in relax con la fidanzata ufficiale, Francesca Pascale, che continua imperterrita a postare foto del suo amato cagnolino. Seguivano l’ex premier Matteo Renzi, allora a quota 26mila (e oggi a 183mila, al pari del Cav.), e Giorgia Meloni: quattro anni fa contava appena 5mila follower, oggi può vantarne 292mila. Meglio di Meloni fa solo il premier Giuseppe Conte, seguito da 405mila utenti.
Chi seguono
A dirla lunga dei gusti e delle amicizie dei politici sono anche i personaggi che loro stessi seguono su Instagram. Sono sempre pochissimi e molto selezionati: di solito vip e affini, di rado colleghi. Salvini usa il “follow” con discrezione, seguendo appena 48 profili. Ci sono l’ex compagna Giulia Martinelli e la nuova fiamma Francesca Verdini. Ma anche personaggi come Barbara D’Urso, Valeria Marini, Eros Ramazzotti e Francesco De Gregori. E poi lo sport con personaggi come Bebe Vio, Federica Pellegrini e il suo Milan. Dei colleghi, Salvini non segue quasi nessuno. Tranne il governatore leghista del Veneto Luca Zaia e il premier Conte. Quest’ultimo, a sua volta, ne segue qualcuno in più rispetto a Salvini. Oltre ai ciclisti Nibali e Viviani, Conte segue i profili di Donald Trump, Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Tante, tantissime, decisamente troppe, le pagine cui ha dato il “follow” la ministra della Salute, Giulia Grillo: 2.715, rischia di perdersi. Mentre il segretario del Pd Nicola Zingaretti ne segue 1.453, tra cui giornalisti, sindacati, trasmissioni tv (come Che tempo che fa). Giorgia Meloni ne segue un centinaio, tra i quali spiccano quelli di Melinda, dei biscotti Grisbì, di Ignazio La Russa, Isabella Rauti, Marine Le Pen e Daniela Santanchè. Parsimonioso Silvio Berlusconi che invece non segue nessuno.
La foto simbolo
A volte una foto vale più di mille parole. Mentre restano indimenticabili gli scatti del presidente della Camera Roberto Fico che prende l’autobus per andare in Aula o del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli “concentrato” a Montecitorio (e, per quella foto, subissato dagli sfottò), nessuna foto riassume meglio la Terza Repubblica “instagrammabile” dell’addio romantico tra Elisa Isoardi e Matteo Salvini sul letto. Lei che sorride in accappatoio, lui tenero e fragile e mezzo addormentato di lato. Ma soprattutto: che foto posteranno il giorno dopo il voto? Proviamo a immaginare. Salvini, in tuta o in felpa, di certo non in giacca, ringrazierà gli italiani che lo hanno votato. Di Maio s’inventerà lo “zoccolo duro” dei suoi elettori che ancora tiene. Berlusconi ruggirà come un leone ferito. La Meloni gonfierà il petto. Zingaretti proverà a sfoderare uno dei suoi (timidi) sorrisi. In fondo la ricetta è quella: “Sorridi, sei su Instagram”.