di Essia Sahli (vanityfair.it, 9 aprile 2018)
Difficilmente, nella moda contemporanea, si riescono a individuare un Paese o una cultura così fortemente connotati e identificabili come la Russia. Gli stilisti russi che stanno cambiando le regole del fashion, nel proprio Paese e fuori dai suoi confini, vogliono mostrare al mondo che, sebbene ogni forma artistica sia inevitabilmente ben radicata nella Storia, la Russia moderna continua la ricerca della propria originale personalità contemporanea.Anche grazie alla moda. Dal punto di vista estetico, si cerca di superare quello che è lo stile definito «post-sovietico», mostrando un Paese che, in tutte le sue sfumature, oggi è molto più complesso di quanto possa sembrare. Ed è in questa ricerca che si inseriscono le creazioni di stilisti come Gosha Rubchinskiy e Demna Gvasalia (georgiano, ma russo d’adozione per un periodo della sua vita, prima della celebrità planetaria), che – non copiando affatto la moda europea – hanno trovato un modo di esprimersi unico che ha conquistato e ispirato una lunga serie di designer e dettato alcune delle tendenze più marcanti degli ultimi anni. Ognuno di loro sta facendo una piccola rivoluzione all’interno del fashion system. Gosha Rubchinskiy, di recente, ha annunciato di non voler più lanciare le proprie collezioni seguendo le canoniche stagioni della moda. Mentre Demna Gvasalia, in risposta ad alcuni rumor che vedevano il suo brand Vetements in crisi, ha riportato il focus su ciò che spesso si dimentica, al di là dei gossip e dell’hype del momento: i vestiti, gli stessi che hanno portato il suo brand nell’ultima top 10 a livello globale. E, sempre seguendo il filo rosso del voler rivoluzionare il proprio mondo e la propria società, tra i designer che si annunciano già tra i più chiacchierati dei prossimi mesi, è appena spuntato un nome che è tutto un programma. Le Pussy Riot. Il collettivo punk rock russo, femminista e politicamente impegnato, agisce rigorosamente sotto anonimato dal 2011, organizzando proteste per lo sviluppo della democrazia in Russia e non solo. Le ragazze del gruppo, sempre alla ricerca di nuovi modi per veicolare i propri messaggi, hanno appena lanciato una linea di abbigliamento: Pussian Federation, ispirata a tutti i giovani che hanno manifestato per le strade della Russia negli ultimi anni. Ovviamente non potevano mancare i famigerati passamontagna dai colori vivaci, affiancati da una varietà di t-shirt grafiche, distintivi e persino le calze bianche in spugna che questa primavera sono un vero e proprio must. La linea, nata in collaborazione con le comunità artistiche Kultrab e 9cyka, è stata creata per sostenere la pubblicazione indipendente di notizie del progetto politico MediaZona, che si concentra principalmente sulla giustizia criminale nel contesto russo. Lo store online dichiara: «Nell’attuale situazione politica, in cui il nostro Paese non ha libertà di parola, l’abbigliamento è diventato un atto di auto-espressione, un modo per dimostrare che non siamo d’accordo». L’auto-espressione, dopotutto, è una costante nelle azioni delle Pussy Riot, a partire dalla messa in scena del 2012 della «preghiera punk», un’esibizione di guerriglia nella Cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca che ha attirato l’attenzione internazionale anche grazie ai colorati look delle attiviste. Gli stessi look che ora sono in vendita per una buona causa. E vista l’inclinazione sovversiva degli stilisti russi, non è detto che le Pussy Riot presto arrivino anche sulle passerelle.