(ilpost.it, 16 gennaio 2018)
Ieri le forze di sicurezza venezuelane hanno attaccato la base del più famoso gruppo locale di ribelli anti-regime. Reparti della Forza per le azioni speciali e della Polizia nazionale hanno usato granate e armi da fuoco a El Junquito, una zona nell’Ovest di Caracas, per colpire Óscar Pérez e i suoi uomini.Pérez è l’ex pilota della polizia ed ex attore accusato di avere rubato un elicottero lo scorso giugno e di averlo usato per lanciare granate sul Tribunale supremo di giustizia e sul ministero degli Interni a Caracas, nell’apparente tentativo di fare un colpo di Stato contro il governo guidato dal presidente venezuelano Nicolás Maduro (l’attacco, che era sembrato una cosa da film, aveva anche dato origine a diverse teorie complottiste). Per diverse ore non è stato chiaro se Pérez fosse stato catturato o ucciso, o se fosse fuggito. Oggi le autorità venezuelane hanno confermato la sua morte durante la sparatoria. Ieri, durante l’attacco alla sua base, Pérez aveva pubblicato su Instagram alcuni video che lo mostravano con la faccia insanguinata: nei primi diceva che lui e i suoi uomini si sarebbero consegnati alla polizia – «non sparate, qui ci sono civili» –, ma nell’ultimo lo si sentiva dire: «Non ci arrenderemo», «vogliono ucciderci, lo hanno appena detto». Il governo venezuelano ha confermato la morte di diversi membri dell’organizzazione guidata da Óscar Pérez, due poliziotti e un militante di un collettivo chavista. Altri cinque uomini delle forze di sicurezza sono stati feriti gravemente, mentre cinque persone sono state arrestate. Pérez era da mesi l’uomo più ricercato dal regime in Venezuela. Il suo nome e la sua faccia erano diventati noti sia per lo spettacolare attacco con granate sui due edifici di Caracas lo scorso 27 giugno, sia per la sua partecipazione a diverse manifestazioni anti-governative, alle quali si presentava con divisa militare e a volte armato. Prima di diventare capo di un gruppo di ribelli venezuelani, Pérez aveva fatto il poliziotto e l’attore part time: aveva recitato nel film d’azione Muerte suspendida di Oscar Rivas, uscito in Venezuela nel 2015, nel quale aveva interpretato un pilota di elicotteri della polizia. Negli ultimi mesi il regime di Maduro aveva accusato Pérez di terrorismo e di ricevere soldi dagli Stati Uniti. In un’intervista data venerdì in esclusiva a CNN en Español, Pérez aveva negato di avere rapporti con gli americani e aveva detto: «L’unico aiuto finanziario che abbiamo è quello di familiari e amici. Se Maduro parla dell’intervento di Miami, parla di collaboratori che sono in esilio proprio a causa della persecuzione criminale del regime».