(ilpost.it, 26 marzo 2025)
Santosh, film sulle violenze della polizia indiana molto apprezzato dalla critica internazionale, non si potrà vedere in India. La Commissione centrale per la certificazione dei film [Central Board of Film Certification of India] – organo del governo indiano che si occupa di censurare i film che saranno distribuiti nei cinema, su dvd e on line nel Paese – ha richiesto alla produzione dei tagli troppo pesanti, con l’obiettivo di eliminare le parti critiche verso le forze dell’ordine, che la sua regista ha ritenuto impossibili fare senza snaturare la pellicola.
Santosh è girato in India e interpretato da attori indiani, ed è parlato interamente in Hindi, ma la produzione e la regista e sceneggiatrice, Sandhya Suri, sono inglesi. Il film era stato presentato al Festival di Cannes, ed era stato poi selezionato dal Regno Unito come candidato per il premio Oscar al Miglior film internazionale. Sarebbe dovuto uscire in India lo scorso 10 gennaio e una grossa catena di cinema indiani aveva già acquistato i diritti per la distribuzione, ma la sua distribuzione è stata posticipata indefinitamente a causa della mancata approvazione da parte della Commissione.
Il film parla di una donna, di nome Santosh, che eredita il posto da agente di polizia del marito defunto e si trova a dover indagare sulla morte di una ragazza dalit (cioè non appartenente a una delle caste in cui è tradizionalmente divisa la società indiana, ancora oggi una delle categorie più discriminate nel Paese). Mentre di solito nei film polizieschi prodotti in India un singolo poliziotto buono combatte contro un sistema corrotto e le forze dell’ordine sono spesso rappresentate in maniera idealizzata ed eroica, in Santosh vengono sottolineati molti degli aspetti più criticati dell’operato della polizia indiana, fra cui la corruzione e i pregiudizi sistematici contro donne, persone musulmane e dalit.
Secondo la ong Human Rights Watch, in India le procedure di arresto vengono spesso violate, e i casi di violenze e abusi compiuti dalla polizia su detenuti o sospettati sono frequenti. Spesso le persone vengono torturate per estorcere loro confessioni, anche se accusate di reati minori, e le morti tra chi viene preso in custodia non sono rare (fra il 2010 e il 2015 ne erano state segnalate 591). Gli agenti non sono soliti subire conseguenze giudiziarie e frequentemente è la polizia stessa a ostacolare le indagini sulla propria condotta. Il film tratta anche della violenza sulle donne e sui dalit: la regista ha dichiarato che la prima ispirazione per girarlo deriva da un noto caso di stupro di gruppo avvenuto a Delhi nel 2012.
La Commissione ha richiesto una lunga serie di tagli per eliminare proprio le parti critiche verso la polizia. La regista e sceneggiatrice Sandhya Suri ha detto in un’intervista al Guardian che l’elenco di modifiche occupava diverse pagine, ed era impossibile da soddisfare senza stravolgere il film, che ha come tema centrale proprio la violenza e l’inefficienza delle forze dell’ordine indiane. La mancata certificazione può essere contestata solo in tribunale, e Suri ha affermato che continuerà a cercare di far distribuire il film in India.
La regista si è detta anche sorpresa dalla mancata approvazione di Santosh perché già altri film avevano rappresentato criticamente la polizia e, a differenza di altre pellicole, la sua non glorificherebbe la violenza (rispettando, quindi, un altro dei criteri per ottenere l’approvazione della Commissione). Suri ha anche dichiarato che inizialmente, quando era stata sottoposta alla Commissione per ottenere il permesso di girare il film in India, la sceneggiatura era stata approvata e la produzione aveva anche ottenuto dei sussidi dal governo indiano.
Sandhya Suri, nata in Inghilterra da genitori indiani, finora aveva girato solo documentari o cortometraggi. Santosh è una produzione in gran parte indipendente e il suo cast è composto da attori indiani in molti casi al loro primo ruolo importante, come l’attrice protagonista Shahana Goswami, che per la sua interpretazione di Santosh ha vinto il premio come miglior attrice agli Asian Film Awards.