Ex famosa attrice indiana, rieletta 4 volte e celebre per l’efficiente amministrazione del suo Stato, è finita ora in prigione per corruzione. Scatenando rivolte e suicidi
di Raimondo Bultrini («Il Venerdì», suppl. a «la Repubblica», 17 ottobre 2014)
La sua storia potrebbe cominciare banalmente con il classico «dalle stelle alle stalle». Ma l’astro di Jayaram Jayalalithaa, 66 anni, ex capo ministro del Tamil Nadu oggi agli arresti, continua a brillare anche nella polvere per centinaia di migliaia di seguaci che la chiamano Amma, Madre, e che hanno dimostrato con una ventina di suicidi la loro incondizionata devozione.Nel firmamento dell’India «Jaya» è salita per una strada diversa dalla politica: i riflettori del cinema di Kolliwood in lingua tamil sotto i quali, appena 15enne, l’aveva spinta una madre vedova, a sua volta attrice fallita decisa a riscattarsi attraverso la figlia. «Eroina» di molti polpettoni sentimental-popolari, entrò in politica col supporto di un altro attore che fondò un partito e – secondo gelosi e maligni – era stato suo amante sullo schermo e nella realtà. Ma fu solo il carisma di Jayalalithaa a farla rieleggere per ben tre volte al vertice del popoloso Stato del Sud, un’ascesa ostacolata da traditori e nemici che l’hanno perfino presa a scarpate, sfiorata con l’acido e quasi avvelenata. Nessuna umiliazione è paragonabile però a quella del 27 settembre scorso, quando una Corte l’ha giudicata colpevole di possedere beni e valori «sproporzionati». Rinchiusa in cella senza privilegi, si è vista contestare 60 milioni di euro oltre alle proprietà di 1.000 ettari di terra, 30 chili d’oro, 750 paia di scarpe e 12.000 abiti saree, con cui è stata ritratta in migliaia di foto ancora appese lungo strade e piazze del «suo» Stato. Incuranti delle accuse, centinaia di militanti del suo partito Aiadmk si sono accampati fin dal primo giorno all’esterno del carcere di Chennai tra lacrime, slogan, suicidi e uno sciopero della fame di molte star del cinema tamil. Il motivo va cercato nella personalità semi-dittatoriale ma generosa di questa nubile che ha creato quote di lavoro per le donne, speciali «culle» per lasciare i bambini indesiderati delle ragazze madri, elargito sussidi per cibo, acqua, sale (con il suo volto su pacchi e bottiglie) e creato un’assicurazione per i contadini che si uccidevano a causa dei debiti. Ma le debolezze del passato riaffiorano quando i vecchi nemici diventano più forti. Così una denuncia per corruzione presentata 18 anni fa contro di lei da un membro del Bjp, si è trasformata in ordine di cattura proprio all’indomani della vittoria del partito di Narendra Modi, l’uomo che l’aveva per primo messa in guardia da un complotto di famiglia. A quel tempo Jayalalithaa, circondata dagli squali della politica indiana, si era affidata ciecamente a un’altra donna, Sasikala, conosciuta ai tempi del cinema e portata a vivere in casa sua con tutti i parenti, compreso un nipote adottato. Per lui nel ’95 Amma finanziò un matrimonio da mille e una notte con un’attrice famosa: 50mila ospiti a cui pagò aerei, alberghi, cibo con una spesa tra i 3 e i 6 milioni di euro da cui poi partì l’inchiesta conclusa ora col suo arresto. Accadde a quel tempo che, in vista di una sua possibile destituzione o arresto, gli ingrati parenti di Sasikala noti come Mannargudi mafia (dal nome del villaggio d’origine), puntarono su un altro politico concorrente. Quando scoprì che i cuochi assoldati a Mannargudi versavano perfino gocce di veleno nel suo cibo, Jayalalithaa cacciò tutti di casa, salvo perdonare Sasikala che col tempo è tornata a essere la sua consigliera, confidente e assistente. E dopo l’arresto ha voluto vedere solo lei, rimandando indietro decine di Vip e il nuovo capo ministro (un ex fedelissimo e vice), inutilmente corso al carcere per ricevere la sua benedizione. Chi la conosce, giura che Amma risorgerà. Ma altri dubitano che vorrà mai tornare a brillare come un tempo.